To Kill a Mongolian Horse

Film 2024 | Drammatico 98 min.

Anno2024
GenereDrammatico
ProduzioneMalesia, Hong Kong, USA, Corea del Nord, Giappone
Durata98 minuti
Regia diXiaoxuan Jiang
AttoriSaina, Tonggalag, Qilemuge, Undus .
MYmonetro 4,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Xiaoxuan Jiang. Un film con Saina, Tonggalag, Qilemuge, Undus. Genere Drammatico - Malesia, Hong Kong, USA, Corea del Nord, Giappone, 2024, durata 98 minuti. - MYmonetro 4,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento domenica 1 settembre 2024

La storia di un cavaliere mongolo si reiventa come performer,

Consigliato assolutamente sì!
4,00/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 5,00
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Cinema
Trailer
Un dramma delicato sulla resilienza, una buona opera d'esordio.
Recensione di Tommaso Tocci
venerdì 19 luglio 2024
Recensione di Tommaso Tocci
venerdì 19 luglio 2024

I paesaggi di una Mongolia stepposa e invernale fanno da sfondo alla storia di Saina, mandriano alle prese con condizioni climatiche ed economiche che rendono sempre più insostenibile il suo lavoro e la sua esistenza. Mentre tutti intorno a lui sono costretti a vendere pecore e cavalli a causa della siccità che riduce le aree di pascolo, Saina si ostina a rimanere aggrappato alla vita del ranch in cui è cresciuto assieme al padre. Il contrasto tra la sua routine quotidiana e lo scenografico lavoro serale come cavallerizzo per degli spettacoli si fa sempre più critico.

Quello della regista Xiaoxuan Jiang è un percorso classico nel cinema d'autore contemporaneo: lavori notevoli nel cortometraggio, sviluppo di progetti nei lab dei festival internazionali, e infine un ritorno al luogo natale come spunto per il film d'esordio.

La Mongolia, ritratta in un dramma delicato sulla resilienza, appare quindi filtrata da una prospettiva che si interroga sui compromessi necessari nella vita; lavoro e passione, persistenza e pragmatismo, autentica appartenenza e rappresentazione spettacolare.

La figura del protagonista, Saina, nasce dal reale e si appropria del film in quanto simbolo di una lotta che, per quanto sia radicata nelle specificità del luogo, è anche universale. Ammirevole la capacità della regista di costruirgli attorno un'impalcatura drammatica sfaccettata, dal retrogusto amaro eppure segnata da un tono affettuoso. Capita a volte che il cinema proveniente da luoghi come la Mongolia si sostenga - un po' agli occhi dello spettatore, un po' nell'intento degli autori - principalmente sulla poesia e sull'esotismo dei paesaggi, sulla resa visiva di una geografia quasi aliena; qui invece lo sguardo disincantato eppure non privo di morbidezza di Xiaoxuan Jiang mette di continuo in discussione tale approccio, e sembra spronare il pubblico a fare altrettanto.

Lo si nota nella tensione tra esterni ed interni, che progressivamente si fanno veicolo sempre più angusto e desolato della prigionia sociale dei personaggi. Le vaste superfici che si stagliano fuori dovrebbero offrire sollievo, ma non sono che un costante avvertimento delle impossibili condizioni socio-economiche di una comunità all'apparenza sotto scacco.

Nonostante il budget evidentemente ristretto, Xiaoxuan Jiang non rinuncia a cercare l'inaspettato dove può, con immagini evocative che proiettano l'interiorità di Saina e degli altri sul mondo esterno: il risultato è una buona opera d'esordio che funziona come proof of concept della ricerca etnografica dell'autrice.

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domenica 1 settembre 2024
Tommaso Tocci

I paesaggi di una Mongolia stepposa e invernale fanno da sfondo alla storia di Saina, mandriano alle prese con condizioni climatiche ed economiche che rendono sempre più insostenibile il suo lavoro e la sua esistenza. Mentre tutti intorno a lui sono costretti a vendere pecore e cavalli a causa della siccità che riduce le aree di pascolo, Saina si ostina a rimanere aggrappato alla vita del ranch in cui è cresciuto assieme al padre. Il contrasto tra la sua routine quotidiana e lo scenografico lavoro serale come cavallerizzo per degli spettacoli si fa sempre più critico.

Quello della regista Xiaoxuan Jiang è un percorso classico nel cinema d’autore contemporaneo: lavori notevoli nel cortometraggio, sviluppo di progetti nei lab dei festival internazionali, e infine un ritorno al luogo natale come spunto per il film d’esordio. La Mongolia, ritratta in un dramma delicato sulla resilienza, appare quindi filtrata da una prospettiva che si interroga sui compromessi necessari nella vita; lavoro e passione, persistenza e pragmatismo, autentica appartenenza e rappresentazione spettacolare.
 

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STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
lunedì 2 settembre 2024
Giorgio Amadori
Sentieri Selvaggi

Tra le sconfinate steppe innevate della Mongolia, Saina, un mandriano divorziato da qualche anno, è alle prese con alcune serie difficoltà che gli stanno rendendo, a poco a poco, la vita insostenibile. Tra clima avverso, siccità, quotidiane interruzioni di corrente e l'accumularsi di pesanti debiti di gioco procurati dal padre, l'uomo si vede costretto a rivedere completamente il suo tradizionale stile [...] Vai alla recensione »

domenica 1 settembre 2024
Davide Brambilla
La Rivista del Cinematografo

In una puntata di Dharma & Greg, sit-com anni '90 su un'insolita coppia di sposi, la madre di lui, donna snob dell'alta borghesia chiede in prestito alla mamma di lei, una hippy, un abito da usare come costume per Halloween. Una volta indossato alla domanda su come le stesse, la hippy le risponde: "Quello che per te è un costume, è per me un vestito di tutti i giorni".

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domenica 1 settembre 2024
Tommaso Tocci

La storia di un cavaliere mongolo che si reiventa come performer. Presentato in Concorso alla 21. edizione delle Giornate degli Autori. Vai all'articolo »

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