Anno | 2022 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Enrico Vanzina |
Attori | Rocío Muñoz, Chiara Francini, Serena Autieri, Giulia Bevilacqua, Fabio Troiano Vincenzo Sebastiani. |
MYmonetro | 2,17 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 25 gennaio 2022
Un racconto sulla forza e le fragilità di tre donne che si ritrovano a dover fare i conti con le proprie vite.
CONSIGLIATO NÌ
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Due sorelle romane e benestanti, Marina e Sabrina, la prima moglie tradita di un chirurgo omosessuale, la seconda lasciata dal marito pluricornuto, fuggono dai rispettivi fallimenti e si concedono una vacanza al Circeo, in una splendida villa sul mare. Con loro c'è anche Lorena, la massaggiatrice di Marina, anche lei reduce da una delusione sentimentale, e dopo pochi giorni sono raggiunte da Caterina, la terza sorella, costumista per il cinema. Decise ciascuna a modo proprio a risolvere i propri problemi con gli uomini, finiranno vittime di uno scrittore seduttore e cialtrone, ma sapranno come sempre risollevarsi.
Nemmeno il tempo di pensare a Cechov che il film fuga ogni dubbio: il modello è un altro russo, Tolstoj, e il suo incipit più famoso (da Anna Karenina: «Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo»). Prima ancora, c'è in esergo un aforisma di Conrad: «Essere donna è un compito terribilmente difficile, visto che consiste principalmente nell'avere a che fare con gli uomini».
Insomma, il cinema di Enrico Vanzina - ormai dal 2018 senza il fratello Carlo, a cui qui rende omaggio esplicitamente - è sempre uguale a sé stesso: nasce ostentatamente colto e diventa in modo ancora più ostentato semplice e popolare; più che anticipare e prevedere i tempi, li ricalca con intuito e attenzione.
Tre sorelle è una commedia amicale e sentimentale aggiornata ai temi oggi in voga della sorellanza; un buddy movie al femminile in cui le protagoniste non fanno altro che beccarsi e sostenersi nella comune battaglia contro gli uomini e contro sé stesse, tra istinti da controllare (il sesso, l'alcol) e altri da cancellare (l'ansia di controllo, la rigidità dei comportamenti), tra momenti di solidarietà e altri di cattiveria, sparate contro l'altro sesso e bocche spalancate di fronte a fisici scolpiti o alle rivelazione inattese (ma nemmeno troppo: siamo ancora allo shock dello scoprire che il bonazzo di turno è immancabilmente gay).
Vanzina, come del resto le sue interpreti (e in particolare Serena Autieri, che ride della propria napoletanità), è in molti momenti del film ironico e autoironico. Il film è pieno di luoghi comuni e ovvietà, sciorinate però in un contesto altoborghese che demanda disimpegno e cazzeggio, e proprio per questo rifugge dai toni posticci di tanta commedia americana non troppo distante. Le prese in giro di donne e uomini, le prime credulone, i secondi immancabilmente cialtroni, sono innocui rimandi ai conflitti della vita e i momenti da commedia degli equivoci ruotano attorno ai soliti desideri e alle solite paure di sempre (voglia di avventura, paura di farsi male, autocompiacimento, errori di valutazione...). Niente di nuovo, ma nemmeno niente di così fastidioso.
Dove il film cade, invece (e anche qui in maniera piuttosto prevedibile), è nella sua excusatio non petita rispetto alla presunta popolarità: le sparate contro l'altezzosità del cinema di serie A, con la costumista interpretata da Chiara Francini che passa da un film di Paolo, a uno di Marco, a uno di Gianni (leggi Sorrentino, Bellocchio, Amelio) o parla a macchinetta di Wes Anderson e dei Coen con una vicina di letto in ospedale, più che lasciare il tempo che trovano sono il segnale di una (anche qui presunta) subalternità maldigerita e mai dimenticata.
Tre sorelle non ha bisogno di dichiarare ciò che non è per rivendicare ciò che - naturalmente, più che orgogliosamente - vuole essere e fare. Per strappare un sorriso, a Vanzina basta ancora ricorrere ai trucchi del mestiere, a un botta e risposta di stampo teatrale; a una scena in campo totale in cui gli interpreti (in particolare Autieri e Carlo Troiano) gigioneggiando tranquillamente. Il problema del suo film - ma in generale del suo cinema - sono semmai il montaggio prevedibile, le inquadrature telefonate, il primo piano che chiama la battuta o il piano di reazione che le risponde: una questione di ritmo, non di forma o contenuto.
Tre sorelle, con le sue battute a volte ovvie e altre volte buffe, coi suoi momenti inceppati e le sue scene più riuscite, è una commedia prevedibile, ma mai spocchiosa e sempre affettuosa coi personaggi. L'abbiamo già vista, certo, e non è detto che si debba per forza avere voglia di vederla, ma è tutto ciò che Vanzina vuole dare - e dà - al suo pubblico.
RFilm noioso, recitazione scolastica. Giudizio assolutamente negativo. Non si evince alcuno sforzo nel dare profondità e credibilità ai protagonisti....
il film ha come protagoniste tre sorelle che si ritrovano in estate siamo al Circeo a casa di Marina (Serena Autieri) per una vacanza di una settimana. Sia Marina che le altre 2 sorelle vengono da cocenti delusioni amorose con i rispettivi 2 mariti e fidanzato; in casa con loro vi è anche una ragazza straniera che fa da massaggiatrice. Nonostante che le tre donne abbiano il desiderio di rilassarsi [...] Vai alla recensione »
Enrico Vanzina, dopo "Lockdown all'italiana", torna con "Tre sorelle" in cui cerca di portare in scena una visione pirandelliana della vita come mistificazione del realismo artefatto; un modo questo necessario per riportare l'attenzione su quella concezione di finzione scenica che tutti noi - nella vita di tutti i giorni - siamo condannati a vivere.
Una commedia popolare in piena regola con le mogli cornute (ma pure i mariti), e la pochade di villeggiatura, e il solito campionario di vizzi e vezzi nazionali; dicevo, una commedia popolare in piena regola che comincia però dibattendo su echov e Tolstoj (chi è migliore: l'uno o l'altro? chi ha ragione: l'uno o l'altro?) è già in partenza una cosa preziosa, o quanto meno inusuale.
Il titolo impegnativo - per chi ha letto qualche libro, condizione non così diffusa - viene esorcizzato appena scattano i titoli di testa. ( No, non è il solito lamento sulla mancanza di lettori: abbiamo sotto gli occhi un saggio che rivendica per Stevenson la qualità di "gran conoscitore dell' animo umano", come se l' autore avesse appena scoperto "Dr Jekyll e Mr Hyde" - è su chi scrive che bisogna [...] Vai alla recensione »
Marina (Autieri) scopre che il marito la tradisce. Va, nella sua villa, dove viene raggiunta dalle sorelle Sabrina (Bevilacqua) e l'esuberante Caterina (Francini). Il quartetto è completato da Lorena (Muñoz), la massaggiatrice di Marina. Quattro donne che finiranno per essere sedotte dal fedifrago Antonio (Troiano), vicino di casa. Enrico Vanzina confeziona una commedia godibile, alla «Sex and the [...] Vai alla recensione »
Borghese rigida, seduttrice quasi alcolizzata, e costumista snob reduce dall' ultimo film di Sorrentino. Sono Marina (Serena Autieri), Sabrina (Giulia Bevilacqua) e Caterina ( Chiara Francini). Stesso padre e mamme distinte. Passeranno un' estate di equivoci e amorazzi al Circeo. Caterina, single velenosa, è convinta che la collega Milena Canonero sia passata alla Storia solo grazie a quei parapalle [...] Vai alla recensione »
"È la prima volta che mi trovo a fare un film tutto 'al femminile' senza l'aiuto di qualche grande comico nazionale" dice Enrico Vanzina, settantatré anni a marzo, che con Tre sorelle si misura per la seconda volta con la regia. Dimentica, forse, di aver scritto Quello che le ragazze non dicono, garbata commedia rosa diretta dal compianto fratello Carlo che rinverdiva l'Emmer touch nella Milano d'inizio [...] Vai alla recensione »
Il tradimento prima del Covid-19 in Lockdown all'italiana. Non ci sono più gli spazi stretti di un appartamento in cui le due coppie erano costrette a convivere nel precedente film di Enrico Vanzina (il suo primo come regista) ma stavolta la fuga è da Roma al Circeo nel 2019. Marina (Serena Autieri) scopre che il marito Mario, primario di ortopedia, ha una relazione con un altro uomo.
Il titolo è cechoviano, anche se poi si dichiara una netta predilezione per Tolstoj (e si parte da una citazione conradiana). Però, la sostanza è puro Vanzina: Enrico, sceneggiatore e regista (sempre più a suo agio), ma anche Carlo, affettuosamente evocato, in certi primi piani complici e nello sguardo mai spocchioso sui personaggi. Protagoniste del film, realizzato con RTI (e Prime), sono tre sorelle, [...] Vai alla recensione »