Titolo originale | Le Successeur |
Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, Thriller, |
Produzione | Francia, Canada, Belgio |
Durata | 112 minuti |
Al cinema | 1 sala cinematografica |
Regia di | Xavier Legrand (II) |
Attori | Marc-André Grondin, Yves Jacques, Laetitia Isambert-Denis, Anne-Élisabeth Bossé Louis Champagne, Blandine Bury, Vincent Leclerc, Marie-France Lambert, Thierry Harcourt, Florence Janas, Anne Loiret, Ted Pluviose, Jin Xuan Mao, Nine d'Urso, Laetitia Goffi, Graziella Delerm, Laura Devoti, Adélaïde Le Gras. |
Uscita | giovedì 20 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 3,37 su 15 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 20 febbraio 2025
Un thriller incalzante sulla violenza maschile. L'erede è 160° in classifica al Box Office, ieri ha incassato € 6,00 e registrato 6.777 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Ellias Barnès è un celebre stilista francocanadese considerato "il nuovo principe della moda". Vive a Parigi ed è diventato il giovane direttore artistico della famosa maison Orsino. Ma da tre anni ogni tanto, e sempre più spesso, avverte dolori al petto, e la sua asma è tenuta sotto stretto controllo dal Ventolin. Dopo un attacco di panico legato alla sua sfilata di debutto nell'haute couture, Ellias riceve la notizia che il padre, che aveva subìto un ictus tre anni prima, è morto. Il figlio non aveva più rapporti con quel padre rimasto in Canada, mentre anche la madre si era trasferita lontano dall'ex marito. Ma ora Ellias dovrà andare ad occuparsi di ciò che il tanto detestato defunto ha lasciato - una casa modesta ed i suoi contenuti - e delle sue spoglie mortali.
Non sapremo mai perché Ellias odia tanto suo padre, ma sappiamo che ha cambiato nome (prima era Sebastian, come il santo martoriato dalle frecce al costato) e vita, e ha cercato di allontanarsi il più possibile per non diventare come lui.
Il ritorno (forzato e ineludibile) alla casa paterna è per lui un camminare sull'orlo di quel baratro che ha fatto tutto il possibile per evitare. Un baratro che si spalancherà nel momento in cui Sebastian scoprirà il segreto più oscuro di quel genitore terribile.
Il Male può essere ereditario? La violenza, specificatamente maschile, può tramandarsi di padre in figlio? Può un essere umano, specificatamente maschio, sfuggire al proprio destino biologico e culturale, all'imprinting sociale di un mondo ancora dominato dal patriarcato? Sono queste le domande che il regista, attore e sceneggiatore francese Xavier Legrand pone a se stesso e agli spettatori, dopo l'excursus nella violenza domestica di un ex marito verso la propria ex moglie e il loro figlio esaminato nel suo fulminante film di esordio, L'affido, Leone d'argento per la regia alla Mostra del cinema di Venezia del 2017.
Sei anni dopo, Legrand torna alla ribalta con L'erede, un film meno centrato del precedente, perché carico della stessa ambiguità che affligge l'esistenza del suo protagonista, e popolato di frecce che non solo trafiggono (San Sebastiano), ma puntano in direzioni diverse, lasciando spazio a svariate possibili interpretazioni. Sono molte le domande che l'autore lascia aperte, e riguardano soprattutto il comportamento di Sebastian-Ellias, irrazionale e a tratti inspiegabile, come succede a chi ha subito traumi che continuano a controllare la sua vita e affondarla nell'oscurità dell'inconscio. Questa ambivalenza è allo stesso tempo il principale limite e il maggior punto di interesse di un film intenzionalmente irrisolto, ondivago e perturbante, che non può lasciare indifferenti.
Legrand gestisce molto bene la tensione noir del film, che ha a che fare non solo con gli accadimenti effettivamente dark, ma anche con quel buio della mente che un padre scellerato è riuscito a creare in un figlio sensibile e gentile, un giovane uomo che fatica a dire di no ed è educato fino alla sottomissione, a dispetto del successo e dello sfogo creativo che è riuscito a creare nella sua seconda vita.
La prima immagine del film descrive la sua sfilata di moda come un serpente che si morde la coda, o un labirinto che si arrotola su se stesso, ed è un'anticipazione del percorso in cui il figlio verrà gettato dalla morte del padre. In Canada a poco a poco Sebastian ritroverà il suo nome e il suo accento originari e riavvolgerà suo malgrado il filo di una storia interrotta ma mai veramente superata.
L'erede è una sfida allo spettatore che va premiata per il coraggio con cui non spiega tutto e lascia senza risposta le domande che mette sul piatto, più indagine psicoanalitica che "giallo" dalle soluzioni nette (e facili). Il film di Legrand ci costringe a domandarci se i nostri destini siano segnati, se esista davvero un libero arbitrio, in un clima da tragedia greca (basti pensare al nome scelto da Sebastian per la sua "nuova" vita) o scespiriana (non a caso la madre di Sebastian ha sposato il fratello dell'ex marito).
Nel solco dei rapimenti di ragazzini sfruttati per thriller di famiglia con maniaco (da Prisoner di Villeneuve a Room di Abrahamson), ma con un'ambigua proiezione ereditaria, spunta il secondo film di Legrand (Leone d'argento a Venezia 2017 per L'affido): stilista fresco di fama vola da Parigi a Montreal per sbrigare il funerale del padre dimenticato da anni.
Dice Xavier Legrand di aver voluto mostrare la violenza maschile che passa di padre in figlio, e di averla raccontata quasi con il fatalismo della tragedia greca. Una affermazione eccessiva, la sua, e insieme riduttiva. Non c'è una Ananke che sovrasti il protagonista di L'erede (Le successeur, Francia, Canada e Belgio, 2024, 112'). Non si avverte il peso del Fato nella discesa verso il buio di Ellias [...] Vai alla recensione »
Xavier Legrand, sempre in serie A. Tenete a mente il nome, il francese è al suo secondo grande thriller "familiare". Il primo era intitolato "L'affido", una disputa rabbiosa tra due genitori. "Signora chiuda la porta del bagno a chiave e faccia le barricate con un mobile, poi si metta nella vasca. Noi cerchiamo di arrivare prima possibile": è il consiglio dei poliziotti alla madre del bambino.
Ellias (Grondin), astro nascente dell'alta moda francese, ha lasciato il Québec da vent'anni, ma non è riuscito a liberarsi del suo passato. La morte di un padre che non ha mai amato lo costringe a tornare a Montréal per sistemare la successione. Due o tre giorni al massimo per poi riprendere il corso della sua carriera. Ma nell'ordinaria casa paterna lo attende un'eredità terrificante.
Una eredità è qualcosa di fisico, materiale, sono beni immobili, case, autovetture, gioielli, vestiti, orologi d'oro, denaro. Chi muore lascia dietro di sé una ampia gamma di oggetti che ha usato nel tempo della sua vita. Ma non solo. Si ereditano anche comportamenti, tic, attitudini, modi di fare, modi di pensare: l'eredità genetica è qualcosa di indivisibile tra fratelli, ognuno ha la parte che gli [...] Vai alla recensione »
Forte del generoso doppio premio ricevuto a Venezia nel 2017 con il suo esordio ("L'affido"), ora Xavier Legrand si domanda se oltre ai beni materiali si possono ereditare anche carattere e inclinazioni, psicologie e ossessioni, insomma se il Male possa passare di padre in figlio. Lo stilista Ellias Barnès, sempre più celebre a Parigi, torna in Canada per il funerale del padre e per le pratiche di [...] Vai alla recensione »
Dopo il dramma sulla violenza domestica (L'affido), doppio premio alla Mostra del Cinema di Venezia del 2017 (miglior regia e opera prima), Xavier Legrand torna a parlare di brutalità famigliare, con i toni ancora più cupi e disturbanti del thriller. Ellias Barnès (Marc-André Grondin) è, come da titolo, "L'erede". Professionalmente, è il successore, in qualità di direttore artistico, di una famosa [...] Vai alla recensione »
Il Premio speciale per la regia e quello per la miglior opera vinti nel 2017 alla Mostra di Venezia dal primo film di Xavier Legrand, L'affido - Una storia di violenza, per il momento non sono stati premonitori o forieri di chissà quale carriera. Legrand, da bambino protagonista di Arrivederci ragazzi, è arrivato solo un anno e mezzo fa al secondo film da regista, L'erede, presentato in sordina al [...] Vai alla recensione »
E' un thriller, un noir, uno studio sull'ereditarietà? Di sicuro L'erede di Xavier Legrand è uno dei film più inquietanti degli ultimi anni ed ha una sorpresa conclusiva che sfida i ricordi del cinema migliore (il finale di Testimone d'accusa di Billy Wilder lo ricordate?), davvero sconvolgente. Non solo perché risolve l'intricato puzzle che non possiamo rivelare, in cui incappa un giovane stilista [...] Vai alla recensione »
La scena d'apertura de L'erede, secondo lungometraggio da regista di Xavier Legrand dopo il celebrato L'affido - Una storia di violenza, vincitore del Leone d'argento e del Leone del futuro a Venezia 74, è ipnotica, seducente e premonitrice. Una sfilata di moda asettica e robotica, prende piede dinanzi al nostro sguardo. Almeno musicalmente, sembra rifarsi al più classico dei rave party, cui manca [...] Vai alla recensione »
La fama e l'ansia: Ellias Barnès, stilista franco-canadese sempre più in vista nel mondo dell'alta moda, prossimo a guidare un'importante maison, è vittima di attacchi di panico sempre più frequenti. Ci sono dei precedenti in famiglia? Si tratta di una tara ereditaria? La domanda diventa più urgente quando di Ellias muore il padre, colpito anni prima da un ictus e da tempo separato dalla famiglia, [...] Vai alla recensione »
Dopo il successo de L'affido - Una storia di violenza, vincitore di due premi alla Mostra del Cinema di Venezia del 2017 e di due César, gli Oscar francesi, Xavier Legrand torna alla regia con L'Erede, un provocatorio thriller d'autore presentato al Festival di San Sebastian in uscita nelle sale italiane dal 20 febbraio, distribuito da Teodora. Applaudito al Festival di San Sebastián 2023, per quello [...] Vai alla recensione »
Quando ti presenti al mondo intero con una folgorante e potentissima opera prima del calibro de L'affido e nel portfolio potevi già contare su una candidatura all'Oscar per un cortometraggio anch'esso di buona fattura come Avant que de tout perdre, è impossibile quanto inevitabile che le aspettative del pubblico e della critica nei confronti dei tuoi lavori successivi siano alte e direttamente proporzionali [...] Vai alla recensione »
È il titolo a dirci su cosa lavora il film di Xavier Legrand: il concetto di eredità, di ciò che ci viene lasciato da chi se ne va, di quel che resta malgrado noi. Facile pensare che l'erede sia anzitutto lui, Legrand, prima attore e poi regista subito candidato all'Oscar per il cortometraggio Avant que de tout perdre, quindi consacrato con L'affido, primo lungo che fece doppietta a Venezia (Leone [...] Vai alla recensione »