Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Malesia, Hong Kong, USA, Corea del Nord, Giappone |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Xiaoxuan Jiang |
Attori | Saina, Tonggalag, Qilemuge, Undus . |
MYmonetro | 4,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento domenica 1 settembre 2024
La storia di un cavaliere mongolo si reiventa come performer,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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I paesaggi di una Mongolia stepposa e invernale fanno da sfondo alla storia di Saina, mandriano alle prese con condizioni climatiche ed economiche che rendono sempre più insostenibile il suo lavoro e la sua esistenza. Mentre tutti intorno a lui sono costretti a vendere pecore e cavalli a causa della siccità che riduce le aree di pascolo, Saina si ostina a rimanere aggrappato alla vita del ranch in cui è cresciuto assieme al padre. Il contrasto tra la sua routine quotidiana e lo scenografico lavoro serale come cavallerizzo per degli spettacoli si fa sempre più critico.
Quello della regista Xiaoxuan Jiang è un percorso classico nel cinema d'autore contemporaneo: lavori notevoli nel cortometraggio, sviluppo di progetti nei lab dei festival internazionali, e infine un ritorno al luogo natale come spunto per il film d'esordio.
La Mongolia, ritratta in un dramma
delicato sulla resilienza, appare quindi filtrata da una prospettiva che si interroga sui
compromessi necessari nella vita; lavoro e passione, persistenza e pragmatismo, autentica
appartenenza e rappresentazione spettacolare.
La figura del protagonista, Saina, nasce dal reale e si appropria del film in quanto simbolo di
una lotta che, per quanto sia radicata nelle specificità del luogo, è anche universale.
Ammirevole la capacità della regista di costruirgli attorno un'impalcatura drammatica
sfaccettata, dal retrogusto amaro eppure segnata da un tono affettuoso.
Capita a volte che il cinema proveniente da luoghi come la Mongolia si sostenga - un po' agli
occhi dello spettatore, un po' nell'intento degli autori - principalmente sulla poesia e
sull'esotismo dei paesaggi, sulla resa visiva di una geografia quasi aliena; qui invece lo sguardo
disincantato eppure non privo di morbidezza di Xiaoxuan Jiang mette di continuo in discussione
tale approccio, e sembra spronare il pubblico a fare altrettanto.
Lo si nota nella tensione tra esterni ed interni, che progressivamente si fanno veicolo sempre
più angusto e desolato della prigionia sociale dei personaggi. Le vaste superfici che si stagliano
fuori dovrebbero offrire sollievo, ma non sono che un costante avvertimento delle impossibili
condizioni socio-economiche di una comunità all'apparenza sotto scacco.
Nonostante il budget evidentemente ristretto, Xiaoxuan Jiang non rinuncia a cercare
l'inaspettato dove può, con immagini evocative che proiettano l'interiorità di Saina e degli altri
sul mondo esterno: il risultato è una buona opera d'esordio che funziona come proof of
concept della ricerca etnografica dell'autrice.
I paesaggi di una Mongolia stepposa e invernale fanno da sfondo alla storia di Saina, mandriano alle prese con condizioni climatiche ed economiche che rendono sempre più insostenibile il suo lavoro e la sua esistenza. Mentre tutti intorno a lui sono costretti a vendere pecore e cavalli a causa della siccità che riduce le aree di pascolo, Saina si ostina a rimanere aggrappato alla vita del ranch in cui è cresciuto assieme al padre. Il contrasto tra la sua routine quotidiana e lo scenografico lavoro serale come cavallerizzo per degli spettacoli si fa sempre più critico.
Quello della regista Xiaoxuan Jiang è un percorso classico nel cinema d’autore contemporaneo: lavori notevoli nel cortometraggio, sviluppo di progetti nei lab dei festival internazionali, e infine un ritorno al luogo natale come spunto per il film d’esordio. La Mongolia, ritratta in un dramma delicato sulla resilienza, appare quindi filtrata da una prospettiva che si interroga sui compromessi necessari nella vita; lavoro e passione, persistenza e pragmatismo, autentica appartenenza e rappresentazione spettacolare.
Tra le sconfinate steppe innevate della Mongolia, Saina, un mandriano divorziato da qualche anno, è alle prese con alcune serie difficoltà che gli stanno rendendo, a poco a poco, la vita insostenibile. Tra clima avverso, siccità, quotidiane interruzioni di corrente e l'accumularsi di pesanti debiti di gioco procurati dal padre, l'uomo si vede costretto a rivedere completamente il suo tradizionale stile [...] Vai alla recensione »
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