Anno | 2024 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Iran, Germania, Repubblica ceca |
Durata | 102 minuti |
Regia di | Farshad Hashemi |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 2 febbraio 2024
Una donna accetta di far entrare una troupe cinematografica a casa sua. Questo la porterà a fare profonde riflessioni su se stessa e la società.
CONSIGLIATO SÌ
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Mahboube è una giovane donna che ama rinchiudersi nella sua solitudine. La sua abituale routine viene stravolta quando lascia che una troupe cinematografica entri nella sua casa, il suo rifugio dal mondo esterno, per un'intera settimana di riprese. Per prima cosa, vede gli oggetti che compongono la sua vita fisica utilizzati senza alcun pensiero o cura. Poi, il processo di ripresa la colpisce a un livello più profondo, costringendola a fare i conti con i suoi traumi passati e con il suo ruolo di donna nella società iraniana.
Farshad Hashemi, già noto ai più per il suo lavoro di assistente alla regia in Holy Spider di Ali Abbasi, ha centrato il segno con la sua pregevole opera prima, Me, Maryam, the Children and 26 Others.
La storia parla di Mahboube, una donna sulla trentina, che a causa di ingenti difficoltà economiche affitta la sua casa per le riprese di un cortometraggio, sottoponendo inavvertitamente la sua vita privata al caos di una troupe cinematografica. Non si apprendono molte informazioni sulla protagonista, nonostante i frammenti in cui i ricordi della sua voce fuori campo sono combinati con la colonna sonora sentimentale di Peyman Yazdanian, guidata dal pianoforte. Parla della sua famiglia e della storia della sua casa, dove dettagli notevoli come un ritratto incompiuto di lei insieme alla sorella, dipinto dal padre, o uno stipite della porta mangiato dalle termiti, riflettono i suoi sentimenti di solitudine e una tensione tra passato e presente - ma non ci sono molti indizi sulle ragioni. Me, Maryam, the Children and 26 Others da un lato, è una riflessione sulla natura del cinema e della sua capacità di catturare le complessità della vita quotidiana. Al tempo stesso, è un toccante film politico che, attraverso il racconto della libertà limitata di una donna, affronta una questione più ampia e del tutto attuale: l'oppressione femminile in Iran. Ma è anche un'opera giocosa e a tratti comica, sia nella forma che nel contenuto. Nel cinema iraniano, realtà e finzione si mescolano spesso per denunciare il modo in cui le persone vivono, coloro che sono ai vertici e le loro strutture di potere. Il film è stato girato durante l'ascesa del movimento indipendentista "Donna, vita, libertà" dopo l'assassinio di Mahsa Amini e all'arresto della giornalista Niloofar Hamedi, che ha reso il caso noto.
Il debutto alla regia di Farshad Hashemi svela gradualmente gli strati della vita di Mahboube. La donna cerca di fare i conti con le limitazioni che deve affrontare in quanto donna e con un passato che ha consapevolmente represso per anni, ma che ora le impedisce di dormire. Il film è anche una riflessione sull'essenza del cinema, che esplora la possibilità di rappresentare realisticamente la complessità della vita quotidiana. Forse per spiegare meglio l'intento del film si può trarre un suggerimento dal cortometraggio che viene realizzato: si tratta del racconto autobiografico del regista Vahhad sulla sua separazione dalla moglie. Ma Vahhad non è una figura di spicco nel film di Hashemi; Mahboube è inizialmente riservata e si limita a interagire con Farshad e con il membro della troupe Navid (Navid Aghaei), che rimane a dormire per tenere d'occhio l'attrezzatura. Nonostante l'attrito a cui reagisce e che provoca, le conversazioni della protagonista sono misurate ed estremamente gentili. Forse è proprio dietro questa gentilezza e pacatezza che si cela il senso del film, raccontando allo spettatore che la vita non si adatta mai del tutto alla narrazione che vorremmo per noi stessi, ma che, nonostante ciò, possiamo sempre trarne il meglio.