Anno | 2022 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svezia |
Durata | 76 minuti |
Regia di | Jennifer Rainsford |
Tag | Da vedere 2022 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 22 giugno 2022
Le disastrose conseguenze del più grande terremoto della storia moderna del Giappone avvenuto nel marzo del 2011.
CONSIGLIATO SÌ
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A partire dallo tsunami che nel 2011 colpì con estrema violenza il Giappone si apre una riflessione su cosa accade ai sopravvissuti di una tragedia come quella proponendo punti di vista e reazioni differenti allargando anche il discorso alle origini dell'universo.
Un film sul terremoto che sconvolse il Giappone letto da una prospettiva diversa ed emotivamente coinvolgente.
Per noi occidentali il terremoto che colpì il Giappone l'11 marzo 2011 resta fondamentalmente collegato al pensiero della catastrofe nucleare che avrebbe comportato quanto stava accadendo alla centrale atomica di Fukushima. Tutto il mondo aveva visto le terribili immagini dello tsunami che travolgeva intere cittadine costiere ma il terrore si focalizzava altrove. Questo documentario ci ripropone invece quelle immagini invitandoci a chiederci come vivono, a più di dieci anni di distanza coloro che hanno perduto tutto ivi compresi gli affetti più cari. Incontriamo un vedovo esperto in immersioni che non ha ancora perso la speranza di poter ritrovare almeno lo scheletro della moglie sui fondali oceanici, così come altre persone che hanno reagito ciascuna a suo modo. Lo sguardo della regista però non si sofferma solo sulle vicende individuali ampliando così le nostre conoscenze. Ci mostra così le coste di un'isola delle Hawaii dove numerosi volontari sono all'opera per liberare le spiagge da montagne di oggetti che la furia delle onde ha preso in Giappone ed ha trasportato fin lì creando un inquinamento difficile da debellare. Oltre a quanto avvenuto per la fauna marina che si è impigliata in reti e detriti. È proprio iniziando ad occuparsi dei fondali oceanici che ha inizio quella che, nell'economia complessiva del documentario, potrebbe apparire come una digressione fortemente evocativa ma poco aderente al contesto. Lo spettatore che avrà la bontà di seguirla scoprirà che invece ha una forte attinenza con lo tsunami. Nel contempo consente di sviluppare una teoria suggestiva legata a quanto viene enunciato nel titolo. Senza falsi pietismi o retoriche ricattatorie ci si limita a verificare, anche basandosi su dati scientifici, cosa avrebbe potuto accadere se si fosse prestata attenzione ad alcuni segnali provenienti dal mondo della natura. Avvalendosi poi delle neuroscienze vengono offerti dati su come il cervello reagisce a traumi come quelli subiti da chi ha avuto la vita sconvolta in maniera così brutale e repentina. Tutto questo in un contesto estremamente delicato e rispettoso del dolore altrui.
Il film della regista svedese viene da lontano e si è, infatti, sviluppato nel corso di otto anni durante i quali l'ambiziosa opera ha preso forma e contenuto, affinando la sua estetica anche attraverso le musiche di Theo Teardo che fin da subito ha avviato una proficua collaborazione, che oggi, a film finito, mostra ogni suo valore. Il film dal lungo e didascalico titolo prova a cogliere quel respiro [...] Vai alla recensione »