Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Danimarca, Israele, Finlandia, Islanda |
Durata | 100 minuti |
Regia di | Guy Davidi |
Uscita | mercoledì 3 aprile 2024 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Bloom Distribuzione |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,57 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 marzo 2024
Ci sono voluti più di dieci anni di lavoro per realizzare Innocence, una storia che racconta Israele tramite il suo esercito. In Italia al Box Office Innocence ha incassato 3,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Attraverso frammenti di video casalinghi ed estratti dai diari privati, l'infanzia innocente dei giovani israeliani che crescono nel culto di una società militarizzata viene messa a contrasto con l'esperienza dell'esercito, alienante e psicologicamente devastante. Le storie di tanti ragazzi si incrociano nella loro fase iniziale, destinate a rimanere tragicamente corte perché appartenenti a giovani soldati che hanno scelto di togliersi la vita dopo aver servito nell'esercito, che nel paese è uno sbocco obbligatorio e fa intensamente parte della costruzione dell'identità di ciascun individuo.
Particolarmente doloroso vista l'attualità dell'anno 2024 in cui esce, il film è opera dell'israeliano Guy Davidi, che il paese lo ha lasciato da lungo tempo e ha trascorso l'intera carriera a documentare le sfaccettature, anche quelle periferiche e per questo più istruttive, dell'occupazione militare di Gaza da parte di Israele e dei soprusi di cui è fatto oggetto il popolo palestinese.
Il più famoso è forse Five broken cameras, che fu candidato agli Oscar e vinse diversi premi con la storia di un villaggio attorno al quale vengono erette barriere per separarlo da un insediamento israeliano.
Ma in Innocence, forse la più intimamente provocatoria e profonda tra le sue opere, la Palestina non c'è, o almeno non direttamente; questo ibrido di forma documentaristica e raccolta di materiali d'archivio guarda (e si guarda) invece all'interno, nell'animo oscuro della società israeliana e dei valori assoluti a cui essa sacrifica le sue generazioni che si affacciano all'età adulta: le armi, il dominio, la sopraffazione.
"Sapete, mamma e papà, qui nell'esercito ti accorgi di avere due possibilità: essere un bravo soldato, o una brava persona." Questo il distillato che racconta uno dei protagonisti dopo aver toccato con mano la realtà del servizio di leva, ben diverso dalla retorica che viene inculcata nelle menti dei bambini fin dall'asilo, e che Davidi mostra in alcune scene scolastiche dal particolare effetto straniante.
Dietro questo agglomerato di materiali audiovisivi, che vanno dai ricordi domestici ai video di addestramento militare passando per dei segmenti documentari contemporanei, pulsa una dimensione vitale fatta di trauma e piccoli atti di resistenza privata. È un lavoro di lunga ricerca e soprattutto di relazione non facile con le famiglie dei protagonisti, che Davidi riesce a fondere in una creazione sempre al limite tra la denuncia più disperata e il tono eccessivamente elegiaco.
Per come riesce a trovare una chiave specifica alla comprensione emotiva di certi temi sempre attuali, l'ultima opera di Davidi segna un avanzamento nella sua carriera e una visione di grande stimolo per il pubblico soprattutto europeo. Nel mettere sotto esame il trattamento della gioventù del paese, il regista chiama in causa tutto l'intorno, dalla dimensione genitoriale a quella istituzionale, ma rimanendo ancorato su quell'assenza che c'è in mezzo, come una caverna in cui riecheggia soltanto il lutto.
Dai diari di giovani israeliani morti suicidi durante il servizio di leva, con immagini di repertorio, si alzano voci diverse e intrecciate sul sistema militare israeliano e sull'incombenza della difesa nel corso dei decenni. È un percorso a due vie: le domande sul tempo dell'esercito (il destino, il senso, l'opposizione), e le biografie, ossia la relazione tra infanzia, religione e coscrizione.
Fare un film, si sa, è agire politicamente, quale che sia l'intenzione iniziale, o ancor più la tipologia di opera cinematografica sulla quale si lavora. Ma anche permettere a un film di essere visto, di "circuitare", di passare di sguardo in sguardo, di spettatore in spettatore creando dinamiche dialettiche, equivale ad agire in modo politico. E a volte può persino capitare che tirar fuori dal cassetto [...] Vai alla recensione »
In Israele si è soldati dalla nascita, perché il mondo è palesemente ostile allo Stato degli ebrei. L'accerchiamento ha profonde radici storicoreligiose. La Bibbia insegna che il popolo ebraico è il solo popolo eletto e non ha altra protezione se non quella di Dio onnipotente. Che cosa questo c'entri con la Costituzione democratica di un paese multietnico che vanta modernità di costumi resta un mistero, [...] Vai alla recensione »
Dallo stesso regista apprendiamo che Innocence è stato un progetto elaborato, per la cui realizzazione è stato necessario impiegare molto tempo per recuperare, presso le famiglie i diari, le poesie o comunque le testimonianze scritte dei soldati israeliani che si sono tolti la vita durante il servizio militare. Oltre 700 i casi che Guy Davidi ha raccolto con l'aiuto dei familiari non sempre disponibili, [...] Vai alla recensione »