Anno | 2023 |
Genere | Thriller, |
Produzione | Gran Bretagna, Italia |
Durata | 119 minuti |
Al cinema | 125 sale cinematografiche |
Regia di | Michael Winterbottom |
Attori | Douglas Booth, Irina Starshenbaum, Harry Melling, Aury Alby, Ian Hart Gina Bramhill, Matthew T. Reynolds, Tim Daish, Aaron Vodovoz, Lee Comley, Yotam Ishay, Aljosha Massine, Gianmarco Vettori, Ariel Nil Levy, Samuel Kay, Elene Mushkaeva, Alla Krasovitzkaya. |
Uscita | giovedì 27 giugno 2024 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Vision Distribution |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,76 su 12 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 2 luglio 2024
Un thriller politico ambientato negli anni Trenta che affronta il modo in cui l'estremismo politico e la violenza creino una separazione tra le persone costringendole a scegliere da che parte stare. In Italia al Box Office Shoshana ha incassato 27,1 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Shoshana Borochov (Irina Starshenbaum, già in Summer di Kirill Serebrennikov) è un'ebrea arrivata a Tel Aviv alla fine degli anni Venti con madre e fratello dall'Ucraina, insieme ad altri circa centomila europei. Una popolazione di esuli che a metà anni Trenta raggiungerà il mezzo milione di individui. È il periodo tra le due guerre, detto Mandatory Palestine, ossia la Palestina mandataria sotto il controllo britannico (1920-1948). Un prologo di immagini tratte da immagini di cronaca e cinegiornali d'epoca commentate dalla voce di Shoshana in voce fuori campo riassume i primi scontri tra arabi e ebrei per la rivendicazione della Palestina. In particolare, l'esecuzione di Shlomo Ben Yosef, giustiziato nel 1938 per aver attaccato con armi da fuoco un autobus pieno di civili arabi e automaticamente divenuto martire della causa sionista.
Giornalista, spirito libero e indipendente, impegnata, in continuità con l'idea del padre, nell'utopia dei kibbutz come membro di Haganah, formazione clandestina di autodifesa degli insediamenti ebraici, Shoshana inizia una relazione con Tom Wilkin (Douglas Booth), agente della squadra antiterrorismo della Polizia britannica palestinese.
Che Shoshana, ma anche il suo gruppo di compagni, guardano con sospetto, imputando agli inglesi l'escalation della violenza. Ma se Tom impara l'ebraico e si tiene a distanza da metodi troppo coercitivi, il nuovo funzionario di polizia Geoffrey Morton (Harry Melling) arrivato in città ha metodi spietati ed è determinatissimo a catturare Avraham Stern (Aury Alby), poeta ebreo leader del gruppo paramilitare Irgun, che rivendica a colpi di attentati esplosivi il possesso di quella terra al popolo di Israele.
Progetto che risale ai tempi di A Mighty Heart - Un cuore grande (2007), quando il regista era stato invitato al Jerusalem Film Festival, Shoshana è liberamente ispirato alla storia della figlia di Ber Borochov, tra i teorici del sionismo socialista, che, come dice la protagonista nel film, "era convinto che arabi e israeliani potessero convivere in Palestina". Dopo essersi imbattuti nella sua storia, Winterbottom e il produttore Josh Hyams hanno fatto ricerche allo Steven Spielberg Jewish Film Archive per approfondire il periodo antecedente alla fondazione dello stato di Israele, nel 1948, a sua volta conseguenza della risoluzione 181 dell'ONU, che decretò la partizione della Palestina tra ebrei e arabi.
Scritto dal regista con Laurence Coriat e Paul Viragh, Shoshana sceglie di concentrarsi su un aspetto meno noto della questione israelo-palestinese, cioè il ruolo del colonialismo britannico tra le due guerre, per criticarne violenza e paternalismo, forse persino l'indecisione di un governo che non ha piena comprensione del fenomeno (il regista nelle note stampa a riguardo cita per analogia l'occupazione statunitense di Iraq e Afghanistan). D'altra parte, indaga attraverso il personaggio che dà il titolo al film quell'ideale progetto originario riassunto dalle didascalie iniziali: "Per secoli la Palestina è stata un tranquillo ristagno dell'Impero Ottomano, con una minuscola comunità ebraica. Poi nel 1897 si è tenuta in Svizzera la prima conferenza dell'organizzazione sionista mondiale. Migliaia di persone sono partite dall'Europa determinate a costruire Israele qui nella Terra Promessa".
La forma cinematografica con cui il film riassume quel periodo è un ibrido originale, anche se non sempre perfettamente fluido, di solida finzione e materiale documentario a forte impronta colonialista (cinegiornali British Movietone News, Pathe Gazette e Gaumont British News), con il punto di vista di Shoshana ricreato in sceneggiatura tramite una voce narrante. Pur nell'eterogeneità dei materiali, le transizioni da una dimensione all'altra e dal bianco e nero al colore sono ardite e suggestive, così come tese ed efficaci risultano le scene di cospirazione terroristica, tristemente anticipatrici di innumerevoli altre stagioni e strategie di scontro, odio, morte (nel 2022 Winterbottom ha anche co-diretto con Michael Sawwaf Eleven Days in May, documentario sul bombardamento israeliano che uccise 60 bambini a Gaza nel 2021, inedito da noi).
Il film vive del paradosso per cui la storia d'amore tra Shoshana e Tom - realmente accaduta e che si fa metafora della (im)possibilità di pace tra nemici - che dovrebbe guidarlo e sorreggerlo resta schiacciata dalle altre piste narrative e stenta a farsi preponderante, riaccesa solo dal ricorrere di "The Man I Love" di George e Ira Gershwin. Se in qualche momento si ha la sensazione di riconoscere ambienti e paesaggi noti, è perché, non trovando nella Tel Aviv odierna, troppo moderna, le abitazioni basse degli anni Trenta, il film (prodotto da Revolution Films, Bartleby Film e Vision Distribution) è stato girato completamente in Puglia, tra le province di Taranto, Lecce, Brindisi. Di questo esperimento coraggioso, che torna ad un tempo antecedente alla fase più violenta del conflitto, è più che apprezzabile lo sforzo di approfondire una pagina storica dimenticata e di mettere la questione in relazione al contesto più ampio e complesso delle conseguenze della Prima guerra, dell'imminenza della Seconda, e dei pesi in gioco sullo scacchiere della politica globale.
Un melodramma per raccontare l'impossibilità di una convivenza multiculturale agli albori della nascita dello Stato d'Israele: Michael Winterbottom, pur in un tono che privilegia a tratti l'asciutto action movie, mantiene il filo costante lungo le due ore di durata sulla storia vera di Shoshana Borochov, una giornalista ebrea di origine ucraine, dilaniata tra amore e lotta armata nella Palestina degli [...] Vai alla recensione »
Bentornato Winterbottom. Regista di film bellissimi "Butterfly Kiss - II bacio della farfalla"; "Jude" (dal romanzo di Thomas Hardy); "24 Party People" - e di film meno belli. Negli ultimi anni si è buttato sulla politica, con il documentario "Road to Guantanamo" (l'unica cosa che ricordiamo sono ospedali puliti e brillanti). Anche "Shoshana" appartiene al filone politico, anche se il regista sostiene [...] Vai alla recensione »
Si ricostruiscono le vicende giovanili occorse a Shoshana Borochov, ebrea russa che negli anni Trenta si trasferisce a Tel Aviv per vivere, insieme a uno stuolo di correligionari, l'esperienza di ricreare una comunità ebraica in Palestina, sotto il protettorato britannico. Là intesse una relazione con l'ispettore della polizia anglo-palestinese Tom Wilkin; le conseguenze saranno tragiche quando la [...] Vai alla recensione »
Robusto dramma storico ambientato durante il mandato britannico della Palestina. Un film che parla in modo complesso dell'attuale dibattito su Gaza, sostenendo che il sionismo del ventesimo secolo aveva radici anticolonialiste e antimperialiste favorite dall'odio verso i "padroni" britannici. Tuttavia è da questi ultimi che i sionisti hanno imparato l'abitudine alla spietatezza.
Michael Winterbottom ha fatto della prolificità produttiva il suo principale marchio di fabbrica. La sua carriera ha raggiunto ritmi forsennati negli ultimi anni, toccando generi e prodotti audiovisivi di diversa forma e contenuto. La sua ultima fatica è un lungometraggio che riprende il filone storico già trattato dal regista inglese con il viaggio di due profughi afghani in Cose di questo mondo e [...] Vai alla recensione »
Alle origini della questione israelo-palestinese. Anni '30: Shoshanna (l'Irina Starshenbaum di Summer di Serebrennikov), giornalista ebrea arrivata a Tel Aviv dall'Ucraina col mezzo milione di esuli europei, un padre nell'organizzazione clandestina in difesa dei kibbutz, s'innamora di un agente della polizia britannica.Sviluppo thriller a dosi melò non imprevedibile, ma ben strutturato, con preziosi [...] Vai alla recensione »
Regista impegnato e militante, Michael Winterbottom ha spesso rivolto il suo sguardo critico sulla storia contemporanea, andando all'origine di tanti mali e conflitti della società attuale, che si intersecano con vicende intime, spesso dolorose, dei suoi protagonisti, da "Benvenuti a Sarajevo" a "Cose di questo mondo", Orso d'oro a Berlino 2003, a "Road to Guantanamo", Orso d'argento nel 2006.
1938. Nella neonata Tel Aviv l'esule ebrea Shosana, figlia del fondatore del movimento socialista sionista Ber Borochov, continua, come giornalista, l'utopia più che l'idea paterna portata avanti ora dai kibbutz, formazione di autodifesa degli insediamenti ebraici sorta nella Palestina sotto il protettorato britannico. A scompaginare i piani, però, irrompe l'amore (e l'Inghilterra): la ragazza incontra [...] Vai alla recensione »
Winterbottom si è consacrato a una bulimia produttiva (anche televisiva) che ne ha fatto una sorta di Soderbergh britannico: un esordio di culto (Butterfly Kiss), adattamenti tanto rigorosi (Jude da Thomas Hardy) quanto intrepidi (A Cock and Bull Story rilegge nello spirito il Tristram Shandy di Sterne), esercizi di verismo sociale alla Loach (Go Now, Wonderland, Everyday), variazioni sul genere (l'erotico [...] Vai alla recensione »
Per cercare di capire le origini del conflitto fra Israele e Palestina è importante conoscerne la storia. Shoshana ci porta nel1938 a Tel Aviv, una città moderna fatta fiorire dagli ebrei, i pochi che vivevano da tempo lì, e le decine di migliaia che arrivavano in quegli anni dall'Europa. Gli estremisti ebrei, il cui leader è il carismatico poeta Avraham Stern, rivendicano il totale controllo della [...] Vai alla recensione »
Il film racconta la Palestina degli anni Trenta, attraverso le vicende di Shoshana Borochov, una donna che intesseva rapporti con tutte le fazioni che combattevano per la formazione di uno stato libero d'Israele, ma che contemporaneamente era innamorata di un agente dei servizi segreti britannici la cui missione era quella di smantellare le cellule terroristiche.