Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Giappone |
Durata | 62 minuti |
Regia di | Takeshi Kitano |
Attori | Takeshi Kitano, Tadanobu Asano, Nao Ohmori, Shido Nakamura, Hakuryû So Kaku, Gekidan Hitori, Takashi Nishina, Azusa Babazono. |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | 3,56 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 6 settembre 2024
Un sicario lotta per la sua sopravvivenza ritrovandosi incastrato tra la polizia e l'organizzazione criminale Yakuza. In Italia al Box Office Broken Rage ha incassato 772 .
CONSIGLIATO SÌ
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Un sicario infallibile si siede al tavolino di un bar per ricevere un nuovo incarico. Un assassinio dopo l'altro, eliminando gangster e yakuza e lavorando sempre come lupo solitario. Finché un giorno ad aspettarlo nel suo bar preferito c'è la polizia di Tokyo, decisa ad incastrarlo per arrivare tramite lui ad arrestare un potente boss locale. Il sicario dovrà quindi infiltrare l'organizzazione mafiosa sotto copertura, ovviamente a rischio della vita.
La leggenda di "Beat" Takeshi non risuona più forte come un tempo, ma Kitano rimane una personalità cinematografica unica.
In questo piccolo divertissement, al limite dello sketch, giustappone le due anime - quella drammatica e quella comica - che da sempre nel suo cinema si sono rincorse e ibridate. È un brillante esercizio di stile, meta e autoironico, che mette allo specchio un'unica vicenda prima in chiave seria e poi farsesca. La filmografia di Kitano è un saliscendi di fasi e metamorfosi che da sola è avvincente quasi come un film stesso. Si è evoluta, si è sublimata, poi si è persa; e l'autore ne ha fatto prima un'autoanalisi e poi un'autopsia attraverso i titoli dell'ultimo quindicennio. Lontano il suo periodo di grazia, le opere più recenti si sono trascinate stancamente attorno alla trilogia di Outrage, un tentativo di riproporre i vecchi contenuti senza più averne l'animo. È per questo che l'ultimo stadio, forse l'unico rimasto possibile, è un duetto del genere, essenziale nella sua ora di durata. Nel ridurre e nel fare meno, Kitano può neutralizzare - oltre che mettere alla berlina direttamente - la sua stessa cronica mancanza di materiale, riuscendo al tempo stesso a ricordarci cosa rendeva i suoi capolavori (da Hana-bi a Sonatine, da Brother a L'estate di Kikujiro) così speciali.
Con solo se stesso in scena, un paio di comprimari e qualche set modesto, un consumato performer televisivo come lui riesce a creare commedia dal nulla, attraverso il montaggio e un istinto innato per la gag, che più è elementare e più fa ridere. Un paradosso che deve molto, quasi tutto, al vissuto che lo spettatore proietta sul suo volto, e che non avrebbe un effetto minimamente paragonabile in qualunque altra configurazione che questa. Quello di Kitano è sempre stato del resto un talento icastico, ma arrivati a questo punto gli basta inciampare su un gradino o sbattere il naso su una porta chiusa per accendere il meccanismo comico, comunque ancora capace di mostrare una certa sofisticazione nello scegliere quali gag portare a chiusura e quali sovvertire. In Broken Rage il suo corpo attoriale raggiunge un'improbabile purezza alla Buster Keaton che, unita all'affetto che parte del pubblico ancora prova per lui, saprà sicuramente toccare il cuore dei fan.
Il grande maestro giapponese Takeshi Kitano torna e raddoppia. Perché sì, Broken Rage è breve e veloce, dura appena 62 minuti, ma colleziona due divertissement al prezzo di uno. È una doppia variazione sul tema "killer viene assoldato dalla polizia per incastrare una gang della yakuza": ci sono la versione drammatica e quella comica, con le stesse scene di segno e senso opposti.
Dopo il periodo delle "offese" (con i vari Outrage) e la parentesi Kubi (2023), Takeshi Kitano torna dietro (e davanti) la macchina da presa - al solito da attore accreditato come Beat Takeshi - e lo fa con Broken Rage, divertissment di soli 62 minuti (Fuori Concorso a Venezia 81) in cui, come da titolo, "spezza" letteralmente la rabbia con una trovata indubbiamente sorprendente.
L'immagine pubblica di Kitano, specialmente nel suo paese natio, è sempre stata frammentata. Ancor prima di vincere il Leone d'oro con Hana-bi nel 1997, in Occidente e in molti territori extra-nipponici, il comico divenuto filmmaker era ritenuto un autore imprescindibile, l'artista che sarebbe stato destinato a traghettare verso nuovi orizzonti le speranze cinematografiche di un'intera nazione alle [...] Vai alla recensione »