Titolo originale | Armageddon Time |
Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Brasile, USA |
Durata | 114 minuti |
Regia di | James Gray |
Attori | Anne Hathaway, Anthony Hopkins, Jeremy Strong, Banks Repeta, Jaylin Webb Tovah Feldshuh, Ryan Sell, Domenick Lombardozzi, Marcia Jean Kurtz, Teddy Coluca, Andrew Polk, Dane West. |
Uscita | giovedì 23 marzo 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | Universal Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,12 su 38 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 28 febbraio 2023
Queens anni '80. Un giovane ragazzo vuole diventare un artista suscitando molte perplessità tra i famigliari. Il film è stato premiato a National Board, ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award, ha ottenuto 1 candidatura a NSFC Awards, In Italia al Box Office Armageddon Time - Il Tempo dell'Apocalisse ha incassato 250 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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All'alba degli anni ottanta, con la presidenza Reagan che si avvicina assieme alle prospettive di fine del mondo, il piccolo Paul non ha altre preoccupazioni che tormentare il professore in classe e stringere amicizia con il ripetente dell'ultimo banco, Johnny. I due testano i limiti della disciplina nell'errata convinzione che la madre di Paul sia la preside della scuola, mentre la donna, assieme al marito Irving e ai nonni, è solo preoccupata per il futuro del figlio che sogna di diventare un artista famoso a dispetto dei desideri più convenzionali e rispettabili della famiglia.
Si è perso nella giungla, James Gray, e poi si è spinto oltre la luna. Ma la meta ultima è sempre il ritorno a casa, al passato, al Queens e alla famiglia.
Con Civiltà perduta e Ad astra si è dedicato per qualche anno a un cinema più avventuroso nella forma e nello spazio, ma Armageddon Time di colpo restringe il campo a quei claustrofobici bozzetti domestici come Two Lovers o gli iniziali Little Odessa e The Yards. Storie che hanno reso Gray il regista americano più importante della sua generazione assieme a P.T. Anderson, e che come per tutti i grandi autori ruotano attorno agli stessi temi: le radici lontane di famiglie emigrate dall'est-Europa e il trauma inter-generazionale tra padri e figli. Stavolta Gray aggiunge specificità autobiografica a un film-confessione su un adolescente che non si rende conto del proprio privilegio. Tutti attorno a lui vorrebbero fargli capire quanto sia difficile la vita, nel passato come nel presente. Johnny, afroamericano senza i genitori, lo fa discretamente, ripetendo che "it don't matter" mentre usa la rimessa della famiglia Graff come alloggio e continua a pagare per gli errori di Paul. Esther e Irving lo fanno con crescente frustrazione, cercando di avviare il ragazzo a essere qualcuno che conta, "molto migliore" del suo papà. Ma l'unico che sembra avere un effetto è il nonno Aaron di Anthony Hopkins (in un altro grande ruolo patriarcale a un anno di distanza da The Father) che offre una prospettiva storica, e racconta di ebrei ucraini in fuga, di prevaricazioni, e di un arrivo in America attraverso Liverpool. Quello di Paul (catturato alla perfezione dalla cocciutaggine leggera del giovane Banks Repeta) sembra a volte un istinto autodistruttivo, un rifiuto perenne della propria realtà. È una caratteristica che rende Armageddon Time un'opera respingente, che non invita lo sguardo partecipe dello spettatore, come in Licorice pizza di Anderson, e rompe i codici del "coming of age" tradizionale.
Gray costringe a osservare un'America in cui il razzismo serpeggia anche nel salotto di una famiglia liberal spaventata da Reagan, e costringe ad ascoltare i genitori di Trump parlare agli allievi di una scuola privata dell'importanza del successo come definizione di sé. Più eterogeneo e granulare rispetto ai primi film del regista, rievoca gli anni ottanta come un momento critico di passaggio per la società a stelle e strisce. Il talento fulgido di Gray rimane evidente sotto la superficie di un film meticolosamente lavorato per apparire modesto; anche senza lunghi piani sequenza e dimostrazioni di virtuosismo, lo si scorge nella precisione con cui si muovono gli attori nella scena iniziale a scuola, tutta basata su sguardi e corpi di spalle, che sono poi quelli che rivelano il pregiudizio.Oppure nella purezza scenografica di una conversazione tra un nonno e nipote nel parco di Flushing Meadows, perfetto luogo del corto circuito arcaico-avveniristico. E ancora, soprattutto, nel montaggio che mette in fila i tantissimi episodi quotidiani di vita familiare, aggiungendo dettagli alle caratterizzazioni individuali e curandosi sempre di staccare da un momento traumatico a uno più lieve, che è il modo più sfaccettato di filmare il passaggio del tempo. Nel cinema di Gray i padri non sanno mai preparare i figli, ma in questa piccola parabola domestica intrisa di paranoia sociale se non altro adulti e bambini continuano a provarci, e ammettono le proprie difficoltà come d'altra parte fa Gray stesso.
Sin dalle prime inquadrature, Armageddon Time di James Gray pare ben lontano da quel tempo dell’apocalisse del sottotitolo. Si presenta superficialmente con una messa in scena cinematograficamente molto classica, una trama abbastanza lineare, additabile nella categoria di romanzo di formazione con protagonista “il classico timido” ragazzino, Paul Graff (Michael Banks Repeta), appartenente [...] Vai alla recensione »
Con questo film James Gray decide di portare sul grande schermo un pezzo della sua vita e della sua famiglia. L’idea era quella di staccarsi da un cinema artefatto per girare una storia che lo riguardasse da vicino, ma anche quella di raccontare un Queens che oggi non esiste più, quello degli anni Ottanta. Armageddon Time - Il tempo dell'Apocalisse è un film sull’amicizia, [...] Vai alla recensione »
Mentre l'America aspetta l'incoronazione di Ronald Reagan, il giovane Paul si dibatte nella crescita personale con cambi di scuola, amicizie problematiche, voglia di libertà che esprime nel disegno. E' aiutato dal nonno che poco alla volta gli instilla il giusto senso delle cose. E' uno di quei film che a casa seguiresti distrattamente senza però smettere di guardare lo [...] Vai alla recensione »
Un cast eccellente che si muove a suo agio negli anni 80 di Reagan. Tutto qui. Non conivolge Paul ribelle ragazzino dodicenne dalla personalità creativa e complicata e nemche la sua famiglia incapace di aiutarlo. Durante la visione, si rimane sempre freddi spettatori.
È la vigila dell'avvento alla presidenza degli Stati Uniti di Ronald Reagan, l'uomo che "ci salverà dall'Apocalisse", e la famiglia di Paul, che non ha la minima intenzione di votarlo, in quanto ebrea e discendente da antenati ucraini conosce molto bene il significato di termini come persecuzione e immigrazione. Paul ama l'arte, in particolar modo adora disegnare, a tal punto che, durante una gita [...] Vai alla recensione »
Qualcosa funziona. Funzionano certe scene collettive, ben concertate, per le quali Gray dimostra un polso, un occhio e un cuore che non era automatico riconoscergli. Funzionano certi personaggi, soprattutto. I genitori del protagonista, specialmente la madre (Anne Hathaway, notevole), apprezzabile variazione del sempiterno cliché della madre di famiglia ebrea-americana tutta d'un pezzo.
Che James Gray sia uno dei più importanti registi contemporanei americani è assodato. Con questo ritratto semi-autobiografico, avvicinato a un The Fabelmans senza mito del cinema, lavora ancora più direttamente sulle sue ossessioni ricorrenti (famiglia, padri, conflitti culturali, viaggi erratici, memoria). Curiosamente, laddove pensavamo avrebbe dissolto ogni accademismo (C'era una volta a New York) [...] Vai alla recensione »
Sembra arrivare tardi, il magnifico James Gray di "Little Odessa" e {'I padroni della notte" nella corsa "al suo film più personale". E quindi autobiografico. Paul Thomas Anderson ha raccontato la sua San Fernando Valley anni 70 in "Licorice Pizza" - imperdibile, ma se eravate distratti si ricupera in streaming su Prime Video. Steven Spielberg ha girato "The Fabelmans" , con un ragazzino che la prima [...] Vai alla recensione »
Sullo sfondo del 1980, nel di- stretto newyorchese del Queens, si muove il preadolescente Paul Graf. Testardo e leggero, sogna di fare l'artista ma intanto fatica a scuola; si illude senza ragione che la sua famiglia, di ascendenza ucraina ed ebraica, sia benestante e che sua madre abbia potere sul corpo docente. Così, si mette nei guai: fattosi amico un afroamericano ripetente e senza genitori, insieme [...] Vai alla recensione »
Paul ebreo di origine ucraina col pallino della Nasa e di Kandinskij. Amarcord d'adolescenza, personale e in fondo indipendente, rispetto a Branagh, Spielberg o Sorrentino, del regista di Two lovers e Ad Astra. Dove il «coming of age» è in realtà uno sguardo netto alla scoperta di se stesso nel mondo. Ambizione, codardia e responsabilità, famiglia, razzismo e America: il titolo viene da una battuta [...] Vai alla recensione »
Riparte dalle origini James Gray, che con «Armageddon Time» riavvolge la pellicola del tempo e torna al suo lungometraggio d'esordio, «Little Odessa», e alla comunità di ebrei russi emigrati in America alla quale appartenevano i suoi avi. E come sovente succede, più la ruota di cronos va verso la chiusura del suo giro, più porta lo sguardo e la memoria vicino all'età ombrosa e tormentata dell'adolescenza. [...] Vai alla recensione »
«Questo film parla di un momento preciso, un momento del passato che spiega chi siamo oggi», dice il cinquantaquattrenne James Gray del suo autobiografico Armageddon time (Usa e Brasile, 2022, 114'). Siamo nel 1980. In piena campagna presidenziale, Ronald Reagan promette agli elettori che li salverà dall'Apocalisse. Così lo vedono e lo sentono dire in tivù Esther e Irving Graff (Anne Hathaway e Jeremy [...] Vai alla recensione »
Ignorato dagli Oscar (vergogna), snobbato a Cannes (mistero), in sala il magnifico e autobiografico "Armageddon Time ambientato nel 1980 ma con un occhio al presente. Ed ecco forse perché si è finto di non vederlo. Nel 1980 James Gray (suoi i notevoli "Little Odessa", "La notte è nostra", "Two Lovers") aveva 11 anni, proprio come il Paul Graff che vediamo crescere a Queens circondato da una vasta famiglia [...] Vai alla recensione »
La tv trasmette la campagna elettorale presidenziale di Ronald Reagan, nell'opaca New York del 1980, prigioniera delle tinte ocra esaltate dal direttore della fotografia Darius Khondji. Tra gli spettatori scettici del definitivo intreccio tra politica e spettacolo, c'è la famiglia d'origine ebraica del ragazzino Paul, che frequenta la scuola pubblica nel distretto del Queens.
C'è un senso presente (e urgente) di verità, la necessità di un cinema vintage ma onesto, per nulla autoassolutorio, ma tenero e civile, nella forza dei ricordi (sì, perché i ricordi sono importanti: sono quello che ci ha fatto diventare quello che siamo adesso) che anima e dà luce ad «Armageddon Time», il nuovo lavoro di James Gray, 8 film (intimi, personali, raccolti: da «Little Odessa» a «Ad Astra») [...] Vai alla recensione »
"Armageddon Time" è un film a un tempo molto piccolo e molto grande. Emozionante e lucido. Grosso modo la storia di James Gray ragazzino, prima media. E una analisi delle origini, anni Ottanta, Reagan vincitore su Carter, dell'America di Donald Trump. Siamo a New York, e il futuro regista qui ribattezzato Paul Graff frequenta la scuola pubblica, disegna bene, sfotte il prof e diventa amico di un ragazzo [...] Vai alla recensione »
Sembra arrivare tardi, il magnifico James Gray di "Little Odessa" e {'I padroni della notte" nella corsa "al suo film più personale". E quindi autobiografico. Paul Thomas Anderson ha raccontato la sua San Fernando Valley anni 70 in "Licorice Pizza" - imperdibile, ma se eravate distratti si ricupera in streaming su Prime Video. Steven Spielberg ha girato "The Fabelmans", con un ragazzino che la prima [...] Vai alla recensione »
New York, 1980, durante la campagna elettorale che porterà all'elezione di Ronald Reagan. Paul Graff inizia l'anno nella scuola pubblica nel quartiere di Queens, ma la sua passione per il disegno lo porta a ritrarre un professore che lo mette subito nel mirino. L'altro capro espiatorio dell'insegnante è Johnny, un ragazzo di colore che vive con la nonna ed è già stato bocciato.
Un altro dei titoli più attesi del weekend è "Armageddon Time", nuovo film di James Gray.Si può senza dubbio dire che il regista americano sia tornato a casa con questa pellicola che sembra fortemente ispirata al suo passato: siamo infatti nel Queens degli anni Ottanta, dove Gray è cresciuto, e quello che si sviluppa è un racconto di formazione decisamente personale.
Nel film vagamente autobiografico di James Gray il personale è tragicamente politico e viceversa. È una storia di formazione in cui la maturazione del giovane Paul, nel Queens dei primissimi anni ottanta, ha un prezzo insopportabilmente alto, all'incrocio tra privilegio e colpa. Paul ha appena cominciato le medie (in una scuola pubblica) e si mette nei guai con un compagno di classe nero.
Che bella sorpresa, questo Armageddon Time di James Gray, film semi autobiografico presentato in Concorso allo scorso Festival di Cannes, che ha avuto una scarsa fortuna al botteghino americano ma che possiede nondimeno un evidente carisma, confermando la perizia e la solidità del regista newyorkese. Anche per Gray è dunque scoccata l'ora dell'opera autobiografica, assieme ai recenti Bardo, di Alejandro [...] Vai alla recensione »
Il film diretto da James Gray è una storia di formazione ambientata nel 1980 nel distretto del Queens, a New York, mentre Ronald Reagan viene eletto alla presidenza degli States e nel Paese dilaga ancora il razzismo. Protagonisti due ragazzini che diventano subito amici, sui banchi di una scuola pubblica, Paul e Johnny, uno bianco ed ebreo e l'altro nero, che cercano di elevarsi socialmente.
Importanti cambiamenti nell'aria. Tanti sogni per il futuro e ciò che, invece, gli altri si aspettano da noi. Il 1980, anno cruciale per quanto riguarda la storia degli Stati Uniti (e quella mondiale). Ronald Reagan non era ancora diventato presidente. I Beatles si erano ormai sciolti da dieci anni, ma alcune voci di corridoio sostenevano che forse sarebbero tornati insieme.
Queens, 1980. Paul inizia la scuola media e l'unica cosa che gli interessa è disegnare. Non ha voglia di studiare e sogna di diventare un grande artista, ma nell'immediato tutto ciò che sa fare è tormentare i professori in classe e la mamma a casa, e stringere amicizia con il ragazzino dell'ultimo banco che si chiama Johnny, è ripetente ed è pure di colore.
Paul e Johnny sono due giovani amici, uno bianco ebreo e l'altro di colore. Per entrambi le discriminazioni sono all'or- dine del giorno. Film con una narrazione qualitativamente povera che ti fa quasi subito disinteressare alle vicende dei verbosi protagonisti. Una regia che riesce a sgretolare, con i suoi infiniti tempi morti, ogni barlume di interesse, fastidiosamente borghese nel salire sul piedistallo [...] Vai alla recensione »
«Sono ansioso di fare qualcosa di opposto al cupo e solitario vuoto del film che ho appena diretto», aveva dichiarato James Gray in un'intervista a «Deadline» nell'estate del 2020. Dopo il viaggio spaziale di Brad Pitt, alla ricerca del padre (Ad Astra), e quelli amazzonici dell'esploratore Percy Fawcett (The Lost City of Z), Gray torna a casa, con un racconto esplicitamente autobiografico ambientato [...] Vai alla recensione »
Non ci si lasci sviare dalla presenza nel titolo di Armageddon, parola biblica che evoca "la fine del mondo": Armageddon time - ll tempio dell'Apocalisse è una parabola familiare, una storia di "coming of age" intima e delicata sul passato dell'America e relativo "sogno", destinato a bruschi risvegli. Dopo l'epopea spaziale di Ad Astra, James Gray torna nella sua amata New York, dove è cresciuto e [...] Vai alla recensione »
In una scuola pubblica del Queens due adolescenti - Paul, un giovane ebreo bianco e Johnny, un ragazzo nero - provocano il loro professore e finiscono in punizione durante l'ora di educazione fisica. La prima sequenza di Armageddon Time, ultima fatica di James Gray, è accompagnata dalle note dei The Clash: è il 1980 e fuori dalla classe c'è un America che tra la corsa allo spazio e le ribellioni sociali [...] Vai alla recensione »
Queens, distretto di New York, 1980. Il preadolescente Paul Graff è nipote di ebrei ucraini emigrati negli Usa, e pallido e rosso proprio come il regista James Gray (come a dire che C'era una volta a New York una Little Odessa, attenti: l'autofiction è in corso). Frequenta poco diligentemente la scuola pubblica, è appassionato di missili, vorrebbe fare l'artista, sogna la NASA e Kandinskij, uno spazio [...] Vai alla recensione »
Paul, bianco ed ebreo, e Johnny, afroamericano, sono due ragazzini divenuti amici nella New York razzista e classista degli anni Ottanta, pronti a cacciarsi insieme nei guai animati dai medesimi desideri di ribellione. Per questo i genitori di Paul decidono di separarli, mandando il figlio in una prestigiosa scuola frequentata solo da bianchi ricchi e viziati.
Queens, 1980. Il preadolescente Paul, nipote di ebrei ucraini emigrati negli Usa ( C'era una volta a New York : Little Odessa), frequenta poco diligente- mente la scuola pubblica. Lo sorprendono, spinello-munito, col compagno nero abitualmente discriminato dal professore: per garantirgli un futuro, il nonno, che sa cos'è il pregiudizio etnico, lo iscrive alla privata, fondata su successo e su classismo [...] Vai alla recensione »
Nel Queens degli anni '80, all'interno di una famiglia ebrea ucraina, il giovane Paul Graff sogna di diventare un giorno un artista perché sa disegnare molto bene e ha una fervida fantasia. Ma in quegli anni '80 è già avviato lo scenario che cambierà l'America e il mondo: Reagan sta per diventare presidente, i Trump cominciano a farsi notare, le contraddizioni di un Paese che insegue la libertà ma [...] Vai alla recensione »
In francese si direbbe che Paul Graff (Banks Repeta), ragazzino dai capelli rossi e dal volto angelico appartenente a una famiglia piccolo borghese ebrea del Queens, fa les quatre cents coups. Ne combina di tutti i colori infatti nella scuola pubblica che frequenta, spesso in compagnia del suo amico Johnny, un ragazzino nero affidato alle cure della nonna.
I prodromi della presidenza Reagan, ma anche le prime tracce di Trump; la comunità ebraica e la comunità afroamericana; le classi sociali, l'istruzione, le aspirazioni e le reali prospettive. Insomma, come funziona il mondo, come funzionano gli Stati Uniti. D'ispirazione autobiografica, scritto e diretto da James Gray, Armageddon Time è un coming of age ma è anche - forse soprattutto - un film politico. [...] Vai alla recensione »
È da anni che cerchiamo di raccontare la grandezza di James Gray, forse riuscendoci solo in parte. Perché la verità è che ogni suo film ha il potere di smuovere un nucleo di emozioni sepolte, di far venire a galla qualcosa che vorremmo tenere segreto, al riparo dallo sguardo degli altri, persino dalla nostra effettiva comprensione. Qualcosa che riguarda l'incapacità di dare espressione e rendere realtà [...] Vai alla recensione »
Una storia di formazione che sperimenta il valore dell'amicizia e della lealtà e mette in gioco la personale ricerca del sogno americano. Dopo "Ad Astra" James Gray torna a terra, nel Queens degli anni '80 (Reagan e i Clash) ma del viaggio intergalattico conserva la centralità del tema padre-figlio. Attraversato da evidenti venature autobiografiche, "Armageddon Time" - ieri in concorso a Cannes - è [...] Vai alla recensione »
Molti film in concorso a Cannes dalla Mostra di Venezia sono stati scartati. Il fair play tra selezionatori non consente ovviamente di conoscere i titoli, ma a giudicare dalle prime battute del Festival 75 la qualità media non è esattamente da annate d'oro. Due film dignitosi come "Tchaikovsky's wife" di Kirill Sebrennikov, e "Armageddon Time" di James Gray sono tasselli deboli nella corsa alla Palma [...] Vai alla recensione »
Reagan sta per essere eletto presidente e una mamma ebrea ucraina (Anne Hathaway), dice: «Ci sarà una guerra nucleare!». Sembra oggi ma invece è ieri: 1980, Queens, New York. Armageddon Time di James Gray, in concorso, racconta l'infanzia del regista quando amava nonno (Anthony Hopkins) ma faceva disperare mamma e papà perché pessimo studente in una scuola privata gestita dal padre di Donald Trump. [...] Vai alla recensione »
«Sono ansioso di fare qualcosa di opposto al cupo e solitario vuoto del film che ho appena diretto», aveva dichiarato James Grey in un'intervista a «Deadline» nell'estate del 2020. Dopo il viaggio spaziale di Brad Pitt, alla ricerca del padre (Ad Astra), e quelli amazzonici dell'esploratore Percy Fawcett (The Lost City of Z), Grey torna a casa, con un racconto esplicitamente autobiografico ambientato [...] Vai alla recensione »
New York, Queens, autunno del 1980. Paul ha dieci anni e affronta il passaggio dalle elementari alle medie con distacco disarmonico. La scuola pubblica che frequenta non suscita il suo interesse, tutto concentrato a esprimersi attraverso i disegni che crea e che sembrano renderlo potenzialmente popolare con i suoi compagni. Paul è in fondo un emarginato che cerca successo e che finisce per trovare [...] Vai alla recensione »
Dopo The Yards (2000), We Own the Night (2007), Two Lovers (2008) e The Immigrant (2013), James Gray torna per la quinta volta in Concorso a Cannes: Armageddon Time è il suo ottavo lungometraggio. Nel cast Anne Hathaway, Anthony Hopkins e Jeremy Strong, il dramma si ispira all'infanzia dello stesso regista nel Queens, New York durante gli anni Ottanta di Ronald Reagan.