Dostoevskij

Film 2024 | Drammatico, V.M. 14 279 min.

Anno2024
GenereDrammatico,
ProduzioneItalia
Durata279 minuti
Regia diDamiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo
AttoriFilippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni, Simon Rizzoni Tommaso Sacco.
Uscitagiovedì 11 luglio 2024
TagDa vedere 2024
DistribuzioneVision Distribution
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14
MYmonetro 3,62 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Una serie Da vedere 2024 con Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni, Simon Rizzoni. Cast completo Genere Drammatico, - Italia, 2024, Uscita cinema giovedì 11 luglio 2024 distribuito da Vision Distribution. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 - MYmonetro 3,62 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 1 - EPISODI: 6

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Ultimo aggiornamento mercoledì 10 luglio 2024

Un poliziotto è alla caccia di uno spietato omicida seriale, soprannominato Dostoevskij. In Italia al Box Office Dostoevskij ha incassato nelle prime 7 settimane di programmazione 89,2 mila euro e 2 mila euro nel primo weekend.

Consigliato assolutamente sì!
3,62/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA 3,68
PUBBLICO 4,17
CONSIGLIATO SÌ
I fratelli D'Innocenzo vanno controcorrente e affrontano la serialità senza falsi pudori. Lo spettatore scaverà nel proprio abisso.
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 18 febbraio 2024
Recensione di Giancarlo Zappoli
domenica 18 febbraio 2024

Enzo Vitello è un poliziotto che vive profondi tormenti causati soprattutto dal difficile rapporto con la figlia Ambra da lui abbandonata da tempo e pericolosamente avviata sulla via della tossicodipendenza. Il suo lavoro lo obbliga a confrontarsi con un serial killer, che lui e i suoi colleghi hanno soprannominato Dostoevskij perché dopo gli omicidi lascia messaggi con riflessioni sul senso della vita. Apparentemente non esistono moventi per le uccisioni e le vittime non offrono elementi per creare collegamenti tra di loro. Enzo assume su di sé la responsabilità di catturare Dostoevskij quasi come un'ossessione dettata forse da una inconfessabile vicinanza di pensiero.

I fratelli D'Innocenzo affrontano la serialità senza falsi pudori e con la consapevolezza di stare andando controcorrente.

Al Festival di Cannes 2023 è stato presentato un documentario, Room 999 diretto da Lubna Playoust, che riproponeva ciò che Wim Wenders aveva fatto 40 anni prima con Chambre 666. Cioè chiedere ad alcuni registi presenti al festival di dire liberamente la loro sul futuro del cinema e della comunicazione audiovisiva in generale.

Albert Serra in quell'occasione ha sottolineato come oggi le sceneggiature delle serie non vengano lette ma piuttosto 'analizzate'. Aggiungeva che se entro la terza pagina e, a seguire, entro la sesta non fossero accaduti due avvenimenti di impatto le suddette sceneggiature non avrebbe passato il vaglio delle piattaforme o delle Pay tv. Di fronte a questo passaggio dei D'Innocenzo alla serialità c'è da apprezzare che, sia loro che la produzione, non si siano piegati a queste forche caudine della novelization globalizzata offrendo, a chi voglia coglierla, un'opportunità differente.

Se si guarda alla sinossi si potrebbe pensare che gli elementi di base per una detection tradizionale ci siano. In effetti ci sono ma vengono trattati in maniera non solo autoriale (chi conosce il cinema dei fratelli ci ritrova le atmosfere e i temi che sono a loro più vicini) ma anche con l'intento di chiedere a chi guarda di scavare nell'abisso (più o meno profondo) delle coscienze. Certamente in quella del protagonista Enzo ma anche degli altri personaggi, principali e non. La dote che sin dal loro primo film hanno manifestato è quella di penetrare nel degrado degli animi, dei pensieri, dei luoghi, degli spazi non per il compiacimento dell'orrido (sono distanti anni luce dalla saga di Saw basata invece solo su quello). Le loro discese nel sottosuolo (in questo sono dostoevskiani da sempre) sono finalizzate ad un discorso fondamentalmente morale che si avvale della descrizione di un'umanità tanto spietatamente realistica da trasfigurarsi in simbolica.

Nel buio delle coscienze (la notte è l'elemento dominante), nelle sofferenze subìte o inflitte si trova la materia prima di un pavesiano mestiere di vivere che il killer porta all'ennesima potenza sia sul piano dell'azione che su quello della riflessione. I D'Innocenzo sceneggiatori non si limitano però a 'mostrare'. Vogliono capire le pulsioni, anche le più socialmente abbiette, dei loro personaggi facendole progressivamente emergere. Non occorrono cliffhanger che facciano attendere l'episodio successivo. Quando ci sono (perché ci sono) non sono finalizzati alla classica strategia dell'attesa ma piuttosto all'esigenza di alimentare la narrazione con nuovi elementi inattesi.

Filippo Timi si carica sulle spalle Enzo Vitello e ci costringe ad accompagnarlo, con il peso delle sue ossessioni e con i tempi necessari per leggergli dentro, in un percorso che, grazie alle scelte di una regia capace di leggere e far emergere ogni singolo dettaglio, non può essere abbandonato. Carlotta Gamba (già figlia con un alone di mistero in America latina) mostra come si possa passare dal personaggio di Beatrice in Dante di Pupi Avati a un'Ambra chiusa in se stessa ma anche capace di esplosioni che mescolano rabbia e dolore. Tutti gli interpreti, da quelli più importanti ai minori, aderiscono con efficacia al progetto che offre l'occasione per verificare come i D'Innocenzo proseguano, senza ripensamenti o compromessi, nella descrizione di vite perdute forse dal giorno della venuta al mondo oppure a causa di pulsioni, di deprivazioni sociali e culturali o, anche, di cattivi maestri. Sono Manolo, Mirko, Bruno, Massimo, Enzo e Dostoevskij, vittime e carnefici di se stessi.

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Una messinscena ricca di atmosfera e visivamente bellissima. L'intenso Filippo Timi "tiene" lo schermo per tutta la durata della serie.
Recensione di Paola Casella
domenica 18 febbraio 2024

Enzo Vitello è un poliziotto con molti demoni da esorcizzare, una figlia, Ambra, cha ha abbandonato anni prima e che si rifiuta di rivolgergli la parola, e un arcinemico: il serial killer soprannominato Dostoevskij perché lascia accanto alle sue vittime la descrizione scritta degli ultimi istanti di vita delle persone che ha ucciso. Trovare Dostoevskij è impresa difficile perché non c'è nessun nesso apparente fra le sue vittime, nessuna modalità di uccisione reiterata e nessun movente. Ma catturarlo è un'ossessione per Enzo, che ha a che fare con la percezione di se stesso come di "non una persona buona". Per raggiungere il suo scopo il poliziotto attraversa paesaggi desolati e incontra figure solitarie lungo un percorso pieno di false piste e segnali fuorvianti, mentre una nuova recluta, Fabio Buonocore, puntuale e meticoloso, pare intento a mettere in ridicolo i suoi sforzi. In parallelo, Enzo cerca di ritrovare un dialogo con Ambra, preda di un cocktail pericoloso di droghe, farmaci e delinquenza.

Dostoevskij è la prima serie in cui si cimentano i gemelli Damiano e Fabio D'Innocenzo, occupandosi di soggetto, sceneggiatura e regia.

Fin dalla prima scena sono evidenti il loro impegno e l'attenzione ai dettagli, e il fantasma dello scrittore russo che dà il titolo alla serie permea il loro lavoro, che va a stanare demoni, memorie del sottosuolo, delitti e castighi, umiliati e offesi. E la messinscena è ricca di atmosfera e visivamente bellissima. Ma ci sono due problemi. Il primo riguarda il formato della serialità, perché la vicenda raccontata dai D'Innocenzo, nonostante abbia tutte le carte in regola per beneficiare dei meccanismi narrativi della detection, non riesce a costruire quei "traini" che dovrebbero trasportare gli spettatori di puntata in puntata, e diluisce la tensione necessaria per sopravvivere alle varie puntate di un whodunit.

Questo rischia di valere anche per la visione sul grande schermo prevista dalla distribuzione per Dostoevskij: due film da sala che avevano come centro narrativo le lungaggini nel cercare di catturare un serial killer, ovvero Zodiac e Memories of Murder, si "limitavano" l'uno a 157, l'altro a 131 minuti, mentre Dostoevskij si dilunga per cinque ore, insistendo su ogni immagine e creando un effetto ipnotico che però fatica a tener viva la curiosità di scoprire chi è il colpevole. L'autorialità della regia non dovrebbe andare a scapito dei meccanismi del racconto seriale: ad esempio nel passato recente Anna o We Are Who We Are, pur rimanendo fortemente autoriali, conservavano un rispetto formale delle scansioni richieste dalla drammaturgia televisiva di lunga durata. Per non parlare di una serie seminale come Twin Peaks.

Dostoevskij invece sembra procedere per accumulo: di tagli di montaggio, angolazioni di ripresa, primissimi piani, virtuosismi formali, non luoghi "hoppereschi", fluidi corporei, sonorità stranianti, incessante voce fuori campo (già letale in The Killer di Fincher), dialoghi letterari, frasi ad effetto e particolari raccapriccianti. Un immaginario che sembra attingere ai capisaldi d'oltreoceano (oltre a Lynch, i Coen di Blood Simple, il Wenders di Paris, Texas o serie come True Detective) nonostante la vicenda sia ambientata nel Lazio, e racconta un corpo di polizia molto lontano dalle nostre forze dell'ordine (che probabilmente non usano vocaboli come "temperatura emotiva" e "stronzone").

In positivo ci sono invece l'ottima mano di regia dei D'Innocenzo al netto dell'accumulo e del grand-guignol, la recitazione intensa di Filippo Timi che "tiene" lo schermo per tutta la durata della serie, alcuni cammei (in primis quello di Leonardo Lidi nei panni di un Cannavaciuolo di periferia con molti demoni dostoevskijani), la bella fotografia di Matteo Cocco, le scenografie di Roberto De Angelis e l'inquietante tappeto sonoro di Michael Wall e Antonio Barba.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 19 luglio 2024
ROSMERSHOLM

La poetica di Dostoevskij è una teodicea incarnata, un continuo corpo a corpo col "Deus absconditus". Nella serie non c'è nulla di tutto ciò (a parte l'urlo di Ambra in una scena madre della seconda parte,  piuttosto pretestuoso),  e si rivolge piuttosto allo scontato psicologismo di quasi tutta la drammaturgia cinematografica contemporanea.

lunedì 15 luglio 2024
FABIO1967

Non capita spesso, anzi sinceramente mai, di assistere ad una fruizione cinematografica di tale portata, per durata, intensita' emotiva, sviluppo della trama, enfasi recitativa. Tutti strumetti utilizzati con perizia per giungere all'unico, vero, grande obiettivo di raccontarci lo straziante percorso di un'anima perduta, il cui unico riscatto si concretizza nel risolvere l'enigma di [...] Vai alla recensione »

martedì 16 luglio 2024
fulviowetzl

Entro al Mignon alle cinque e mezza con Elena, armato di thermos di caffè. Insieme a noi, da solo, entra Marco Bellocchio, lui in seconda fila, noi in quarta. Qualche giorno fa abbiamo visto proprio qui "Sbatti il mostro in prima pagina" e ora ci apprestiamo a vedere la vicenda di un vero serial killer, che ha incuriosito anche lui.

mercoledì 31 luglio 2024
Albpez

In Dostoevskij, come nei film precedenti dei Fratelli D’Innocenzo, le vicende prendono sempre pieghe orribili e sconfortanti. Ma questo avviene con un fatalismo oggettivo che esclude il compiacimento nichilista. C’è sempre il rimpianto che le cose avrebbero potuto prendere una piega diversa, ma non è stato così. È il contrario di ciò che avviene in tanti film italiani sulla marginalità: quasi sempre [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 febbraio 2024
lucagin

I Fratelli D’Innocenzo scrivono un romanzo di 270 minuti (solo sommando i loro tre film precedenti si arriva a tale minutaggio), riassumendo ciò che hanno (dis?)imparato dal cinema. Al comando della storia un poliziotto arreso, sua figlia, minorenne ma già troppo grande, un assassino ribattezzato Dostoevskij, un paesaggio che sembra essere stato trovato in un incubo (e invece, dicono, di Lazio si tratta). [...] Vai alla recensione »

venerdì 23 febbraio 2024
Cineglovo

Se Francis Coppola guardasse questa serie o film o fate voi cambierebbe titolo al suo capolavoro. Dostoevskij è un film di orrore e morte, pericoloso e inconcepibile se non dalle nuove generazioni. 

venerdì 23 febbraio 2024
GiorgiaPiricci

Sia serie che film, Dostoevskij non è solo il punto più alto della filmografia dei Fratelli D’Innocenzo, e con distacco. Ma è un prodotto in grado di ridefinire un genere, gareggiando con la Storia del Cinema. Cito Ciakclub perché se a una prima visione spiazzante questo film dei fratelli d'Innocenzo è l'ennesima dimostrazione di quanto sia vivo il [...] Vai alla recensione »

FOCUS
FOCUS
venerdì 12 luglio 2024
Gabriele Prosperi

Presentata in anteprima alla Berlinale, Dostoevskij ha già attirato molta attenzione. Prodotta da Sky Studios e Paco Cinematografica, la prima serie dei fratelli D’Innocenzo sarà distribuita – e qui la prima sfiziosa “anomalia” – nelle sale cinematografiche italiane in due parti da Vision Distribution, dall’11 al 17 luglio, prima di approdare sulla piattaforma Sky. Atto primo e atto secondo, con tanto d’intervallo: Dostoevskij si presenta come una serie per il cinema o un film serializzato, confondendo già all’atto della sua distribuzione i limiti formali dei due mezzi.

Fusi sono, anche, i generi coinvolti: con una narrazione che si sposta dal thriller poliziesco all’esistenzialismo, fino a spingersi ai limiti dell’horror, la serie esplora le profondità dell’animo umano attraverso un’estetica visiva cupa e desolante. La storia di Enzo Vitello, un poliziotto tormentato che si confronta con un serial killer enigmatico, si sviluppa su più livelli, offrendo una critica sociale incisiva e una meditazione sulla morte, impedendo allo spettatore di riconoscere l’eroe addirittura come antieroe, spingendo al limite il ruolo del protagonista e trasformandolo in antagonista, anzi in anti-antagonista. Vediamo come.

La narrazione epistolare
La serie si distingue per il suo formato narrativo epistolare, che diventa il fulcro della sua trama. Un serial killer, soprannominato Dostoevskij per via del suo modus operandi, lascia lettere dettagliate accanto alle sue vittime descrivendo i loro ultimi istanti, riflettendo sulla morte e sull’inconsistenza della vita, soppesando ogni parola in un complesso esercizio linguistico volto a giustificare un profondo senso di nichilismo. Il protagonista, Enzo Vitello, interpretato stupendamente da Filippo Timi, sviluppa un’ossessione per queste lettere, trovando in esse un’eco del proprio tormento interiore.

Questo scambio epistolare crea un legame ambiguo tra cacciatore e preda, trasformando ogni omicidio in una meditazione sulla condizione umana in bilico tra la vita e la morte. Le lettere diventano uno strumento narrativo, elemento caratterizzante di questa “serie ibrida”, forse l’unico in grado di conferirle il titolo di serie e rispecchiandosi, così, nella ripetitività degli omicidi. Una “serialità trasversale”, quindi, che permette agli autori di esplorare profondamente i temi esistenziali della serie, offrendo una riflessione sulla natura della vita e della morte attraverso il filtro di una mente disturbata.

Il formato epistolare aggiunge un ulteriore livello di intimità tra i due personaggi principali, Vitello e Dostoevskij, inizialmente descritti come eroe e antagonista. Questa intimità, creata dalla serialità delle lettere, permette ai caratteri dell’uno di permeare quelli dell’altro. Nonostante ciò, non si tratta di attribuire elementi positivi all’antagonista, bensì di comprendere le origini della sua follia, né di assistere alla trasformazione dell’eroe in cattivo: Vitello non incarna né i caratteri dell’eroe classico, né quelli dell’antieroe contemporaneo; scopriamo semmai un personaggio con comportamenti quasi emulativi. I fratelli D’Innocenzo, tramite l’intimità epistolare, trasformano così il protagonista da eroe/anti-eroe a una sorta di secondo antagonista, attraverso la convergenza dei due personaggi. Dostoevskij e Vitello sono Beauregard e Nessuno: così come Henry Fonda incarnava l’eroe del western classico che faceva i conti con l’anti-eroico Terence Hill in Il mio nome è nessuno, così l’enigmatico Dostoevskij deve fronteggiare una forza pari e contraria, e certamente più potente, nell’anti-antagonista incarnato da Filippo Timi, nel quale i confini tra bene e male sono quelli tra protagonista e antagonista, e in entrambi i casi vengono dapprima sfumati e infine annullati, così come quelli tra cinema e serialità.
 

INCONTRI
domenica 18 febbraio 2024
Giancarlo Zappoli

I fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo affrontano l’esperienza della serialità conservando intatto lo spirito che ha animato i loro film. La serie Sky Original Dostoevskij ideata, scritta e diretta dai fratelli D’Innocenzo, sarà presentata oggi in anteprima mondiale alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, nella sezione Berlinale Special, poi arriverà prossimamente al cinema con Vision Distribution. La storia è ambientata in un lasso di terra scarno e inospitale, dove il poliziotto Enzo Vitello, uomo dal buio passato, è ossessionato da “Dostoevskij”, killer seriale che uccide con una peculiarità: accanto al corpo l'omicida lascia sempre una lettera con la propria desolante e chiarissima visione del mondo, della vita e dell’oscurità che Vitello sente risuonare al suo interno.

Avete girato, in modo ormai abbastanza inusuale, in Super 16 millimetri...
Il cinema è fatto di atmosfera più che di tutti gli altri elementi cioè di quello che non è verbalizzabile. Volevamo delle immagini che avessero dentro una malinconia. A Sky inizialmente erano sorpresi ma hanno deciso di fidarsi. Temevano anche di dover usare luci addizionali mentre abbiamo tolto l'illuminazione. A noi piace essere fuori moda. Questo non vuol dire essere fanatici. I film precedenti li abbiamo girati in digitale.

Il passaggio alla serialità come è avvenuto?
Subito dopo aver visto Nils Hartmann, ci propose di fare una serie per Sky. Noi ci lavorammo, aveva già un titolo, Il proprietario, ed era un horror . Avevamo però ancora bisogno di rimanere un po’ nell’ambito delle due ore. Quando siamo tornati all’idea della serie abbiamo pensato inizialmente e fondamentalmente a come volevamo chiuderla. Volevamo che il nero fosse davvero nero e che ogni elemento di scena fosse letto come se ci si trovasse in prossimità di lasciarlo per sempre.

Come è stato il rapporto con Sky?
La libertà che ci è stata data non ha eguali. Hanno compreso quello che volevamo fare e c’è stata una grande coerenza da parte di tutti. Nel bene e nel male la serie è nostra e non ci sono stati interventi da parte della produzione per chiederci cambiamenti, né in fase di scrittura né in quella di montaggio.

Il passaggio dalle due ore alle sei e quindi anche ad un rapporto molto più  prolungato con attori e maestranze sul set, quanti cambiamenti vi ha richiesto?
Noi ci siamo formati su autori di racconti e romanzi brevi ma abbiamo poi saputo apprezzare anche libri di mille pagine. Le nostre sceneggiature sono molto precise tanto che sui nostri set gli attori sono bravi a sembrare naturali ma non improvvisano nulla. Però volevamo essere ’impauriti’ per rimanere creativi. Abbiamo quindi cambiato tutta la troupe. Come quando a scuola arrivavano nuovi compagni. Un esempio: il direttore della fotografia non aveva mai girato in pellicola, così come noi. Abbiamo così costruito insieme un processo di ricerca.

Il titolo c’era già dall’inizio? Non rischiate che si pensi che si tratti di un film biografico sul grande autore russo?
Amavamo Dostoevskij già da ragazzi. Lo trovavamo più vicino di tanti autori contemporanei. Per quanto riguarda il rischio che si faccia confusione l’idea ci piace. Amiamo la confusione.
 

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
sabato 13 luglio 2024
Mariarosa Mancuso
Il Foglio

Il serial killer lascia sui cadaveri I lunghi messaggi a stampatello. I poliziotti lo hanno soprannominato Dostoevskij. Fin qui tutto bene. Un critico volonteroso si lancia in una spiegazione: "Lo chiamano così per le lettere piene di dettagli macabri lasciati sulle vittime" come se "Delitto e castigo" indugiasse su squartamenti sanguinari. I poliziotti, più svegli e acculturati (così risultano dalla [...] Vai alla recensione »

venerdì 12 luglio 2024
Andrea Giordano
La Provincia di Como

Fabio e Damiano D'Innocenzo, registi e sceneggiatori, rappresentano da tempo quell'aria fresca e creativa di cui il cinema contemporaneo ha bisogno, capace, com'è, di scuotere interesse, senza risultare di moda, anzi. Dalla provincia romana, a Tor Bella Monaca, dove sono cresciuti nel mito di Scorsese e Rossellini, hanno illuminato già all'esordio con "La terra dell'abbastanza": da lì libri fotografici, [...] Vai alla recensione »

giovedì 11 luglio 2024
Giovanni Spagnoletti
Close-up

Serie poco tradizionale o lungo film formato king size? Tale dilemma - forse inutile da discutere e poco interessante dato che oggi il prodotto audiovisivo non segue più le regole certe di un tempo, volendosi costantemente reinventare - comunque si pone allo spettatore con questo Dostoevskij dei Fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo. Durata complessiva di 270 minuti, presentato in anteprima allo scorso [...] Vai alla recensione »

mercoledì 10 luglio 2024
Francesco Costantini
Asbury Movies

Ma è cinema, sì o no? E se no, cosa? Non bisogna perdere troppo tempo con il gioco delle etichette. Dostoevskij, la nuova serie Sky Original scritta e diretta dai Fratelli D'Innocenzo (Damiano e Fabio), che su Sky si vedrà nel corso del 2024 ma al cinema arriva in due atti (di due ore circa ciascuno, forse qualcosina in più) dall'11 al 17 luglio 2024 - per Vision Distribution - è un ibrido autoriale [...] Vai alla recensione »

martedì 9 luglio 2024
Flavio De Bernardinis
Film TV

«Un giorno Dostoevskij andò a trovare Turgenev, confessandogli di aver violentato una bambina. Terminata la confessione, Dostoevskij chiese il parere di Turgenev, che rifiutò invece ogni commento. Pare che Dostoevskij lasciò la casa infuriato. Chissà cosa si aspettava?». Questo aneddoto, riferito in una celebre intervista da Elio Petri, può introdurre la serie Dostoevskij, film di cinque ore, scritto [...] Vai alla recensione »

venerdì 1 marzo 2024
Mattia Carzaniga
Rolling Stone

Che poi alla fine ogni detective, true o meno che sia, indaga solo su una cosa, su "questa assurda malattia di vivere", come si sente in questa serie qua, che c'accompagna tutti, e che certamente percorre il cinema dei Fratelli D'Innocenzo, fino a questo nuovo corpo, perché quello è: Dostoevskij, in anteprima all'ultima Berlinale, a giugno in sala e poi su Sky e NOW.

lunedì 19 febbraio 2024
Boris Sollazzo
The Hollywood Reporter

La recensione di Dostoevskij è uno di quei compiti che un po' ti schiacciano, quasi quanto farlo deve aver meravigliosamente terrorizzato i fratelli D'Innocenzo. Perché un'idea così complessa e potente, così fragile e dolente come il suo protagonista, così lacerante e delicata, così piena di male fisico e d'animo ma anche di luce soffocata è di quelle che impegnano ogni cellula di te, ogni neurone. [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 febbraio 2024
Davide Turrini
Il Fatto Quotidiano

"Non vogliamo che il nostro spettatore stia sul divano a scaccolarsi". In questa frase è racchiusa tutta la sublime e (apparentemente) volgare ribellione poetica firmata Damiano e Fabio D'Innocenzo che alla Berlinale 2024 portano in prima mondiale Dostoevskij. Serie Sky in sei puntate, anche se loro stessi si confondono (o non si confondono) definendolo "il film" che come sempre nei loro lavori (Favolacce, [...] Vai alla recensione »

lunedì 19 febbraio 2024
Gianmaria Tammaro
The Hollywood Reporter Roma

Dostoevskij, la serie tv creata, scritta e diretta dai fratelli D'Innocenzo, rappresenta un punto di rottura con la produzione televisiva italiana e, più in generale, con una certa tradizione cinematografica. Non ci sono altri titoli come questo, e con buone probabilità non ce ne saranno altri in futuro. È un vero e proprio manifesto della visione artistica e creativa dei D'Innocenzo.

lunedì 19 febbraio 2024
Claudia Catalli
Wired

Lasciate ogni speranza, o voi ch'entrate. Dostoevskij, la prima serie firmata dai fratelli D'Innocenzo e targata Sky Original è una discesa negli inferi con un titanico Filippo Timi intento a far luce, o forse ombra, su una catena di delitti senza castigo. I suoi occhi sono "di bragia", è lui il Caronte che accompagna lo spettatore dentro un incubo chiamato Dostoevskij.

domenica 18 febbraio 2024
Sergio Sozzo
Sentieri Selvaggi

E' una serie epistolare, questa dei fratelli D'Innocenzo: lascia lettere sulla scena del delitto il serial killer soprannominato Dostoevskij a cui dà la caccia lo "sbirro maledetto" Enzo Vitello (Filippo Timi, impagabile), il quale diventa chiaramente via via sempre più legato alla corrispondenza con l'assassino ("scrivimi ancora, ti capisco e ti leggo", gli lascia scritto in risposta), e altri messaggi [...] Vai alla recensione »

domenica 18 febbraio 2024
Gian Luca Pisacane
La Rivista del Cinematografo

Una vita, forse due. Una speranza, ormai sopita. Una violenza, inarrestabile. Un poliziotto, un assassino. Un padre, una figlia. L'Italia, l'America Latina. Una colonscopia, il cinema. E potremmo andare avanti. Le parole, la scrittura, i fogli vicino ai cadaveri: Dostoevskij, la serie di Damiano e Fabio D'Innocenzo. Il richiamo letterario è immediato, quasi feroce.

domenica 18 febbraio 2024
Raffaele Meale
Quinlan

Giacere sul pavimento, con flaconi di pillole su un tavolo e una lettera d'addio in cui si chiede scusa a parenti, amici, colleghi. Ma può capitare che il più convinto dei suicidi non sia in grado di morire, letteralmente: può capitare che il corpo non segua le direttive della mente, che non si abbandoni all'oblio, che persista nel respirare, nel vivere, o forse più correttamente nel sopravvivere. Vai alla recensione »

domenica 18 febbraio 2024
Eugenio Grenna
Cinematographe

Dostoevskij si apre su un suicidio: c'è un uomo a terra e una lunga serie di farmaci messi in fila maniacalmente sul tavolo di una sala da pranzo spoglia e desolata - oltreché desolante - e forse una morte, che è già avvenuta, in un tempo che ci è dato conoscere e osservare soltanto in seguito, tuttavia, ancora sospesa tra il mondo dei vivi - che sono già morti, eppure non lo sanno - e quello dei morti [...] Vai alla recensione »

NEWS
TRAILER
lunedì 27 maggio 2024
 

Regia di Damiano D'Innocenzo, Fabio D'Innocenzo. Un film con Filippo Timi, Gabriel Montesi, Carlotta Gamba, Federico Vanni, Simon Rizzoni. Dall'11 al 17 luglio al cinema. Guarda il trailer »

BERLINALE
domenica 18 febbraio 2024
Giancarlo Zappoli

Una regia capace di leggere e far emergere ogni singolo dettaglio. Presto al cinema. Vai all'articolo »

TRAILER
venerdì 2 febbraio 2024
 

In anteprima alla 74ª edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, la serie arriverà prossimamente al cinema. Guarda il trailer »

NEWS
giovedì 6 ottobre 2022
 

I fratelli D’Innocenzo hanno appena battuto il primo ciak di Dostoevskij, la loro prima serie tv. Prossimamente in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW. Vai all'articolo»

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