Anno | 2023 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Marcello Macchia |
Attori | Pietro Sermonti, Martina Gatti, Marcello Macchia, Stefania Blandeburgo Luca Vecchi. |
MYmonetro | 2,59 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 novembre 2023
Un uomo comune del millennio digitale catapultato in un inaspettato viaggio analogico.
CONSIGLIATO NÌ
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Ennio Strano è un esperto informatico quasi cinquantenne che vive in funzione della tecnologia che lo circonda. Una sera, nella discoteca in cui suo fratello Alfredo distribuisce allegramente droghe ricreative, gli cade il cellulare ultimo modello: lo aiuta a recuperarlo Viola, una ragazza che "porta avanti uno stile slow" e tiene a distanza ogni device high-tech. Ma quando Viola si reca nel punto vendita di Ennio per farsi riparare un vecchio modem, l'uomo si ritrova in un mondo in cui la tecnologia si è fermata per decreto governativo al 1999, circondato da Nokia 3310, Pentium II, cabine telefoniche e negozi Blockbuster.
In questa realtà parallela non esistono i GPS o i sensori di parcheggio, ma ci sono ancora Alfredo e Viola, in versione low-tech. Ennio dovrà capire quale sia il migliore dei mondi possibili, se quello ipertecnologizzato da cui proviene, in cui comunque era un uomo solo dedito alla masturbazione serale davanti al computer, o quello ipotecnologico in cui è stato catapultato, dove possedere un I-Phone è un reato punibile con l'ergastolo.
Maccio Capatonda, al secolo Marcello Macchia, parte da un'idea molto promettente (il soggetto di Il migliore dei mondi è suo e di Danilo Carlani, anche autori della sceneggiatura insieme a Barbara Petronio e Gabriele Galli) ma non riesce a svilupparla in modo convincente, creando una storia che sembra lei stessa impantanata nel passato, quanto a ritmo e progressione macchinosa della trama.
Parte del problema forse è la provenienza stessa di Macchia dal web, che lo spinge a inanellare una sequenza di gag pronte per diventare pillole da social media invece di costruire una storia dove tutto torna nonostante l'improbabilità della premessa, come nella saga di Ritorno al futuro. Ed è un peccato, perché in passato ha saputo gestire meglio la long form cinematografica con Italiano medio e Omicidio all'italiana.
Qui Maccio alza l'asticella ma né la narrazione né la regia, sempre di Macchia e di Cartani insieme ad Alessio Dogana, con cui formano il collettivo Senegal, riesce a sostenerla. Il gioco sembra un continuo "facciamo che io ero" senza trovare la chiave drammaturgica necessaria per rendere efficace la morale della storia, che dovrebbe denunciare il "mondo pieno di stronzate" in cui viviamo. Il migliore dei mondi resta indeciso fra nostalgie vintage ed elucubrazioni cerebrali, tramonto delle ideologie e generico desiderio di ribellione.
A fuoco è invece l'interpretazione scanzonata di Martina Gatti nei panni di Viola, che riesce a rendere quasi credibile (malgrado abbia l'età per essere figlia di Capatonda) il suo personaggio refrattario alla modernità ma attratto da questa sorta di Aranzulla. Solo attraverso Viola, e la sua recitazione precisa della scombinatezza solare di Martina, capiamo quanto il nostro mondo polarizzante e iper assistito ci abbia tolto la libertà di improvvisare, anche cambiando idea in base all'ispirazione del momento.
Maccio Capatonda ci propone una comicità diversa dal suo solito. L’impostazione demenziale e la recitazione stereotipata fino all'inverosimile, onnipresente nei sui precedenti lavori, viene accantonata per una commedia più solida e satirica. Qui Maccio impersona l’ennesimo anti-eroe post-moderno, un informatico di mezza età, single, assuefatto dalla sua routine [...] Vai alla recensione »
Sentir'e leggere una citazione d'Huxley ("Non c'è libertà a questo mondo; solamente gabbie dorate": "Passo di danza" 1923) da Marcello Macchia? Sbalorditivo. Un film arguto poiché interroga non tanto sul rapporto scienza-etica (cibo per Nolan), quanto sull'ipotesi del contributo alla desocializzazione (deumanizzazione?) da parte delle novità capillarmente diffuse dalle big tech, i cui fondatori hanno [...] Vai alla recensione »
L'idea è carina e attuale, in certi tratti realizzata anche benino, ma si perde nella lunghezza di un cortometraggio! La parte di Stefano Lavori ai limiti del patetico, peccato! Maccio si vede che ha belle idee ma proto youtber stenta quando devono avere un respiro cinematografico...
E' il primo film di Maccio Capatonda che vedo, non mi ha mai fatto ridere negli show ma l'idea della trama nel trailer sembrava buona e invece...Recitazione scadente a parte è un film veramente brutto e fatto decisamente male,un'idea interessante sviluppata e realizzata in maniera veramente pessima che si fatica a guardare anche a causa di u filo logico e di trama assolutamente inesistente.
I film di Maccio Capatonda mi piacciono molto e mi fanno ridere ma questo e diverso dai soliti film che ha fatto con Herbert Ballerina quindi mi piace meno e fa ridere meno però ne ho apprezzato l'idea e quello che ci vuole dire, poi trovo gli attori perfetti, Pietro Sermonti divertentissimo, Martina Gatti bella e brava, e quei momenti che Maccio mette in moto la sua comicità è [...] Vai alla recensione »
Premetto che sono fan di Maccio. Il film ha purtroppo la pretesa di essere una sorta di RITORNO AL FUTURO nostrano. Quí non si possono fare paragoni ma rimane comunque una prova ambiziosa e riflessiva. Gli spunti comici ci sono se consideriamo lo scontro fra le tecnologie attuali e quelle del 1999. Eppure 24 anni sono pochissimi e non ci accorgiamo quanto siano cambiate le abitudini e le pretese [...] Vai alla recensione »
Da Fan di Maccio, sono un po’ deluso per il suo cercare qualcosa di nuovo o meglio più cinematografico e poi perdersi nel vecchio schema no-sense che non è il tono iniziale del film. Preferisco un “Omicidio all’italiana” dove il tono è costante dall’inizio alla fine che questa via di mezzo incomprensibile che oscilla tra Yesterday e il vecchio Maccio.
Maccio scompare in un film senza trama,non riesce a fare ridere,non capisco se il film abbia un significato impegnato ma ,invece, è insulso,di una noia mortale.Direi San Ceppato!
Assurdo che qualcuno parli male di questo film. Si, é vero, é un po'prolisso nella parte centrale, ma é una pellicola ben confezzionata, con riprese mai banali e una trama piú seria del previsto. Le battute alla Maccio nel mezzo possono stonare oppure no, ma ció che é veramente forte alla fine di tutto é il silenzio della scena conclusiva. Si sentono gli uccelli, si sentono le campane, si sente il [...] Vai alla recensione »
Ennio Storto, interpretato dal regista e attore Maccio Capatonda, vive i giorni nostri e come tutti è immerso nella tecnologia, negli smartphone, nei social. Un giorno si sveglia, sempre nel 2023, ma in un universo parallelo e "fermo" al 1999. Internet agli albori col il modem che faceva quello strano suono per connettersi ai pochi e rudimentali siti web esistenti, con schermata perlopiù nera, niente [...] Vai alla recensione »
Qual è il migliore dei mondi possibili per Maccio Capatonda dal punto di vista cinematografico? Viene spontaneo domandarselo, anche ripensando ai suoi film precedenti, piccoli e sorprendenti oggetti alieni, a parte e sui generis, persino contundenti, nei confronti del corpaccione ormai sformato della nostra commedia. Nonostante i titoli, Italiano medio e Omicidio all'italiana provavano proprio a essere [...] Vai alla recensione »
Dopo le esperienze da regista di Italiano medio (2015) e Omicidio all'italiana (2017) - e ovviamente la vittoria di LOL Chi ride è fuori e l'invenzione del Maccioverse nel 2022 - Marcello Macchia in arte Maccio Capatonda torna a dirigere un suo film, e lo fa per Prime Video. Dove dal 17 novembre è disponibile il nuovo Il migliore dei mondi, una sorta di 'What If' nel quale l'attore abruzzese costruisce [...] Vai alla recensione »
Nel momento in cui Ennio (Maccio Capatonda) viene inquadrato per la prima volta, ci sembra sapere già tutto del personaggio: è in discoteca, ma appare come un'anomalia; non balla con nessuno, rifiuta le pasticche che il fratello (Pietro Sermonti) gli chiede ripetutamente di assumere, e niente cattura la sua attenzione all'infuori del cellulare che tiene in mano.
L'avvio è fortissimo, con quella capacità di intercettare contraddizioni e inquietudini della contemporaneità che è quintessenza della commedia (italiana). Qualcosa che oggi è sempre meno frequente, escluso il caso del pur sovrastimato Perfetti sconosciuti, non a caso citato per mezzo di poster immaginario (tutto in casa: è un grande successo della Lotus, che produce, e di Medusa, che distribuisce [...] Vai alla recensione »