Titolo originale | Un petit frère |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 116 minuti |
Regia di | Léonor Serraille |
Attori | Annabelle Lengronne, Stéphane Bak, Kenzo Sambin, Ahmed Sylla, Jean-Christophe Folly Majd Mastoura, Pascal Reneric, Thibaut Evrard, Angelina Woreth, Manon Clavel, Laetitia Dosch, Manuel Le Lièvre, Rafaël Rajabian. |
Uscita | giovedì 31 agosto 2023 |
Distribuzione | Teodora Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 2,78 su 17 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 29 agosto 2023
Il ritratto di una famiglia che si trasferì dall'Africa a Parigi alla fine degli anni '80. In Italia al Box Office Due fratelli ha incassato 5,7 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Nella seconda metà degli anni '80 Rose lascia la Costa d'Avorio per raggiungere, con i suoi due figli piccoli, la periferia di Parigi. Seguiamo i tre protagonisti nel corso di vent'anni a partire da allora assistendo così ai tentativi di costruzione (ma anche al suo opposto) di un nucleo familiare.
Assistiamo alla descrizione di un rapporto madre-figli che non apporta nessun elemento nuovo alla tematica già trattata sul grande schermo.
Massimo Troisi, con la sua saggezza, diceva che dopo il successo di Ricomincio da tre non voleva girare il secondo film ma passare subito al terzo perché il secondo non sarebbe stato all'altezza del primo. È quanto accade a Léonor Séraille che, dopo il più che positivo esordio con Montparnasse - Femminile singolare, si ritrova prigioniera di un'ulteriore regola non scritta. Quella cioè che prevede che se hai vinto con la tua opera precedente la Camera d'Or a Cannes (a lei è successo nel 2017) qualsiasi film tu diriga tornerai su quegli schermi. Magari, come nello specifico, in Concorso Ufficiale. Peccato però che quest'opera non regga neppure alla lontana il confronto con la precedente. Di rapporti difficili tra madre e figli, magari con l'elemento aggiuntivo dell'immigrazione, il cinema ce ne ha già mostrati raggiungendo anche livelli di intensità sia sul piano della narrazione che su quello estetico. Purtroppo in questa occasione quei livelli restano distanti in una storia che è un po' didascalicamente tripartita sui protagonisti focalizzando l'attenzione sui due figli, di cui uno più grande di qualche anno rispetto all'altro, che non riescono a comprendere la ricerca di libertà della madre in particolare sul piano delle relazioni con uomini non importa se di origine africana o francesi. Tutto scorre con qualche scontro verbale e fisico, con canzoni e balli che vorrebbero al contempo rappresentare momenti di intimità ma anche di liberazione da imposizioni ma senza che si avverta un'originalità nel ritrarre questo trio. Il passare degli anni, che avrebbe potuto coinvolgere anche il mondo circostante con le sue variazioni sul piano sociale e politico è finalizzato solo a far crescere i due fratelli consolidandone il legame ma nulla di più. Bisognerà attendere, fiduciosi, Léonor Séraille al terzo film.
Nella seconda metà degli anni '80 Rose lascia la Costa d'Avorio per raggiungere, con i suoi due figli piccoli, la periferia di Parigi. Seguiamo i tre protagonisti nel corso di vent'anni a partire da allora assistendo così ai tentativi di costruzione (ma anche al suo opposto) di un nucleo familiare. A 6 anni di distanza dal suo precedente "Montparnasse - femminile [...] Vai alla recensione »
«Mai piangere», Rose (Annabelle Lengronne) lo insegna ai figli. Jean (Sidy Fofana) ha dieci anni, Ernest (Milan Doucansi) cinque. Siamo nel 1989. I tre sono appena giunti dalla Costa d'Avorio. Rose potrebbe sposare Jules (Jean-Christophe Folly), un ivoriano che ha fatto una piccola fortuna a Parigi. Ma non vuole appartenere a nessuno. Non cerca compassione né aiuto.
Dopo aver vinto la Caméra d'or nel 2017 con Montparnasse. Femminile singolare, Léonor Serraille stupisce di nuovo raccontando la storia della vita di Rose, una donna ivoriana arrivata a Parigi nel 1989, e dei suoi due figli. Un'odissea del quotidiano realizzata con tanta ambizione quanta attenzione. C'è qualcosa di misterioso e affascinante nella modestia di questa cronaca a lunga scadenza che rifugge [...] Vai alla recensione »
Il cinema francese, accanto all'opera omnia di Ken Loach, è rimasto l'unico a raccontare i disagi del reale, guardando in faccia i così detti "umiliati e offesi", ma senza far mai della retorica, senza virgolette né proclami, lasciando la scia di un giudizio alle nostre sensibilità: donne che non ce la fanno a lavorare e crescere i figli, che patiscono gli orari, che puliscono le cabine dei ferry boat: [...] Vai alla recensione »
Anni '80. Rose lascia la Costa d'Avorio per la periferia parigina, portando con sé i due figli più piccoli. Ernest, il fratello maggiore, segue insofferente la madre. Annabelle Lengronne conquista lo schermo: charme e carattere da protagonista. Il corpo è il suo strumento per comunicare, le parole trasportano i gesti. Stépahne Baki anima e cuore della narrazione, la (in)segue in una Parigi sbiadita [...] Vai alla recensione »
Con Due fratelli seguiamo, a partire dal 1989, una famiglia di immigrati dalla Costa d'Avorio che si stabilisce in Francia, dapprima a Parigi e poi a Rouen. Va detto subito che il titolo italiano, come del resto quello originale (Un petit frère) e inglese (Mother and Son), risulta parziale in quanto non riesce a sintetizzare accuratamente la struttura triangolare scelta per la narrazione della vicenda. [...] Vai alla recensione »
Trent'anni di vita di una jeune femme, Rose, e dei suoi figli, due fratelli. Il titolo originale però ne isola uno, il minore, Ernest, voce narrante in solitaria lungo i tre atti che illuminano e rimestano nelle rispettive soggettività, tre insiemi che s'intersecano a fatica, incorreggibili nelle proprie asperità, in cerca di una ricomposizione nel mondo interiore, familiare, sociale.
Due fratelli è un film spiazzante perché non si sa dove collocarlo: è un oggetto difficile da categorizzare, un dramma, una storia di fratellanza, una denuncia sociale. È tante cose insieme e nessuna. Due fratelli parla di tre membri di una famiglia disgregata come tante, composta da immigrati africani arrivata in Francia negli anni Ottanta dalla Costa d'Avorio.
Dopo Montparnasse - Femminile singolare, Caméra d'Or come miglior esordio a Cannes 2017, Léonor Serraille è tornata al Festival di Cannes con un film ispirato alla vita del compagno, per raccontare una storia di immigrazione lontana da ogni cliché, e che aiuta a capire le radici delle tensioni sociali che attraversano la Francia multietnica di oggi.
Temi quali l'emigrazione e l'integrazione in un nuovo paese hanno sempre fatto parte del novero di tematiche a disposizione di chi parla attraverso l'arte. Questo è particolarmente vero per un paese come la Francia che, tra le eredità del proprio periodo coloniale, ha anche una forte immigrazione dalle nazioni africane un tempo dominate. Di conseguenza, i cineasti francesi si sono spesso confrontati [...] Vai alla recensione »
La vita di una donna emigrata in Francia dalla Costa d'Avorio e dei suoi due figli: un ritratto famigliare in tre capitoli, ciascuno dei quali dedicato a uno dei personaggi, e un'epopea intima che si estende lungo i decenni a partire dagli anni 80. Vincitrice nel 2017 della Caméra d'or con Montparnasse - Femminile singolare, Léonor Serraille approda al Concorso del 75° Festival di Cannes con la sua [...] Vai alla recensione »
Dalla Costa d'Avorio una giovane madre arriva a Parigi con i suoi due figli piccoli, cedendo facilmente alle lusinghe di troppi uomini che vorrebbero aiutarla. Siamo nel 1989 e nei vent'anni successivi i due figli crescono (il più grande in modo disordinato e pericoloso, il secondo finendo per diventare professore di filosofia), in un Paese dove essere un immigrato regolarmente registrato e perfino [...] Vai alla recensione »
Una madre single si sposta dalla Costa d'Avorio a Parigi con due dei suoi figli. È l'opera seconda della francese Léonor Serraille, Mother and Son, in Concorso a Cannes 75. Tre capitoli, vent'anni di arco temporale, ha per protagonista Rose (Annabelle Lengronne, vitale, elegante e tosta), che senza false idealizzazioni né rassicuranti compromesse erge a status di mater familias, con risvolti importanti [...] Vai alla recensione »
La depressione è una malattia da bianchi. È quel che dice Rose al figlio Ernest, silenzioso e malinconico. Ed è il suo modo di spronarlo e incoraggiarlo. Ma, a dire il vero, lei non è mai stata immune da questi problemi dell'anima. Anzi. Ha sempre mostrato un'inquietudine profonda, tradotta nel disperato bisogno di trovare il proprio centro negli altri.
È il 1989 quando Rose arriva nella periferia parigina dalla natia Costa d'Avorio. Porta con sé due figli - Jean e il piccolo Ernest - e altri due li ha lasciati a casa. Va a vivere da dei parenti, trova presto un impiego come addetta alle pulizie, inculca nei ragazzi l'etica dell'impegno, rifiuta il corteggiamento di un connazionale in nome di un'ostentata indipendenza, intreccia una relazione con [...] Vai alla recensione »
Dalla Costa d'Avorio una giovane madre arriva a Parigi con i suoi due figli piccoli, cedendo facilmente alle lusinghe di troppi uomini che vorrebbero aiutarla. Siamo nel 1989 e nei vent'anni successivi i due figli crescono (il più grande in modo disordinato e pericoloso, il secondo finendo per diventare professore di filosofia), in un Paese dove essere un immigrato regolarmente registrato e perfino [...] Vai alla recensione »
Nel 1989 una giovane donna ivoriana con due figli piccoli (Jean, 10 anni, ed Ernest, 5 anni) arriva dalla sua terra d'origine a Parigi, dove la famigliola trova ospitalità nell'appartamento di due conterranei, dividendo in tre una camera nella quale a malapena riescono a far entrare la valigia. Inizia così Un petit frère, secondo film per la regista francese Léonor Serraille dopo Montparnasse femminile [...] Vai alla recensione »