Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Belgio |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Stefano Collizzolli, Daniele Gaglianone |
Attori | Evandro Fornasier . |
Uscita | martedì 8 novembre 2022 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | ZaLab |
MYmonetro | 3,39 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 novembre 2022
Il sogno di Genova 2001 è ancora vivo, perché presenti sono ancora i temi e i problemi di quei giorni. In Italia al Box Office Se Fate i Bravi - Genova 2001, il sogno e la violenza ha incassato 12,8 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Stazione di Padova, 19 luglio 2001. Stefano, poco più che ventenne, sta salendo sul treno per Genova, su un vagone prenotato dai manifestanti diretti al G8. A documentarlo sono le immagini che lui stesso ha girato con la sua miniDV, come hanno fatto moltissimi altri. Centinaia di altre persone partite per quell'evento con in testa un'idea di contestazione pacifica e di partecipazione politica esterna che potesse influire anche parzialmente sulle decisioni dei grandi del mondo. Anche Evandro era andato a Genova, quel giorno, e quando è scoppiata la violenza, dentro il corteo si trovava a poca distanza da Stefano. Poche decine di metri che hanno fatto tutta la differenza. A oltre vent'anni da quei fatti sanguinosi che hanno segnato uno spartiacque netto tra prima e dopo, per loro due e per il Paese, Stefano torna a Genova, riprende in mano quel girato, che non aveva più rivisto e lo monta principalmente insieme al ricordo, sguardo in macchina e in lunghi piani sequenza, con pochissimi stacchi, di Evandro. A latere gli interventi di Gianfranco Bettin, allora consigliere della Regione Veneto, Alessandra Ballerini, avvocata che prestava assistenza legale gratuita al Genoa Legal Forum, e del magistrato Alfonso Sabella, responsabile dell'ordine nelle caserme di Bolzaneto e di Forte San Giuliano, trasformatesi in teatro dell'orrore.
Nato da un'idea di Fabio Geda, scritto da Stefano Collizzolli, Daniele Gaglianone e Geda, Se fate i bravi è una coproduzione italo belga che torna sul più recente rimosso sulla violenza di Stato.
Prodotto e distribuito da ZaLab, la società di produzione che ha realizzato i film di Andrea Segre e di cui Collizzolli (I nostri anni migliori, Il pane a vita, Paese nostro) è cofondatore, è il terzo film della coppia, dopo i convincenti Dove bisogna stare e Il tempo rimasto. Il titolo riprende l'espressione di un rappresentante delle forze dell'ordine, sentita e chiarita da Evandro al termine del racconto del suo fermo e arresto. Serve un tempo di sedimentazione, è necessario prima dimenticare per poter ricordare e cercare di rimettere in fila, superare le tappe di un trauma. Anche se il quadro non si ricomporrà, se le immagini che riemergeranno non daranno mai pace né troveranno armonia. Con buona sintesi di montaggio, una distanza pudica e grande rispetto per il dolore, è questa l'idea che ad ogni inquadratura ci ricorda il film di Collizzolli e Gaglianone. Che arriva dopo una lunga serie di opere che hanno setacciato e indagato quei giorni, ma con un dispositivo narrativo diretto e originale: alla voce narrante fuori campo di Stefano, che commenta le proprie immagini riscoperte, si alterna il primo piano di Evandro: la macchina da presa, in un silenzio necessario, assorbe tutta la sua emozione ma anche la misura estrema e la precisione linguistica con cui ricuce la scena del sopruso.
È un documento naturalmente scioccante - soprattutto nel momento di confronto civile e duro tra Evandro e Sabella, sul tema della responsabilità - ma che la distanza temporale dai fatti consegna con generosa fiducia a chi ai tempi del Social Forum non era ancora nato: il film si apre infatti con un confronto con giovani invitati a riflettere sul senso di quel movimento. Se le didascalie finali ci ricordano la prescrizione per i colpevoli del processo di Bolzaneto, iniziato nel 2005, piace tenere in mente, per la tensione ideale che nonostante tutto trasmette, la citazione da Eraclito che apre il film: "Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà, poiché è introvabile e ad esso non apre nessuna porta".
Esce nelle sale Se fate i bravi di Stefano Collizzolli, scritto con Daniele Gaglianone e Fabio Geda. Ciò avviene Il giorno dopo la proiezione, tenutasi a Firenze, alla terza giornata della sessantatreesima edizione-dal 5 al 13 novembre- del Festival dei Popoli. E’ uno dei 100 film selezionati dai 1000 arrivati al Festival.
Serve un tempo di sedimentazione, è necessario prima dimenticare per poter ricordare e cercare di rimettere in fila, superare le tappe di un trauma. Anche se il quadro non si ricomporrà, se le immagini che riemergeranno non daranno mai pace né troveranno armonia. Con buona sintesi di montaggio, una distanza pudica e grande rispetto per il dolore, è questa l'idea che ad ogni inquadratura ci ricorda il film di Collizzolli e Gaglianone.
È un documento naturalmente scioccante ma che la distanza temporale dai fatti consegna con generosa fiducia a chi ai tempi del Social Forum non era ancora nato: il film si apre infatti con un confronto con giovani invitati a riflettere sul senso di quel movimento. Se le didascalie finali ci ricordano la prescrizione per i colpevoli del processo di Bolzaneto, iniziato nel 2005, piace tenere in mente, per la tensione ideale che nonostante tutto trasmette, la citazione da Eraclito che apre il film: "Chi non spera l'insperabile non lo scoprirà, poiché è introvabile e ad esso non apre nessuna porta".
Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher nel loro splendido Futura, in cui intervistano ragazzi di tutta Italia sull'idea del domani, quando arrivano a Genova e chiedono ai giovani se sanno cos' è successo lì nel 2001 si rendono conto che no, non lo sanno, pur vivendo in quella città. O lo sanno in maniera approssimativa. E il nostro film, Se fate i bravi di Stefano Collizzolli e Daniele [...] Vai alla recensione »
«Appese i corpi uno a uno dopo che l'asciugatrice meccanica ebbe finito di strizzarli. [...] "Cazzo, ma non mi sembra mica a posto, sembra che abbia in corpo ancora un po' di sangue [...]. Mi raccomando, fai funzionare a modino quelle macchine asciugatrici, voglio che gli strizzi il fegato a puntino, niente forme di resistenza"». Questo breve frammento di La macchina strizzafegato di Charles Bukowski [...] Vai alla recensione »
A poco più di vent'anni è possibile comprendere fino in fondo i fatti di Genova? Che cosa è successo allora, cosa è cambiato, cosa è rimasto uguale e perché. Nel 2001 Genova ospita il G8, ed è la prima volta nella storia che il dissenso e la protesta vengono incarnati da un movimento di massa che non rivendica niente per sé stesso, ma chiede giustizia per tutti.
Esistono delle immagini appartenenti che rimangono indelebili e nitide nel loro essere emblematiche di un determinato evento, spesso, notoriamente carico di significati sviluppatesi oltre la staticità di un'istantanea. Immensi cortei, forze dell'ordine rigidamente schierate e piazze colme di migliaia di anime, costituiscono l'assortito repertorio di uno dei momenti più enigmatici del nostro recente [...] Vai alla recensione »