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Ultimo aggiornamento mercoledì 14 febbraio 2024
Una serie drammatica di fantascienza dello scrittore, produttore e regista candidato all'Oscar® e agli Emmy Awards Simon Kinberg.
CONSIGLIATO N.D.
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Tutto parte quando un'invasione aliena sconvolge le vite degli abitanti del pianeta Terra; la maggiore peculiarità della serie consiste proprio nel suo multiprospettivismo, che segue l'evento da diversi continenti e da diversi sguardi dislocati in tutto il mondo, per rendere una mappatura onnicomprensiva dell'evento fantascientifico. Così, l'ombra degli extraterrestri sovrasta l'Afghanistan, ma anche Long Island e il Giappone.
La terza stagione della serie
Recensione di a cura della redazione
La terza stagione della serie.
La tensione rimane alta e si aprono nuovi sbocchi narrativi. Ma l'inventiva latita
Recensione
di Emanuele Sacchi
L'invasione aliena della Terra è ormai una realtà con cui fare i conti: nella lotta tra specie i morti salgono e insieme a loro il clima di paranoia generalizzata. Le autorità militari conducono in segreto esperimenti dalle dubbie finalità mentre gruppi di ribelli agiscono in autonomia, contro gli alieni ma anche contro l'esercito. Intanto il governo mondiale provvisorio confida in un magnate della tecnologia, per ottenere informazioni cruciali dall'astronave aliena abbattuta. Mitsuki è convocata sul luogo per cercare di entrare in comunicazione con l'entità aliena nell'astronave, mentre Caspar è in coma in una località misteriosa, dopo aver contribuito alla vittoria nella battaglia di Londra grazie ai suoi poteri extrasensoriali.
È stata una sorpresa il rinnovo di Invasion per una seconda stagione dopo l'epilogo incerto della prima. Può una serie che ha giocato le sue carte sull'effetto suspense e sui molti misteri legati agli alieni trovare nuova linfa in una seconda stagione in cui tutto è più evidente?
Accantonando le potenzialità offerte dall'effetto sorpresa (il thriller da casa infestata dei primissimi episodi), gli sceneggiatori di Invasion hanno scelto di concentrarsi su affinità e contrasti tra umani e alieni, sulla contrapposizione tra l'individualismo dei primi e la rete di connettività - assai simile alla logica da alveare dei Borg di Star Trek - dei secondi. La possibilità di salvare la Terra e sconfiggere il nemico passa quindi dal fatto di comunicare con lui, comprenderne le ragioni e immedesimarsi. Una missione pericolosa e che pochi possono portare a termine. La sottotrama di Mitsuki rimanda ad Arrival, volgendo in chiave di infiltrazione spionistica quel che nel film di Villeneuve era un sincero spirito di ricerca gnoseologica.
La storia d'amore tra Mitsuki e l'astronauta scomparsa nella prima stagione ritorna sotto forma di fantasma e di motore della vendetta della scienziata nipponica. I gradi di separazione tra i protagonisti si assottigliano sempre più e convergono anche geograficamente verso una località segreta nel cuore degli Stati Uniti. La battaglia per la Terra passa dalla necessità di lasciarsi andare, dal sacrificio e dal distacco dalle cose terrene, per provare a ragionare come il nemico e sconfiggerlo con la disperazione.
Un pattern già visto innumerevoli volte in ambito sci-fi, ma con una punta di presa sulla contemporaneità per la questione della connettività e la necessità di "arrendersi ad essa", nonostante questo comporti assumere "veleno" alieno, inquinamento psichico, e con ogni probabilità perdere ogni residuo di sanità mentale. Ogni riferimento all'interconnessione della società contemporanea e ai suoi pericoli è tutt'altro che casuale, così come alcuni richiami a personaggi dell'attualità (il magnate tecnologico ha qualcosa di Elon Musk, specie in termini di megalomania).
Lo sforzo degli sceneggiatori è talmente concentrato sulla spiegazione di quanto sta avvenendo e sulla necessità di mantenere alta la tensione, che a pagarne le conseguenze sono i dialoghi e le interazioni tra i personaggi, sempre più rigide e inverosimili. Se il comparto tecnologico e di effetti speciali è inappuntabile e di livello cinematografico, latita l'inventiva: i ragni retrattili della prima stagione atterrivano e sottintendevano geometrie non euclidee, laddove la nuova mutazione degli alieni delude, oltre a richiamare in maniera troppo esplicita il cult recente Attack the Block.
Apparentemente inevitabile in ogni prodotto audiovisivo odierno, estraneo al realismo, la deriva supereroistica, con un giovane team di sensitivi che assomiglia sempre più a uno spinoff di X-Men e sempre meno alle premesse di una serie che era partita con il piede giusto. Il finale apertissimo rimanda esplicitamente a uno scontro finale nella terza stagione, in cui si spera di poter capire qualcosa in più sul movente misterioso degli alieni invasori.
Uno sci-fi umanista che mette in secondo piano gli alieni per riflettere sulla difficoltà di mantenere una relazione nell'epoca del materialismo
Recensione
di Emanuele Sacchi
In zone diverse del pianeta uomini e donne entrano in contatto con una specie misteriosa di natura extra-terrestre, dalle intenzioni tutt'altro che pacifiche. Mentre la Terra, impreparata all'evento, si mostra indifesa e in balia dell'invasore, le vicende personali di una madre di famiglia che ha appena scoperto l'adulterio del marito, una scienziata aerospaziale giapponese, un militare americano in Afghanistan e un liceale inglese che soffre di epilessia sembrano costituire l'unica speranza di riscatto per la specie umana.
Sono lontani i tempi in cui Orson Welles poteva terrorizzare l'America con una trasmissione radiofonica su La guerra dei mondi. Oggi, in un mondo talmente disincantato e anaffettivo da ritenere un'invasione aliena più un fastidio generalizzato che una minaccia inarrestabile, Invasion - creata da Simon Kinberg e David Weil (Hunters) - prova a misurare il grado di sensibilità degli spettatori.
Ma fin dal primo episodio, dei dieci che compongono la prima stagione, la serie ha ben chiaro il contesto in cui si muove e si adatta progressivamente a esso, proprio come un alieno in visita in un mondo ignoto e ostile.
L'invasione in sé emerge quindi come uno strumento accattivante per parlare di altro, rimettendo l'uomo al centro dell'equazione. La sci-fi umanista di Invasion mette in secondo piano appena possibile il plot sugli alieni che invadono la Terra - e sorvola sul perché, come e quando la invadano - per lavorare sul sentimento di perdita - di un amante, di un parente - e sulla difficoltà di mantenere una relazione nell'epoca del materialismo e della paranoia. Le crepe nel mondo di uomini sull'orlo dell'apocalisse si ampliano a dismisura, lavorando sulla nostra condizione di monadi, sempre meno desiderosi di condividere gioie e paure con i propri simili. La moneta corrente dei rapporti umani è determinata da bullismo, egoismo e menefreghismo, tanto che la minaccia aliena finisce per assomigliare più a un contrappasso divino che a una tragica fatalità. Il possibile parallelismo con la pandemia che ha colpito nella realtà extra-diegetica il mondo, a partire dal 2020, si concretizza soprattutto nella messa in scena, con un effetto da città improvvisamente disabitata e poi insensatamente ripopolata che proietta un'angoscia da "qui e ora" e in parte allontana la curiosità dello spettatore, intenzionato a saperne di più sui misteriosi e letali invasori. La natura fenotipica dell'alieno si rivela compiutamente solo a metà stagione nell'episodio cardine Home Invasion, che rappresenta una discontinuità nella serie per due ragioni: si concentra su un gruppo di personaggi - la famiglia di Aneesh - e in uno spazio chiuso, trasformando il plot di fantascienza nel più classico dei thriller in interni.
Verso la conclusione della stagione (la produzione della seconda è già stata confermata), Kinberg e Weil mostrano più di un'incertezza sulla maniera migliore di riannodare i fili, accennando derive supereroistiche o metafisiche senza mai trovare il coraggio di perseguirle fino in fondo e accelerando bruscamente in direzione di un finale di stagione frettoloso dopo la stasi a tratti esasperante dei primi episodi. Pregevole la cura formale, sia sul piano estetico che su quello musicale, grazie alla sottile inquietudine della colonna sonora di Max Richter, ma le confusioni e incertezze della narrazione finiscono per lasciare in uno stato di incompiutezza il senso ultimo alla base delle scelte fatte dei creatori della serie. Forse sarà maggiormente rivelatrice la seconda stagione.
Si guarda a fatica, abbastanza piatto, alcuni comportamenti ridicoli.
La magra consolazione è che Invasion non è la cosa peggiore mai scritta da Simon Kinberg (il titolo se lo contendono Fant4stic 4 e XMen: Dark Phoenix). La notizia un po' meno buona è che di questa ambiziosa produzione sci-fi voluta da AppleTv+ (200 milioni di dollari di budget per la prima stagione e una seconda già confermata) rimane ben poco da salvare.