By the Stream

Per l'occasione di un festival teatrale, un'università femminile si trova a dover mettere in scena un piccolo spettacolo, ma il regista prescelto è stato appena allontanato per avere avuto delle relazioni inappropriate con le studentesse. Jeonim, che lavora in facoltà, pensa allora a suo zio, che non sente da parecchio ma che è stato un attore e regista prima di diventare libraio. L'uomo accetta con piacere e inizia a lavorare con le attrici, avvicinandosi nel frattempo anche a una professoressa collega di Jeonim, che da subito si confessa grande ammiratrice del suo lavoro.

Il secondo film nel 2024 del prolifico regista coreano fa di nuovo un cambio di volto principale, lasciando l'Isabelle Huppert del precedente A traveler's needs per ritrovare la musa originale del suo cinema, Kim Min-hee.

In un'opera più corposa e dall'impianto più tradizionale rispetto alle ultime, che abbandona la struttura a episodi per concentrarsi su un'unica linea narrativa, Hong parla stavolta di teatro e rappresentazione, così come di malefatte e indiscrezioni del passato che inesorabilmente portano conseguenze.

In un cinema ormai stagionale da un paio di titoli all'anno, come le collezioni di moda, è appropriato che il regista passi dal verde rigoglioso di A traveler's needs agli stupendi toni autunnali, tra il malva e il marrone, di un campus universitario femminile pieno di foglie che cadono. Qui si mette in scena uno spettacolo e si fa interscambio generazionale: tra Jeonim e suo zio, con un'intrigante lontananza-vicinanza e un trascorso attraverso la madre di lei che verrà svelato a tempo debito, ma anche tra gli adulti e le studentesse-interpreti, a cui toccherà uno dei tanti momenti a sorpresa del cinema di Hong che, rigorosamente al tavolo di un ristorante, sanno essere così toccanti.

Lo spettacolo è di breve durata, ma nell'universo di Hong chi lo dirige è sempre un vulnerabile peccatore, e quindi trovare la persona giusta è un problema. Dal giovane attore che stava frequentando ben tre studentesse in contemporanea fino allo zio di Jeonim, anche lui non estraneo alle ripercussioni che la condotta può avere sulla carriera, è l'ennesima occasione per Hong di inserire riferimenti autobiografici e danzare in equilibrio tra amarezza e serenità.

Poco più in là intanto c'è un ruscello che scorre, collegando il campus a un ristorante dove si mangia dell'ottima anguilla. Riconnetterà anche i destini di due familiari e farà nascere un nuovo amore.

Kim Min-hee è messa perlopiù in una condizione reattiva, di testimone, con un personaggio che ha meno controllo del solito eppure lo cerca spasmodicamente, ricordando agli altri regole, procedure, doveri. Più spensierato è Kwon Hae-hyo, forse in una delle sue migliori incarnazioni al servizio di Hong, e che rappresenta la chiave attraverso cui By the stream parla del tempo che scorre.

Scorre il poco tempo a disposizione per forgiare una troupe affiatata, ma anche quello metodico degli schizzi realizzati ogni giorno in riva al fiume dalla protagonista, così come quello delle macchine tessili che formano un'immagine attraverso il lavoro quotidiano. Peccato solo che il vissuto sia più complesso dell'arte, e che i rimpianti personali siano profondi; con la consueta maestria, Hong li lascia sedimentare e poi offre un contrappeso, che viene ad esempio da chi il tempo lo guarda nella direzione opposta, scoppiando a piangere pensando al futuro e alla persona che vogliono diventare. 