Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Svezia, Danimarca |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Carl Moberg |
Attori | Josefine Tvermoes, Niels Anders Manley, Kenneth M. Christensen, Alba August Jesper Lohmann, Hanne Hedelund, Ferdinand Falsen Hiis, Mark Viggo Krogsgaard. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 6 ottobre 2021
L'estate berlinese di Anna che deve affrontare traumi e vecchia amori del passato.
CONSIGLIATO N.D.
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A Thousand Hours (titolo originale Tusind Timer), primo lungometraggio di finzione del regista svedese Carl Moberg, trasmette nel contenuto e nello stile uno stato di continua sospensione e di malinconica incompletezza. E questa particolare caratteristica è al tempo stesso il punto debole e la bellezza di questo film.
L'intreccio è molto semplice e si focalizza sulla passione e sul percorso umano e artistico di Anna (Josefine Tvermoes), musicista di Copenhagen, giovane ancora acerba ed estremamente insicura. Dopo la morte del batterista del suo gruppo, Anna e Thomas (Anders Manley), un altro membro della band, si legano in un rapporto intimo, fatto di distanze e riavvicinamenti continui. il loro esserci l'uno per l'altra è un rincorrersi estenuante senza mai trovarsi, e ciò costituirà la spina dorsale di tutto il film, assieme alla musica, altra grande protagonista della scena.
Anna e Thomas infatti si perdono e sembrano ritrovarsi di continuo: lui, dopo la morte dell'amico in comune, decide di partire per un tour musicale e lei si trasferisce a Berlino per cambiare aria e per tentare la svolta artistica. Eppure, grazie a una sorpresa di Thomas, i due si incontrano anche in questa "vita", e lei sembra mettere in discussione il suo mondo a Berlino e il suo nuovo amore, Robert. Per i due protagonisti sembra, però, non essere mai il momento giusto per la relazione perfetta: si sfiorano, si desiderano, si pensano molto, senza però toccarsi mai.
Il loro strano rapporto rievoca i protagonisti di una di quelle relazioni indefinite di note commedie sentimentali, da Harry ti presento Sally (1989) , al più recente Serendipity (2001) dove , alla fine, Harry e Sally nel primo, Johnatan e Sara nel secondo, riuscivano ad incastrarsi e a coronare, finalmente, il loro sogno d'amore.
In A Thousand Hours, invece, l'incontro vero e proprio sembra destinato a non accadere mai, è continuamente rimandato a tempi, forse, migliori.. E la chiave del film sta appunto nel "Destino" beffardo, nelle sliding doors, "le porte scorrevoli" in grado di cambiare il corso di una vita in un continuo incedere di incontri più o meno fortunati, da cui dipendono scelte e sorti dei giovani musicisti.
Altra grande protagonista dell'opera prima di Molberg, come accennato è la musica, che accompagna ed enfatizza i cambiamenti emotivi di Anna, le sue lunghe passeggiate solitarie per le vie di Berlino e per i luoghi conosciuti di Copenhagen. La ragazza è una solitaria, una giovane donna che ancora deve trovare il suo posto nel mondo, e la colonna sonora che l'accompagna, è indefinita, sempre frammentata, come a sottolinearne i continui cambiamenti di vita, emotivi e psicologici.
A Thousand Hours non si focalizza però solamente sul viaggio inquieto di un insicura post adolescente alla ricerca di se stessa: è soprattutto un percorso di maturazione di consapevolezza artistica e professionale che, arriva assieme alla maturazione personale di Anna. Ed è proprio per questo che la musica riveste un ruolo essenziale in questo cammino.
Si tratta dunque di un film non stilisticamente completo che presenta grandi punti di sospensione e di vuoto. La figura di Thomas ad esempio risulta poco approfondita, alcuni personaggi sembrano "causali", - come la mamma del ragazzo e il loro incontro sulla panchina -, l'intreccio e i punti di svolta della storia, a volte, sono poco chiari.
Eppure, assieme alla bellezza della colonna sonora, si apprezza la spontaneità dei protagonisti, assolutamente non patinati: c'è una naturalezza nei gesti e negli sguardi di Anna e Thomas, una grande intimità fatta soprattutto di sguardi complici, silenzi e piccole tenerezze. Una semplicità, un'indecisione e una sospensione continua dei rapporti, che rimanda a legami non appartenenti a favole poco credibili o mainstream, ma a uno stato di realtà concreto e potenzialmente presente nella vita di ciascuno di noi.
Da Close-Up , 18 ottobre 2021
Il ragazzo insieme al quale Anna e Thomas formavano il loro complesso musicale, non avrebbe dovuto morire. E, successivamente, Anna non avrebbe dovuto baciare Thomas. Ne? avrebbe dovuto lasciare tutto e trasferirsi da Copenaghen a Berlino. E sicuramente Thomas non avrebbe dovuto ripresentarsi e ricomparirle davanti, dopo che ormai lei se n’era andata via e aveva cominciato una nuova vita. Ma la musica trova sempre la sua strada. Prima di scovare la propria voce nella vita e nella musica, Anna dovra? imparare ad amare, a perdonare, a dimenticare, nel corso di un’estate berlinese.
A Thousand Hours (titolo originale Tusind Timer), primo lungometraggio di finzione del regista svedese Carl Moberg, trasmette nel contenuto e nello stile uno stato di continua sospensione e di malinconica incompletezza. E questa particolare caratteristica è al tempo stesso il punto debole e la bellezza di questo film. L'intreccio è molto semplice e si focalizza sulla passione e sul percorso umano [...] Vai alla recensione »
Al suo primo lungometraggio di finzione, il regista svedese Carl Moberg dirige un film sentimentale in cui la musica ricopre un ruolo fondamentale in chiave sia narrativa che stilistica. A Thousand Hours racconta la storia di Anna, una giovane cantante di Copenaghen col sogno di sfondare nel mondo della musica. Dopo l'improvvisa morte del batterista del suo gruppo pop-rock, Anna stringe un rapporto [...] Vai alla recensione »