Anno | 2024 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 121 minuti |
Al cinema | 2 sale cinematografiche |
Regia di | Margherita Ferri |
Attori | Samuele Carrino, Claudia Pandolfi, Andrea Arru, Sara Ciocca, Corrado Fortuna Barbara Bovoli, Maurizio Jiritano. |
Uscita | giovedì 7 novembre 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Eagle Pictures |
MYmonetro | 3,01 su 13 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 5 novembre 2024
Ispirato alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena, che il 20 novembre del 2012 si tolse la vita dopo aver subito numerosi atti di bullismo da parte dei compagni di scuola. Il ragazzo dai pantaloni rosa è 58° in classifica al Box Office. domenica 26 gennaio ha incassato € 951,00 e registrato 1.488.193 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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Andrea Spezzacatena è un ragazzino studioso e disciplinato più attento a "fare felici gli altri" che se stesso. Ama i suoi genitori e il fratellino Daniele, adora passare le estati in Calabria dove sente di poter essere completamente se stesso. A scuola invece non è altrettanto facile: da un lato c'è l'amica Sara con cui Andrea trascorre ore serene, dall'altro Christian, "tanto bello quanto stronzo" come lo descrive Sara, il compagno di scuola che Andrea vorrebbe come amico e che invece lo tratta con indifferenza, quando non con crudeltà. Il salto dalle medie al liceo non affranca Andrea dalla presenza tossica di Christian, ripetente e frustrato, e dunque pronto a prendere Andrea come capro espiatorio. Il pretesto, per lui e per i bulli della scuola, è il paio di pantaloni rossi che la madre di Andrea, Teresa, ha stinto per errore e che sono diventati rosa. Andrea finirà per fare la scelta più dolorosa per uscire da una scena in cui è diventato un bersaglio, al punto che i suoi detrattori hanno creato un sito per metterlo alla gogna.
Il ragazzo dai pantaloni rosa prende spunto dalla storia vera di Andrea Spezzacatena, morto suicida a 15 anni, e dal libro di Teresa Manes, madre di Andrea Spezzacatena, intitolato "Andrea oltre il pantalone rosa".
Roberto Proia, autore del soggetto e della sceneggiatura del film, compie subito una scelta fondamentale: togliere la parola alla madre e restituirla al figlio, che si racconta in prima persona post mortem, come Susie Salmon in Amabili resti o Joe Gillis in Viale del tramonto. Claudia Pandolfi, che interpreta Teresa, si fa carico di alludere con gentilezza anche alle sue fragilità, oltre che al grande amore per il figlio, e il rapporto con l'ex marito Tommaso viene mostrato anche nella sua conflittualità. Samuele Carrino è molto efficace e ricco di sfumature nel raccontare Andrea, riuscendo anche credibilmente a "cambiare età" sul grande schermo. Andra Arru, che ha il ruolo ingrato di Christian, sa regalargli un sottotesto di tristezza e solitudine che ne spiegano il comportamento ondivago. Infine Sara Ciocca è come sempre solida nella sua interpretazione della sua omonima migliore amica di Andrea.
Quel che lascia perplessi, soprattutto per la regia di Margherita Ferri che così efficacemente aveva saputo raccontare l'omosessualità adolescenziale nel suo film d'esordio, Zen - Sul ghiaccio sottile, è l'esitazione del film nel valutare l'ipotesi che a fare di Andrea una preda potesse essere stata una sua effettiva omosessualità. Teresa accusa Tommaso di "avere sempre paura di dare un nome alle cose", ma sembra quasi che questo sia il rischio che il film non vuole (o può) assumersi. La gravità del comportamento dei bulli, e poi dei cyberbulli, sembra infatti risiedere nell'equivoco per cui un paio di pantaloni rosa sarebbero stati scambiati erroneamente per una dichiarazione di preferenza sessuale. Ma sarebbe stato più giustificabile, meno doloroso o ingiusto, se Andrea fosse stato gay? Ovviamente no. Il dileggio nei suoi confronti non è immeritato perché è etero, ma perché è un essere umano, punto. Dunque l'attenzione nel sottolineare la sua eterosessualità, con tanto di accenno ad una possibile storia d'amore con Sara, appare forzata e fuori luogo, anche perché non c'è alcuna chimica fra i due personaggi, mentre ce ne è una palpabile fra i personaggi di Andrea e Christian. Margherita Ferri è un'abile regista che sa raccontare con pathos ed empatia il mondo giovanile, gestendo molto bene le scene di insieme che raccontano la poliedricità dei comportamenti durante un'età fluida e ipersensibile. Ma la sceneggiatura semina molti accenni che non raccoglie fino in fondo, con una sorta di esitazione prudente, e perde l'occasione di fare maggiormente leva su una parte integrante della ricerca di identità e del desiderio adolescenziale, scegliendo una strada più conservatrice.
Alcuni film vanno considerati più per il messaggio complessivo che veicolano, quando esplicito e diretto, invece che per il come quello stesso messaggio viene messo in scena. E’ il caso del recente “Il ragazzo dai pantaloni rosa” della quarantenne emiliana Margherita Ferri, al suo primo vero lungometraggio importante, dopo una lunga gavetta nei ‘corti’.
Questo film, che narra la triste vicenda dello studente Andrea Spezzacatena conclusasi nel 2012 con il suicidio del giovane a causa degli atti di bullismo perpetuati ai suoi danni dai propri compagni di scuola, si avvale di una regia efficace e soprattutto molto equilibrata, in quanto riesce a trasmettere nello spettatore un forte senso di amarezza e di disappunto nei riguardi di certa crudeltà [...] Vai alla recensione »
Misurata commedia adolescenziale, intima e rivelatrice dei nostri anni. Il fenomeno del bullismo incontra la gogna mediatica, in un epilogo tragico che la regista raggiunge stemperando la narrazione, per lunghi tratti, tra le buffe dinamiche di due amici troppo intelligenti - Andrea e Sara - legati dalla consapevolezza di uscire dalla curva gaussiana dei loro coetanei.
Il ragazzo dai pantaloni rosa da rivedere anche 300.000 volte una storia vera rappresentata molto bene e ti fa capire perfettamente quello che provano le persone che soffrono per il bullismo, Io l'ho visto il nove novembre, esperienza bellissima straziante ed è molto riflessiva, alla fine ho pianto durante la visione diverse volte
Cominciamo con il dire che a volte è più lodevole l'intento del risultato, ma film come questi evidenziano l'urgenza di un cambiamento culturale ed educativo di cui la nostra società necessita, innequivocabilmente. Per cui non si può rimanere insensibili di fronte al lavoro di Margherita Ferri, proprio perchè racconta una storia purtoppo tragicamente [...] Vai alla recensione »
Uno di quei film che vorresti non finisse mai e soprattutto a quel modo. È riuscito a tenere i chiodate e in silenzio 250 alunni, ad alcuni dei quali ha strappato qualche lacrimuccia.Il film, strettamente aderente alla realtà, è da far vedere a tutti gli adolescenti e genitori, visto che gli spunti di riflessione sono tanti e non solo bullismo e cyberbullismo.
Quando sento di storie come questa di Andrea Spezzacatena e sua mamma Teresa Manes e della sua famiglia smetto di respirare per qualche momento, vado in apnea. Il terrore mi immobilizza. Ho paura che tutto ciò che si può fare per far si che il mondo diventi un posto davvero migliore non potrà mai essere fatto veramente e comunque non in tempi utili.
Certo che tra Beppe Fiorello e questo film, che manco ci penso di spendere soldi per vederlo, sapete parlare di tematiche lgbtq solo con tragedie. Che Paese vecchio, triste, ripiegato su stesso che è l'Italia. Poi ci stupiamo del pil allo 0.7? Minkia appena posso scappo in Spagna. Bullismo e omofobia si risolvono in parlamento, non nelle sale cinematografiche.
Il film mi e piaciuto,ho portato mia figlia di 10 anni,pensavo di piangere tutto il tempo,invece per quasi tutto il film,mi sentivo arrabbiata,innervosita,perché mette alla luce di quanta cattiveria c e al mondo,ho anche pianto,ma verso la fine. Ho però una domanda,nel film e presente tutta la famiglia,ma poi ad improvviso il padre scompare,e nelle scene finali di lui nn ne ho ricordo,come se si volesse [...] Vai alla recensione »
Un film sicuramente necessario. Ho trovato davvero ben rese le dinamiche adolescenziali in particolare tra Andrea e la sua migliore amica cosi come le dinamiche a volte perverse e contraddittorie tra pari. Un film di sfumature da cogliere molto calzanti. Bella la scelta musicale a volte troppo pop ma non era fuori luogo.
È davvero difficile valutare questo film. Da una parte, la tematica affrontata è estremamente attuale e delicata, e va riconosciuto il merito di averla portata sul grande schermo. Dall'altra, però, ci sono secondo me alcune criticità dal punto di vista prettamente cinematografico, dove ho riscontrato diverse mancanze.
La storia è toccante, la vicenda umana intensa e l'intento nobile. Ma il film non funziona. La sceneggiatura dipinge personaggi bidimensionali. I dialoghi sono poco credibili specie quelli tra padre e madre molto di maniera e quelli tra il protagonista e l'amica, troppo manieristi e pseudomaturi. Le location pettinate e le luci patinate creano un'atmosfera da fiction.
Non era facile raccontare questa storia senza cadere negli stereotipi, e a mio avviso il film anche per questo manca di credibilità: dei personaggi, delle relazioni (leggi: i dialoghi) e delle situazioni, sia quelle familiari che quelle amicali. Ad esempio non pervenuto il personaggio del padre, non ha spessore, le liti fra lui e la moglie sembrano un fumetto.
Al momento in cui scriviamo questo articolo, Il ragazzo dai pantaloni rosa ha incassato quasi 6 milioni di Euro. Un successo straordinario e inaspettato, a suo modo doloroso, perché costruito a partire da una vicenda tragica, ma anche consolante e magari di buon auspicio.
Evidentemente in tempi come questi era necessario un film ispirato alla storia vera di Andrea Spezzacatena, quindicenne vittima di bullismo e attacchi omofobi che si tolse la vita nel 2012: per i temi che solleva, per le reazioni che nel bene e nel male ottiene, per il passaparola che crea crescendo di settimana in settimana (è uscito lo scorso 7 novembre), o anche solo per i ragazzi e le ragazze delle scuole italiane che in queste settimane sono stati portati in sala dai loro istituti.
Le cronache ci hanno raccontato episodi riprovevoli, come i fischi e gli sfottò di alcuni studenti durante la proiezione (poi interrotta) alla Festa del cinema di Roma o come quello ancora più grave, avvenuto a Treviso, in cui alcuni genitori hanno provato a fermare la proiezione del film a scuola ritenendolo inadatto (basterebbe questo per rendere il film necessario), ma anche le lacrime sincere di Claudia Pandolfi (che nel film interpreta la mamma di Andrea, Teresa Manes, autrice del libro in cui ha raccontato il dolore del figlio e il proprio) nel leggere i commenti degli utenti alla sua pagina Instragram, con i ringraziamenti e le confessioni di persone riconosciutesi nei gesti di Andrea: l’incertezza dei sentimenti e dei desideri da adolescenti; il disinteresse nel vestire un paio di pantaloni diventati rosa per un lavaggio sbagliato; l’incomprensione per gli sfottò ricevuti; la misura colma dell’umiliazione che lo portò al gesto più grave…
Il ragazzo dai pantaloni rosa, scritto da Roberto Proia e diretto da Margherita Ferri, il primo esperto di teen movie (Sul più bello), la seconda già capace di affrontare il tema dell’identità di genere e della sua incertezza adolescenziale nell’esordio Zen - Sul ghiaccio sottile, ha una struttura molto semplice, in cui le emozioni sono recitate, dette, scritte, mai veramente mostrate; dove la divisione dei personaggi è netta, dove il melodramma è facilmente leggibile senza che il pubblico sia destabilizzato: eppure non è un film manipolatore, ma al contrario è sincero e diretto, didattico ma non didascalico, che sta a un passo di distanza dal dramma (e non lo affronta nei suoi aspetti più intollerabili: come è possibile, del resto, morire in questo modo? Come si può accettare il suicido di un figlio solo perché bullizzato in quanto presunto omosessuale?), e proprio per questo arriva a una fetta il più ampia possibile di pubblico.
Le ragioni del successo di Il ragazzo dai pantaloni rosa sono chiare e complesse al tempo stesso, chiamano in causa questioni che ci riguardano tutti, come adulti e adolescenti, genitori, figli e figlie (nel film si parla anche del divorzio della madre di Andrea e degli effetti su tutta la famiglia, magari sacrificando al tema la descrizione approfondita dei personaggi secondari). Per questo il film funziona e genera a catena un successo sempre più ampio (e già oltre le ben più rosee aspettative).
Da un punto di vista produttivo è una scommessa come tante del cinema italiano, ma in questo caso a funzionare è stata la strategia distributiva, che ha puntato sulle scuole e sul pubblico più giovane, e la messinscena di una regista che appartiene alla comunità LGBTQ+ e ha saputo trovare una voce generazionale, calda, accogliente, semplice e non semplificata, con un tono cinefilo (il film ha citazioni da Truffaut, De Palma, Lynch, Harry Potter) e un’anima queer.
Non è un capolavoro, certo, ma nemmeno doveva esserlo. Il ragazzo dai pantaloni rosa doveva raccontare la storia di due personaggi, Andrea e sua madre, che «rappresentano la libertà di esprimersi e di esprimere la propria identità» (parole della regista), e ha saputo farlo.
Resiste in cima agli incassi da tre settimane la storia vera di Andrea Spezzacatena, suicida per bullismo a 14 anni nel 2012, colta nei passaggi esatti famiglia/scuola/interiorità, dalla Ferri di Zen, analogo, e forse più aspro ed efficace, ritratto d'adolescenza. Ma nonostante la patina di pulizia un po' televisiva (immagine, sceneggiatura, recitazione) l'insensata procedura del branco e l'incredulità [...] Vai alla recensione »
Contro ogni previsione il film di Margherita Ferri (Zen - Sul ghiaccio sottile, le serie Zero e Bang Bang Baby e la sceneggiatura di The Nest - Il nido) è oggi il maggiore incasso italiano del 2024 e la sua corsa non è finita a 8 milioni di euro. Ovviamente le massicce proiezioni per le scolaresche rappresentano un tassello importante di questo successo ma basta controllare gli incassi dei finesettimana [...] Vai alla recensione »
«Oggi avrei 27 anni. Ogni tanto mi chiedo come sarebbe andata la mia vita». A parlare, come William Holden in "Viale del tramonto", è Andrea Spezzacatena (Samuele Carrino, attore promettente), che a 15 anni, bullizzato a scuola e in Rete, preferì farla finita. La sua storia è stata raccontata dalla madre, Teresa Manes (la interpreta Claudia Pandolfi), nel libro "Andrea oltre il pantalone rosa".
In Italia e non soltanto l'omofobia è un fatto, un drammatico e spesso tragico fatto con il quale la società e le istituzioni dovranno prima o poi fare i conti in modo finalmente serio, deciso e senza alcun tentennamento o pretestuoso distinguo. Si sa, in materia di diritti civili l'Italia è il paese dei piccoli passi (o per meglio dire dei passi inesistenti, ché quando ci si arriva i compromessi da [...] Vai alla recensione »
Si sa già come va a finire, nel peggiore dei modi. Il gesto estremo compiuto dal 15enne romano Andrea Spezzacatena, stremato dal bullismo, è stato raccontato dalle cronache. Quel che resta da fare è capirne le motivazioni, disinnescarle dinanzi ad altri possibili casi di disagio e non lasciare che l'empatia duri un lampo, giusto il tempo di una notifica sui social.
Gli occhi di Andrea Spezzacatena, ragazzino vispo e solare, che frequenta la terza media a Roma, comunicano una vitalità fuori dal comune. La sua spiccata intelligenza lo fa emergere sia a scuola, dove è il primo della classe, sia nel canto corale, arrivando a esibirsi perfino davanti al Papa. Margherita Ferri, dopo un passato da regista di serie tv per Netflix e Amazon Prime, esordisce alla regia [...] Vai alla recensione »
Ha suscitato alcune polemiche il film "Il ragazzo dai pantaloni rosa" che dopo aver commosso ed entusiasmato il pubblico alla Festa del cinema di Roma, è arrivato ora nelle sale. I genitori di una scuola del nord Italia, sbagliando, non hanno voluto che i figli lo vedessero con la scuola. Ispirato alla storia vera di Andrea Spezzacatena, ragazzino studioso e disciplinato che ama i genitori e il fratellino [...] Vai alla recensione »
Quando viene crudelmente umiliato dai compagni bulli alla festa della scuola, davvero si vorrebbe che Andrea Spezzacatena (Samuele Carrino, spesso sorprendente) si scatenasse come Carrie. Invece, purtroppo, sappiamo com'è andata: una reazione violenta poi c'è stata, ma contro se stesso, togliendosi la vita ad appena 15 anni, una storia vera che è una medaglia al disonore per un paese e per la sua società [...] Vai alla recensione »
Tratto dal libro di Teresa Manes, mamma di Andrea Spezzacatena che alla fine del 2012 rimase vittima di bullismo e cyberbullismo, Il ragazzo dai pantaloni rosa, diretto da Margherita Ferri e scritto da Roberto Proia (già autore della trilogia tratta dal libro "Sul più bello" di Eleonora Gaggero), è un film che con delicatezza, rispetto e coraggio affronta un tema attuale e drammatico per gli adolescenti. [...] Vai alla recensione »
"Oggi avrei 27 anni". La voce-off di Andrea ripercorre tutta la sua vita dal parto della madre fino al tragico epilogo. Diventa così il narratore della sua stessa esistenza, cercando subito una corrispondenza diretta con lo spettatore. Il ragazzo dai pantaloni rosa è ispirato alla vera storia di Andrea Spezzacatena, quindicenne che si è tolto la vita il 20 novembre 2012 e al libro Andrea oltre il pantalone [...] Vai alla recensione »
Non era poeta ma primeggiava in classe senza boria, vedeva Truffaut al cinema con amichetta del cuore e cantava in un coro religioso (ascoltati addirittura dal Papa) il brillante e sensibile Andrea Spezzacatena del Ragazzo dai pantaloni rosa (foto). Storia vera presentata da Alice nella Città, ispirata all'omonimo romanzo firmato dalla mamma di Andrea, Teresa Manes.
Da Spezzacatena a Checcacatena, cognome storpiato. Le parole possono ferire, anche molto, soprattutto se scritte sopra la lavagna della tua classe. I silenzi pure. Lo sa bene il giovane Andrea (Spezzacatena appunto, interpretato da Samuele Carrino), bravissimo a scuola e molto amato dalla madre (Claudia Pandolfi), e con un'amica speciale (Sara Ciocca) con la quale condivide la passione del cinema, [...] Vai alla recensione »