The Story of Looking

Film 2021 | Documentario 90 min.

Anno2021
GenereDocumentario
ProduzioneGran Bretagna
Durata90 minuti
Regia diMark Cousins
TagDa vedere 2021
MYmonetro Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Regia di Mark Cousins. Un film Da vedere 2021 Genere Documentario - Gran Bretagna, 2021, durata 90 minuti. Valutazione: 3,5 Stelle, sulla base di 2 recensioni.

Condividi

Aggiungi The Story of Looking tra i tuoi film preferiti
Riceverai un avviso quando il film sarà disponibile nella tua città, disponibile in Streaming e Dvd oppure trasmesso in TV.



Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.


oppure

Accedi o registrati per aggiungere il film tra i tuoi preferiti.

Ultimo aggiornamento martedì 21 giugno 2022

Mark Cousins si interroga sull'atto della visione mentre la pandemia di Covid costringe a una nuova riflessione.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 3,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Premi
Cinema
Trailer
Un film totalmente libero, ricco di suggestioni che suggeriscono domande più che risposte.
Recensione di Giovanni Bogani
lunedì 20 giugno 2022
Recensione di Giovanni Bogani
lunedì 20 giugno 2022

Essere tremendamente personali, completamente intimi, disarmati. E allo stesso tempo, raccontare qualcosa che riguarda tutti. È quello che fa Mark Cousins in The Story of Looking. No, non è un film enciclopedico, immenso come The Story of Film. Vi somiglia, per certi aspetti, ma è immensamente più intimo. È, se vogliamo, un diario visivo, la storia di una lunga notte: quella che, per Mark Cousins, precede un intervento agli occhi. Ed è la storia dei suoi pensieri, delle sue riflessioni sulla visione, su ciò che rappresenta la visione per tutti noi. Su quale sia la sua storia, e quale sia il suo valore. 

Un tema immenso, sul quale è impossibile dire una parola definitiva. Una storia della visione umana, e del suo contrario: la cecità. Con una testimonianza di Ray Charles, il pianista cieco, inizia il film di Mark Cousins. Che cosa è la visione? Quanto è importante per la nostra vita? 

Può essere straniante, vedere Mark Cousins sdraiato in un letto, in quella postura che sa già di malattia, la testa su un cuscino, quella sensazione di impotenza, di soffocamento. Un'inquadratura che non cambia mai, un'inquadratura "malata", interrotta solo da frammenti di film, da immagini di quadri celebri. A metà fra una videochiamata di un amico che d'improvviso ti confessa cose che non ha detto mai, e una mostra di quadri. Immagini. L'immagine di sua nonna morta, custodita in un vecchio telefono che non funziona più: una donna morta due volte, l'ultima immagine seppellita in un telefono, morto anch'esso. 

Che cosa è che abbiamo visto, nella nostra vita? Quante sono le immagini che ricordiamo? Quali sono quelle che ci hanno cambiato la vita? Siamo tutti immensi magazzini viventi di immagini. "Lo sguardo è stato la mia gioia, il mio mondo", dice Cousins. Nessuno più di lui ha amato, accarezzato, custodito la visione. Un giorno scopre che, pulendo la lente dei suoi occhiali, la lente rimane sporca. Ma non è la lente degli occhiali: è quella del suo occhio, è il cristallino. Ha una cataratta. E scopre anche che è geneticamente predisposto alla degenerazione maculare. Qualcosa di ben più grave di una cataratta, qualcosa che può portare alla perdita totale della visione centrale. Per fortuna, fino ad ora Cousins ha solo una "normale" cataratta opacizzata. Qualcosa che accade a moltissime persone. 

Solo che lui inizia a riflettere sulla visione. E crea un film intimo, anomalo, con un narratore seminudo sdraiato in un letto, quasi la cronaca di un'agonia; ma anche un film ricco di suggestioni, che tocca capolavori del cinema e della pittura. Il bambino della sequenza iniziale di Persona di Ingmar Bergman, che vede un'immagine sfocata della madre, cerca di sfiorarla, di appropriarsene, proprio come i neonati vedono immagini sfocate, prima di essere capaci di mettere a fuoco il mondo. E i quadri di Yves Klein, di Vermeer, un dipinto giapponese che custodisce da secoli la delicatezza di alberi fuori fuoco, ad opera di Hase-gawa To-haku. 

Cousins traccia la storia della "sua" visione: la scoperta del movimento, la scoperta dei colori. Il blu, il più giovane dei colori, che fino ad alcuni secoli fa neppure "esisteva", non c'era neppure una parola per definirlo. Poi divenne il colore del vestito della Vergine, il colore più spirituale, iniziò a vivere di vita propria, a distaccarsi dall'immensa area semantica del verde. 

C'è un senso di oppressione che si vive in tutto il film, l'oppressione di non potersi muovere, di essere confinati insieme a Cousins in una stanza, in un letto, con la testa su un cuscino. Ma piano piano, si segue insieme al film una sorta di autobiografia di Cousins - infanzia, adolescenza, età adulta - e un viaggio affascinante, seppure necessariamente incompleto, nella storia della visione dell'umanità. La storia di migliaia di anni, nel corso dei quali abbiamo imparato a guardare. E si arriva facilmente al presente, all'ossessione dei selfie. Il selfie come atto di amore per la vita. Lo sguardo, verso se stessi e verso gli altri, come atto di amore. E lo sguardo verso i corpi: l'infinità di video che mostrano corpi nudi, oggi. Lo sguardo di Leni Riefenstahl, la regista del nazismo, che settantenne - lei, che aveva simpatizzato per un regime razzista - si ritrova in Sudan, europea, bianca, vestita e settantenne a fotografare giovani africani nudi. È ancora lei, la donna bianca, ad avere il potere.

Lo avete capito: è un film totalmente libero, non sistematico; può passare da una foto di Leni Riefenstahl alle immagini di un bambino in un campo di rifugiati in Macedonia, che gioca con la videocamera di Cousins. Per arrivare a Cousins che ci mostra un bicchiere di vetro, un bicchiere come un altro, forse anche un po' opaco. Ma è il bicchiere nel quale aveva bevuto Jane Russell, quando era stata in visita a casa sua. Jane Russell, l'attrice de Gli uomini preferiscono le bionde, e un modesto bicchiere di vetro, nel quale bere un po' di birra. C'è tutto: l'immensità del cinema, la luminescenza del divismo, e la minuscola intimità del vivere, delle nostre paure, di un po' di birra bevuta in un bicchiere opaco prima di un'operazione.

Un'operazione che evidentemente dà il panico a Cousins. Il quale pensa alla sequenza iniziale di Un chien andalou, il film di Bunuel che inizia con un occhio tagliato. E Cousins pensa che gli taglieranno l'occhio, usa la parola "knife", coltello, per indicare il bisturi. Pensa al chirurgo bengalese che lo opererà, e gli viene in mente un film di Satyajit Ray, Devi, con tre occhi disegnati nel buio, che lasciano il posto allo sguardo di Sharmila Tagore. Poi pensa a un film surrealista di Alberto Cavalcanti, Rien que les heures, pieno di occhi, che ispirerà la sequenza onirica di Io ti salverò di Hitchcock

Che cosa accadrebbe se perdessimo la vista? Avremmo ancora abbastanza immagini nella nostra memoria per vivere? E poi ecco le immagini dell'operazione stessa: il nuovo cristallino messo nell'occhio. Le immagini, a tutto schermo, di un occhio aperto, liberato da un cristallino ormai opaco, con un cristallino artificiale che vi trova posto, dispiegandosi dentro, "come un insetto che nasce".

Vale la pena vedere questo film intimo e insieme enciclopedico? Sì, anche se non riusciremo a risolvere il mistero della visione, del significato e del potere che le immagini hanno avuto nella storia dell'umanità. Che cosa accade in noi quando guardiamo? Che cosa abbiamo guardato nella nostra vita? Che cosa vedremo ancora? The Story of Looking è un film fatto di domande, più ancora che di risposte. 

Sei d'accordo con Giovanni Bogani?
Powered by  
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
martedì 14 giugno 2022
Giulio Sangiorgio
Film TV

C'è un motivo se questa pagina, in cui recensiamo tre film di Mark Cousins, è composta solo da pollici medi. E sta tutto nei paradossi di queste domande semplici semplici: come può, un film, esser sia diario sia saggio? Come può basarsi su una scrittura emotiva, in prima persona, e proporre un ordinamento storico ponderato? Come può fare Storia globale se fa autobiografia? Mark Cousins non è Chris [...] Vai alla recensione »

NEWS
[LINK] FESTIVAL
lunedì 20 giugno 2022
Giovanni Bogani

Cousins si interroga sull'atto della visione prima di un'operazione agli occhi. Presentato al Biografilm e ora disponibile su IWONDERFULL. Vai all'articolo »

Vai alla home di MYmovies.it
Home | Cinema | Database | Film | Calendario Uscite | MYMOVIESLIVE | Dvd | Tv | Box Office | Prossimamente | Trailer | Colonne sonore | MYmovies Club
Copyright© 2000 - 2024 MYmovies.it® - Mo-Net s.r.l. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale. P.IVA: 05056400483
Licenza Siae n. 2792/I/2742 - Credits | Contatti | Normativa sulla privacy | Termini e condizioni d'uso | Accedi | Registrati