Anno | 2023 |
Genere | Drammatico |
Durata | 160 minuti |
Regia di | Cristi Puiu |
Attori | Bianca Cuculici, Laur Bondarenco, Otilia Panaite, Florin Tibre, Igor Babiac . |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 1 febbraio 2024
Quattro storie che immortalano il punto di svolta nella vita di alcune persone.
CONSIGLIATO SÌ
|
Quattro episodi. Nel primo una terapeuta sottopone a una paziente un questionario che ne fa emergere il carattere. Nel secondo la stessa terapeuta è alle prese con il fratello minore e al contempo con un grave problema che sta vivendo un'amica. Nel terzo suo marito dà ascolto ad un collega che nel passato è stato coinvolto in una situazione pericolosa mentre nel quarto un poliziotto interroga una donna coinvolta in un traffico orribile.
Il cinema di parola di Cristi Puiu ha un nuovo capitolo finalizzato a non far prevalere l'oblio.
Il titolo va decodificato. Non si tratta dell'omonima band metal ma di un numero romano che si riferisce ad un anno che resta nella storia dell'umanità: il 2020. Perché il numero romano? Perché Puiu è un autore che sta attento alla significazione anche dei titoli dei suoi film. Sieranevada era un titolo finalizzato all'impedire una variazione dello stesso nella distribuzione all'estero. Il successivo Malmkrog perseguiva lo stesso obiettivo. Qui il numero romano ci ammonisce prima ancora della visione. Stiamo compiendo un'operazione di rimozione collettiva come se quell'anno appartenesse, appunto, all'antichità. Invece non è così ed è bene che qualcuno ce lo ricordi. Lo fa senza avere timore per la lunghezza complessiva del film e neppure per i differenti stili di ripresa adottati. Una camera praticamente immobile per il primo episodio che poi si muove seguendo i personaggi nel secondo per panoramicare tra due lettini nel terzo e portandoci infine all'esterno poco prima di un funerale. In ognuna delle occasioni al centro continua ad esserci la parola come elemento fondamentale del suo fare cinema. L'analista che sottopone a un questionario la paziente che le è stata mandata da una conoscenza comune, anche se sembra più preoccupata dall'uso delle penne BIC che da quanto sta chiedendo, in forma apparentemente passiva fa venir fuori l'autorferenzialità di chi ha davanti. Puiu realizza un suo In Treatment senza mai variare il punto di vista ma facendo comunque emergere gli elementi che più lo interessano e cioè la presenza di personalità che, anche nella drammatica situazione che il mondo intero sta vivendo, continuano a pensare solo a se stesse.
Come accade con il fratello della terapeuta che ha in mente solo il proprio compleanno e si disinteressa dell'apprensione che la sorella prova per un'amica incinta affetta da Covid e ricoverata d'urgenza. Il testimone passa al marito di lei che si trova ad ascoltare le vicissitudini di un collega più per passare il tempo che non per reale interesse. Per arrivare all'ultimo episodio in cui l'orrore prende progressivamente possesso della scena. Non si tratta di una predica né di un ammonimento (Puiu rifugge da questi atteggiamenti). È piuttosto un invito a ricordare, a non mettere in un cassetto della memoria chiuso a chiave un periodo della storia comune che ha fatto emergere sicuramente la solidarietà ma anche un solipsismo che in alcuni stava solo attendendo l'occasione per poter emergere. Indipendentemente dalle posizioni da lui assunte in materia all'epoca questa sua riflessione odierna ci ricorda che i piccoli uomini feroci di Pirandello non hanno tratto grandi lezioni dall'accaduto e che la ferocia più abbietta (vedi il quarto episodio) continua ad albergare in alcuni di loro.
Il cinema di parola di Cristi Puiu ha un nuovo capitolo finalizzato a non far prevalere l’oblio. Il titolo va decodificato. Non si tratta dell’omonima band metal ma di un numero romano che si riferisce ad un anno che resta nella storia dell’umanità: il 2020. Stiamo compiendo un’operazione di rimozione collettiva come se quell’anno appartenesse all’antichità. Invece non è così ed è bene che qualcuno ce lo ricordi.
Non si tratta di una predica né di un ammonimento. È piuttosto un invito a ricordare, a non mettere in un cassetto della memoria chiuso a chiave un periodo della storia comune che ha fatto emergere sicuramente la solidarietà ma anche un solipsismo che in alcuni stava solo attendendo l’occasione per poter emergere. Questa sua riflessione odierna ci ricorda che i piccoli uomini feroci di Pirandello non hanno tratto grandi lezioni dall’accaduto e che la ferocia più abbietta continua ad albergare in alcuni di loro.
Grande assente dalle classifiche di fine anno dei cinephiles, l'ultimo film di Cristi Puiu "soffre" l'aver ricevuto una visibilità limitata (si è visto a settembre a San Sebastian) e la presenza in parecchie "top" del connazionale Radu Jude con il suo Don't expect too much from the end of the world - la linea oltranzista rumena contro quella pop e post-post-moderna, insomma: e se invece fosse proprio [...] Vai alla recensione »
Sempre libera, Baba au rhum, Norma Jean Mortenson, ??????? ????. Questi i titoli dei quattro segmenti di cui si compone MMXX, sesto lungometraggio diretto in oltre venti anni da Cristi Puiu e primo a essere stato portato a termine dall'esplosione globale della pandemia nei primi mesi del 2020. Alla Berlinale 2020, ultimo festival europeo a essersi tenuto seguendo le linee guida pre-pandemiche (in quei [...] Vai alla recensione »