Titolo originale | Ricky Stanicky |
Anno | 2024 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Regia di | Peter Farrelly |
Attori | Anja Savcic, Zac Efron, John Cena, William H. Macy, Nathan Jones Andrew Santino, Lex Scott Davis, Jane Badler, Jermaine Fowler, Debra Lawrance, Jim Knobeloch, Heather Mitchell, Jackson Tozer, Jasper Bagg, Sloan Fischer. |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 marzo 2024
Una commedia, vietata ai minori, su uno scherzo fatto da bambini e finito male, e su una bugia durata decenni e andata troppo oltre.
CONSIGLIATO NÌ
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Dean, Wes e JT sono tre amici che, da ragazzini, hanno quasi dato fuoco alla casa di un militante dell'NRA. Allora ebbero l'idea di depistare la polizia, lasciando sulla scena del crimine un indumento con scritto nel colletto il nome di una persona tanto immaginaria quanto improbabile: Ricky Stanicky. Incredibilmente il loro piano funzionò e da allora presero a usare, nel corso degli anni, Ricky Stanicky come capro espiatorio in ogni occasione in cui sfuggire alle proprie responsabilità. Quando però vari famigliari insistono perché Ricky sia presente alla festa di circoncisione del figlio di JT, ecco che le cose si complicano. Caso vuole che i tre abbiano da poco incontrato un attore in crisi, che sembra perfetto per interpretare l'amico immaginario. Ma si sa come sono gli attori: c'è sempre il rischio che entrino troppo nella parte...
Il regista di Green Book, ma pure di Scemo e più scemo e Tutti pazzi per Mary, torna alla commedia con una regia però piattissima e un copione di stucchevole buonismo.
Non basta qualche situazione paradossale per fare di Ricky Stanicky - L'amico immaginario una commedia riuscita e non è sufficiente neppure l'impegno di John Cena, che del resto in ruoli idioti si è già più volte cimentato e qui non fa altro che riproporli. È lui a dare il volto all'attore Rod, che si ritroverà a interpretare Ricky Stanicky, e una delle cose forse più divertenti sono le sue esibizioni sui peggiori palchi di Las Vegas, dove storpia canzoni famose in senso masturbatorio. Sono questi momenti goliardici, inserti però quasi avulsi dalla narrazione, a ricordare l'estro irriverente di Farrelly, così come la presenza di alcune figure un po' freak, quali per esempio la ragazza dai lunghissimi capelli e il nano della Silicon Valley.
Ma si tratta appunto solo di un ricordo, di un'ombra. Il regista sembra non voler più essere davvero offensivo e anzi il film cerca ostinatamente di impartire una lezione morale. Il protagonista Dean, interpretato da Zac Efron, si sentirà dire: «Rod ha preso una vita finta e l'ha resa vera, mentre tu avevi una vita vera e l'hai resa finta». Insomma, meglio non dire le bugie, non importa quanto possano fare comodo o essere divertenti.
Più interessante come i tre amici brindino al "miglior amico che non hanno mai avuto", che li ha spesso tirati fuori dai guai e del quale hanno costruito un'intera vita fittizia, una "Bibbia" che Rod dovrà poi studiare per entrare nella parte. Ricky non riceve, né ha mai ricevuto, l'affetto di un amico immaginario perduto con la maturità, come quello di Inside Out, ed è per loro piuttosto un salvagente o una via di fuga: non hanno mai voluto che prendesse vita e anzi si accorgeranno presto di aver creato un mostro. Troppo perfetto, con tutti i suoi lavori da attivista nel terzo mondo, Ricky non solo se la cava egregiamente durante la festa dove deve presenziare, ma ottiene l'attenzione del capo di Dean, che finirà per chiamarlo a lavorare con sé, e pure della moglie di Dean, giornalista che cerca un "eroe della settimana" per un programma televisivo. Dean si ritroverà dunque accerchiato dal fantasma che lui stesso ha generato, ma l'intento pedagogico disinnesca quasi ogni spunto sovversivo, stemperando la comicità per dirci, più volte, come la verità sia sempre meglio delle bugie.
Un messaggio da scuola elementare, che viene proposto come una profonda verità e risolto nel modo più conciliante possibile, strappando le unghie a quel poco di umorismo corrosivo che Farrelly ancora occasionalmente sa mettere in scena. Come per esempio nel passaggio migliore del film, interpretato non a caso da William Macy, attore infinitamente più versatile e fine di Zac Efron e John Cena. Macy è qui il capo di Dean, che quando parla gesticola agitando i pugni, un gesto che se messo in sequenza o anche peggio in loop appare a Rod come un'imitazione della masturbazione e della fellatio. Farrelly, come il suo personaggio Rod, ha talento nel trovare simbologie falliche nei gesti più innocenti, ma qui passa anche una critica al potere esplicita, dove il personaggio che incarna la mentalità industriale americana storica è ridicolizzato come uno che masturba il vento.
Per un attimo, insomma, il re è nudo, peccato si tratti di una sola scena, quasi un incidente di percorso in un testo nel complesso del tutto convenzionale e diretto con disarmante povertà di idee.
Ricky Stanicky non esiste. È un personaggio che un gruppo di amici ha inventato da bambini, per dare la colpa a qualcuno delle cose che facevano e non essere beccati. Da adulti gli stessi amici usano il fantomatico Ricky come scusa per viaggi di piacere. Per non far crollare il castello di bugie durato anni decidono di assumere un attore per interpretarlo.
Peter Farrelly batte in ritirata dopo aver tentato di replicare la fortuna di pubblico e Oscar del suo Green Book con il successivo, pasticciato Vietnam movie Una birra al fronte, e decide di giocare sul sicuro con questo tentativo di riagganciarsi alla comicità sboccata e scorretta delle hit firmate in passato con il fratello: il cinema di Peter & Bobby però ha sempre avuto bisogno di corpi demenziali [...] Vai alla recensione »