Anno | 2023 |
Genere | Animazione |
Produzione | Italia |
Regia di | Michele Rech |
Attori | Valerio Mastandrea . |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | 4,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 12 giugno 2023
Zerocalcare affonda il coltello nella piaga della realtà di una città in preda al degrado e ai contrasti politici e sociali, e solleva argomenti potenzialmente divisivi.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Nel quartiere in cui Zerocalcare abita da sempre la tensione aumenta: è nato un centro di accoglienza profughi e i bulli locali ne approfittano per montare la solita polemica contro i migranti. Fra i residenti la reazione è mista: c'è chi è favorevole ad un'inclusione dei profughi, chi invece, come Cesare, amico di Zero fin dall'infanzia, si unisce agli intolleranti. E c'è anche chi si ritrova nel mezzo, senza sapere più da che parte stare.
Michele Rech, alias Zerocalcare, racconta la vita a Roma Est illuminandone le criticità, e introduce il personaggio di Cesare, il gigante del quartiere, cresciuto fra mille disagi e passato attraverso esperienze difficili. Starà a Zero capire se quell'amicizia decennale va rispettata o se Cesare è diventato il nemico contro cui combattere. E anche gli amici di sempre, Sarah e Secco, si riveleranno più complessi di quanto fosse finora stato lasciato intendere.
Con Questo mondo non mi renderà cattivo Zerocalcare affonda molto più profondamene il coltello nella piaga della realtà di una città in preda al degrado e ai contrasti politici e sociali, e solleva argomenti potenzialmente divisivi, anche perché dà un volto (la donna bionda sui manifesti sovranisti) e un nome ai personaggi che racconta.
Ma il lavoro su alcuni personaggi, in primis Cesare, lascia spazio alla complessità di certe alleanze che sono frutto dell'esclusione e delle problematiche concrete di un mondo che lascia ai più giovani (e ai cittadini in generale) condizioni di vita poco dignitose, e dunque poche alternative. Il tutto raccontato con lo spirito irriverente e iconoclasta di Zero, e con mille occasioni di farsi una risata anche davanti alle situazioni più dolorose, che è, prima di tutto, frutto di un'istantanea identificazione con i paradossi e le mortificazioni della vita di tutti.
Rispetto a Strappare lungo i bordi questa seconda serie è più tutto: più profonda, più complessa, più divisiva, più lunga (le puntate durano mezz'ora), più piena di parolacce, più dolente, più attenta allo sviluppo dei personaggi di contorno e più ricca di figure collaterali (una delle quali ha anche un doppiatore famoso, che si aggiunge al Valerio Mastandrea che dà come sempre voce all'Armadillo: e a proposito di voci, tutti i personaggi sono di nuovo doppiati da Michele Rech, ma solo nelle scene che appartengono alle sue ricostruzioni dei fatti).
Zero incorpora anche le critiche a lui rivolte per l'uso di un romanaccio a volte ai limiti dell'incomprensibile (volutamente, nel caso di Secco), ritrae i giornalisti come iene e gli attivisti (con affetto) come dinosauri, e racconta un consiglio municipale come il frattale delle inadempienze e ipocrisie della politica cittadina, divisa fra indifferenti, destrorsi, "progressisti di Capalbio" e "ornitorinchi emersi dal fallimento delle ideologie".
E fa più di una riflessione sul proprio successo e su quanto lo isoli dalla sua comunità, rendendolo un privilegiato che potrebbe non avere più "la legittimità per far la predica a qualcuno": e che per contro è chiamato a "metterci la faccia nelle cose giuste" quando parla sui mass media e in quei talk show che vanno in onda "a 'na certa". Così come fa qualche riflessione sul politically correct che probabilmente susciterà discussioni. Si respira la sua paura reale di "non ricordarsi com'era", ora che la popolarità e i guadagni, aumentati esponenzialmente anche grazie alla prima serie, di fatto lo allontanano dal mondo in cui è cresciuto e che ha sempre documentato. E di non sapere più "andare al passo del più lento", ora che la sua vita ha avuto un'enorme accelerazione.
Questo mondo non mi renderà cattivo sfonda la quarta parete facendo ancora più leva sulle caratteristiche intrinseche della piattaforma su cui la serie è distribuita - la pausa, il rewind, il fermo immagine, il fast forward , il trailer - nella piena coscienza che ci vorranno più visioni per notare i dettagli visivi di cui è disseminata la narrazione - personaggi sullo sfondo, poster, scritte sui muri, gusti di gelato, riferimenti alla cultura pop. La puntata più riuscita è la terza, che contiene un potente monologo da parte di Sarah, faro morale di Zero ancor più dell'Armadillo. Le musiche sono scelte una per una e fanno probabilmente parte del tappeto sonoro della vita di Rech (chi è nato fra i '70 e gli '80 le riconoscerà tutte).
Nell'"età dei grazie al cazzo" e nell'"inverno del narcisismo" c'è un gran bisogno di elaborazioni artistiche come quelle di Zerocalcare, che non fanno sconti a nessuno e stanno attente a rimanere riconoscibili, fin nei rumori di scena. Perché abbiamo un gran bisogno di sentirci meno soli nella confusione del presente in cui "tutto si cancella, tutto sparisce" e c'è fin troppa gente che "soffia veleno" per farci dimenticare di essere cresciuti insieme, e di poter continuare a farlo.
Si nota fin da subito che l'autore era privo di qualcosa da raccontare, solo che il successo della prima serie, che era più scanzonata e più simile alla vita di tanti millenial. Qui invece ha voluto fare il politically correct, scadendo nella banilità. Peccato perchè avevo un hype alto, dopo aver divorato la prima, con questa invece mi sono annoiato, sebbene la [...] Vai alla recensione »