Titolo internazionale | The Age Of Innocence |
Anno | 2021 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia, Svizzera |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Enrico Maisto (II) |
Uscita | mercoledì 25 maggio 2022 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | 3,09 su 4 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 16 maggio 2022
Un diario personale che si interroga sulla propria educazione sentimentale. In Italia al Box Office L'età dell'innocenza ha incassato 7,2 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Enrico ha da sempre guardato al mondo che lo circondava attraverso la lente di una videocamera. All'indomani del pensionamento dei suoi genitori, entrambi magistrati, il giovane regista indaga il suo rapporto con loro e ne scopre le fragilità, ritrovandosi in procinto della sua definitiva trasformazione in adulto. Il risultato è un diario intimo e personale che rappresenta le diverse fasi del distacco e della ricostruzione della relazione genitore-figlio, unite a una più ampia riflessione sul cinema.
Nel precedente lungometraggio di Enrico Maisto La convocazione - Premio del pubblico al Festival dei Popoli 2017 - il tema familiare era utilizzato come spunto: la fascinazione per il lavoro dei suoi genitori lo spingeva ad analizzare il ruolo delle giurie popolari nella Corte d'Assise di Milano. Al contrario, nell'ultimo film documentario autobiografico L'età dell'innocenza - presente nel Concorso Italiano alla 62° edizione del Festival dei Popoli - i legami familiari vengono spostati al centro della riflessione.
Dalle aule del tribunale alle mura domestiche, Enrico Maisto costruisce un cinema relazionale e personale, tramite il quale osservare da vicino la propria crescita come individuo.
Sin da piccolo Enrico riprende qualunque cosa: il padre che lavora alla scrivania, la madre china sulle scartoffie, i giochi con gli amici, i baci impacciati di due coetanei. L'abitudine di filtrare la realtà attraverso il cinema nasce da una certa paura del confronto, e fa della videocamera uno scudo e un pretesto per sciogliere l'imbarazzo, senza rinunciare all'emozione dell'esplorazione e alla ricerca di contatto.
Quando ormai ha già compiuto trent'anni, vive da solo e sente di essere sulla strada dell'indipendenza, Enrico si ritrova con entrambi i genitori pensionati, stanchi di pronunciare sentenze e desiderosi di lasciare spazio al dubbio, al ripensamento. E proprio in questo spazio si insinua ancora una volta la videocamera di Enrico, mosso a questo punto dal timore di vederli invecchiare senza che conoscano nulla di lui e deciso a sciogliere i nodi che lo tengono legato all'infanzia. Il cinema così diventa un mezzo per conoscere l'altro, e la videocamera vero e proprio soggetto che inteviene a strutturare il rapporto tra interno ed esterno, intimità e reciprocità.
Un senso di nostalgia dolce scorre nel documentario, mano a mano che il distacco dalla figura genitoriale, soprattutto quella della madre, prende la forma di un'educazione sentimentale. Enrico non ha veri motivi di conflitto, eppure il tema dell'incomunicabilità incombe sulle sue modalità di interazione con gli altri. "C'è sempre questa telecamera tra noi due" dice la madre con amarezza. Un'operazione medica a cui è sottoposto, le riunioni di famiglia a Natale, la malattia della madre segnano le tappe di un processo di trasformazione necessario, a tratti crudele: diventare adulti significa mettere a nudo le fragilità dei propri genitori, per distruggerli, processarli e infine ritrovarli come pari.
Al culmine della maturazione e della costruzione di sé, Enrico dice addio alla vecchia pelle di figlio per abbracciare il proprio divenire individuo, e solo in questo modo si riconcilia con la famiglia e l'infanzia e si apre all'amore. Fotogramma dopo fotogramma crea un nuovo spazio di condivisione e di accettazione, fino alla svolta: Enrico cede la videocamera ai soggetti che ritrae, cambiando prospettiva e includendo il loro punto di vista. Diventando così libero, attraverso l'unico strumento per lui possibile: la pratica di quotidiana osservazione della realtà.
Cosa significa diventare adulti? Quando si smette di dipendere dai propri genitori e si diventa un nuovo nucleo familiare? In un mondo in cui sono spariti i riti sociali che hanno scandito le vite dei nostri padri (e delle nostre madri) quando si taglia il cordone ombelicale che ci lega alle nostre famiglie d'origine? L'età dell'innocenza, opera terza del documentarista milanese Enrico Maisto, si configura [...] Vai alla recensione »
C'è un senso di resa e impotenza negli occhi dei genitori di Enrico Maisto, il regista di L'età dell'innocenza, che da anni sono costretti ad accettare che il figlio filmi ogni momento della propria vita e della loro. Maisto - regista, narratore, protagonista del suo film - chiede, invita, costringe il padre e soprattutto la madre a rimandargli indietro il suo sguardo e quello della macchina da presa, [...] Vai alla recensione »
Chi è il vero protagonista del nostro sguardo, soprattutto quando interponiamo uno strumento come la cinepresa tra l'occhio di chi osserva e l'oggetto del suo osservare? L'età dell'innocenza, l'ultimo film di Enrico Maisto che ha chiuso il Filmmaker Festival 2021, sembra ragionare su questo cortocircuito interno, man mano che la pellicola scorre tra immagini di repertorio e riprese realizzate nell'arco [...] Vai alla recensione »