Titolo originale | The Kill Room |
Anno | 2024 |
Genere | Commedia, Thriller, |
Produzione | USA |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Nicol Paone |
Attori | Uma Thurman, Joe Manganiello, Samuel L. Jackson, Maya Hawke (II), Debi Mazar Larry Pine, Matthew Maher, Danny Plaza, Amy Keum, Neal Davidson, Zora Casebere, Ethan Herschenfeld, Ariel Eliaz, Dree Hemingway, Jennifer Kim, Candy Buckley, Nikolai Tsankov, James Di Giacomo, Marianne Rendón, Mike Doyle, Brandon Curry, Denise Grayson. |
Uscita | giovedì 6 giugno 2024 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,40 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 5 giugno 2024
Un comedy-thriller poliziesco che ha per protagonista un insolito trio: la gallerista Patrice Capullo, il sicario Reggie Pitt e il capo di Reggie, Gordon Davis. In Italia al Box Office La stanza degli omicidi ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 147 mila euro e 73,7 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO NÌ
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Quanto è lunga la strada tra Art Basel Miami e un vernissage newyorchese mezzo vuoto e senza la cena post-debutto? Lo sa la gallerista Patrice (Uma Thurman), che un tempo quel sentiero se lo stava mangiando fino a quando non ha deciso di mollare il suo artista di punta e ritornare così nell'anonimato del mercato indipendente. È alle strette, Patrice, tra pusher creditori e collezionisti scannati. Così quando un malavitoso del New Jersey, l'afroamericano che parla yiddish Gordon (Samuel L. Jackson), si presenta da lei con l'idea di riciclare denaro sporco vendendo dei quadri, la wasp e bourgeoisie Patrice non può tirarsi indietro. Tocca solo fabbricare l'artista, inventarsi il concetto e creare la performance. Forse lo scagnozzo Reggie (Joe Manganiello) può dare una mano, forse è appena nata la nuova stella dell'arte, The Bagman.
Thurman è algida e ingenua, Manganiello incombente e confuso, Jackson, bè, è sempre Jackson.
Qual è l'abbaglio principale che prendono Remo e Augusta mentre visitano la XXXVIII° Biennale nell'epico - ma forse arrugginito - Le vacanze intelligenti? Non è certo quello di preferire cotiche e fagioli al muro di Mauro Staccioli, quanto piuttosto di perdere l'occasione di sbatterla la testa contro quel muro, di inciderlo, scheggiarlo, per poi andare a scofanarsi di cotiche e fagioli al ristorante. Alberto Sordi e Anna Longhi sono interdetti dal tremore e dal timore che si provava - si doveva provare - davanti a Piero della Francesca o Rosso Fiorentino, mancando il centro rinnovatore dell'arte contemporanea, e cioè che l'estetica non è tutto, che l'artista a volte è più importante dell'opera, che lo spettatore può attivare e significare l'opera stessa. Tutto qua. O come direbbe Augusto, "altro che cazzi".
Quindi, La stanza degli omicidi. Come ce lo presenta la targhetta a-mo'-di-cornice attaccata al film? I lanci principali sono tutti sulla famiglia, cinematografica e non: è il primo titolo che vede di nuovo insieme Uma Thurman e Samuel L. Jackson dalle vette hollywoodiane di Pulp Fiction; ma è anche l'esordio sul grande schermo di madre Uma con figlia Maya Hawke, in attesa del miraggio lontano e che forse mai diventerà reale di Kill Bill: Vol. 3. Poi c'è Nicol Paone, ex-componente della Groundlings Sunday Company (chi sa della stand-up comedy e dell'improv americani sa di cosa stiamo parlando), qui al suo secondo lavoro dopo l'abbozzato esordio di Friendsgiving. Rated-R, cioè vietato ai minori di 17 anni senza la presenza di adulti, La stanza degli omicidi ha avuto un'uscita settembrina negli USA e ora arriva da noi per mettersi alle spalle un botteghino quasi inesistente e lo sbarco repentino sulle piattaforme.
Cosa non ha funzionato nel titolo sophomore di Paone? Di sicuro lo star power dei capofila Thurman-Jackson, forse troppo legato al potere autoriale di chi sta dietro la macchina da presa; e anche l'appeal ridotto dell'altro co-protagonista, Joe Manganiello, geek ambassador per Dungeons and Dragons e big dick nella saga di Magic Mike. Ma un po' tutto sembra essere fuori fuoco, appannato, piatto, a partire dal mondo dell'arte contemporanea che non è stato messo in gioco come invece avvenuto con quello della moda in Zoolander e nemmeno affrontato in modo dissacrante sempre à la Zoolander. Il discorso tentato dalla sceneggiatura di Jonathan Jacobson è sicuramente complesso, a suo modo sentito, ma ogni cosa straborda fino a diventare una sorta di reportage analitico da "sunday edition".
Rispetto al bersaglio popolare - e populista - del mini-film di Sordi del 1978, La stanza degli omicidi crede nell'arte contemporanea, aderisce a quel transfer tra opera-artista-pubblico, e quando fa satira, anche nera, su quel mondo lo fa da un interno di chi ne sa e ne vuole continuare a sapere. Però come Bagman assembla il movimento di Jackson Pollock, la materia di Alberto Burri e le istigazioni di Vito Acconci, così il film va da una parte all'altra, tra commedia, gangster movie, parodia e heist movie, non trovando mai l'affondo decisivo e vibrante (né quando accenna al sistema patriarcale o ai "lord of war" o alla finanziarizzazione speculativa, perché, appunto, accenna soltanto). E allora ha fatto di meglio l'artista Will Cenci riprendendo l'opera di Bas Jan Ader - più volte citato da Patricia nel film -, mappando i luoghi dei suoi pellegrinaggi notturni a Los Angeles e riproponendoli poi su Grand Theft Auto V. Questa è arte contemporanea, altro che cazzi.
Film dalla trama molto originale con attori espressivi e professionali. L'originalità sta nel collegamento del mondo dell'arte con quello della criminalità e nel riciclaggio ma anche in scene assolutamente inediti come l'omicidio che avviene sotto gli occhi degli invitati alla mostra e dagli stessi ritenuta una trovata pubblicitaria oppure dai quadri dipinti con il sangue degli uccisi.
Questo Patrice (Uma Thurman) chiede a Gordon (Samuel L. Jackson). Lei mercante d'arte, lui malavitoso sotto le vesti del fornaio. Facciamo un passo indietro e troviamo Patrice dare un quadro al proprio spacciatore per saldare un debito: soldi la donna non ne ha più, l'artista di punta la sta mollando e la galleria d'arte è sull'orlo del fallimento. Lo spacciatore porta il quadro al proprio capo e Gordon [...] Vai alla recensione »
Una banale busta in plastica da supermercato svolazza nel cielo della metropoli. Poesia o spazzatura? Dipende dai punti di vista, di sicuro potrebbe essere... arte! Si apre così, con quella che pare una citazione della scena cult di «American beauty» - dove il sacchetto diveniva simbolo di bellezza e grazia, presenti dappertutto per chi le sa cogliere - il secondo lungometraggio di Nicol Paone.
La gallerista Patrice un tempo era sulla cresta dell'onda, ha commesso degli errori e ora sta con l'acqua alla gola. Non può dire di no al gangster Gordon che a lei si rivolge per riciclare denaro sporco, ricompenserà bene il favore. II terzo elemento del piano criminale è un sicario, finalmente libero di dar sfogo alle sue smanie artistiche. A sorpresa, i quadri ottengono successo.
A giudicare della loro ricorrenza tra cinema e tv, i mercanti d'arte sono villain perfetti, e il mondo delle gallerie, del collezionismo milionario e, in generale, della produzione artistica contemporanea è un pozzo senza fondo per parodia e satira. Non è esattamente una villain, però, la gallerista newyorkese Patrice interpretata da Uma Thurman: sull'orlo del fallimento economico e di una crisi di [...] Vai alla recensione »