Anno | 2022 |
Genere | Drammatico, Biografico |
Produzione | Italia |
Regia di | Francesco Bruni |
Attori | Federico Cesari, Andrea Pennacchi, Vincenzo Crea, Lorenzo Renzi, Vincenzo Nemolato Fotinì Peluso, Ricky Memphis, Bianca Nappi, Filippo Nigro, Drusilla Foer, Carolina Crescentini. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 4 settembre 2024
Ha vent'anni Daniele quando, in seguito a una violenta esplosione di rabbia, viene sottoposto a un TSO: trattamento sanitario obbligatorio.
CONSIGLIATO N.D.
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Daniele dopo un momento di buio e violenza è costretto a sette giorni all'interno di un TSO. Una settimana lontano dal resto del mondo per affrontare i suoi demoni e scavare dentro di sè alla ricerca di un percorso di accettazione. In quei giorni difficili Daniele trova modo di conoscere e capire meglio i suoi cinque compagni di reparto psichiatrico.
Un crescendo di emozioni per una seconda stagione più poetica. Dove è facile trovare tracce di umanità
Recensione
di Paola Casella
Avevamo lasciato Daniele e Nina in cima a un trampolino, con la notizia della gravidanza di lei a collocarli in bilico sul futuro. Ora la loro bambina è nata, ha circa un anno e si chiama Maria, in onore di quel Mario che durante la scorsa stagione aveva letteralmente lasciato la stanza. Ma Daniele e Nina non stanno più insieme, lui studia scienze infermieristiche e ha scelto di fare il tirocinio proprio nel dipartimento neuropsichiatrico della clinica San Francesco dove era stato ricoverato con TSO nella stagione precedente, e anche lei studia all'università dopo aver accantonato la carriera di attrice, contro il volere della madre ambiziosa e invadente. E adesso Maria è contesa fra i suoi genitori, perché Nina ha fatto richiesta dell'affidamento esclusivo e Daniele è in trepida attesa dell'udienza decisiva: una bella spada di Damocle, per un giovane uomo da sempre in lotta contro i propri demoni interiori.
Tutto chiede salvezza 2 ritrova i personaggi che Daniele Mencarelli, ancora una volta coautore della sceneggiatura insieme al regista Francesco Bruni e a Daniela Gambaro, aveva delineato nel suo omonimo romanzo autobiografico, più altri di nuova concezione.
A poco a poco reincontriamo i genitori e i fratelli di Daniele, la dottoressa Cimaroli e il dottor Vito, gli infermieri Alessia, Pino e Rossella, e i pazienti che già conosciamo: Alessandro sempre in una sorta di coma, Giorgio che è diventato giardiniere della clinica, Gianluca che fa una vita bohemienne. E veniamo a imbatterci in alcuni nuovi occupanti della stanza in cui era stato ricoverato Daniele: l'anziano Armando, il prodigio del calcio algerino Rashid, il genio matematico Paolo e l'ex cantante trans Matilde. C'è spazio anche per una new entry femminile collegata a un personaggio scomparso.
In questa seconda stagione si solidificano alcune caratterizzazioni (e si perfezionano alcune interpretazioni, in particolare quella di Federico Cesari nel ruolo di Daniele, quella di Vincenzo Crea nei panni di Gianluca, e Carolina Crescentini nella parte ingrata della madre di Nina), si riproducono alcune implausibilità mediche e la tendenza a spingere troppo sopra le righe, in particolare nei litigi "mucciniani": ma si fa anche lievitare meglio la narrazione, puntata per puntata, in un crescendo che si gonfia di emozione. Avremmo voluto vedere maggiormente sviluppati i personaggi di Paolo e Armando, mentre funziona a metà quello di Rashid, a causa di una recitazione interessante ma incerta da parte di Samuel Di Napoli. Chi invece si mangia lo schermo è Drusilla Foer, che regala a Matilde tutta la sua esperienza teatrale e la sua profondità di interprete, creando un personaggio poliedrico capace di alternare minaccia (credibile) e tenerezza, strazio e crudeltà (in primis verso se stessa).
Al centro di questa stagione, messa in graduale evidenza, è la paura che fagocita tutti i personaggi, compresi i genitori di Daniele e Nina, i dottori e gli infermieri. Ed è soprattutto interessante il modo in cui, per pennellate sottili ma incisive, la sceneggiatura lascia intendere che i pazienti del San Francesco siano prodotti di una contemporaneità che non ha posto per loro: gli anziani, i gender fluid inchiodati all'identità anagrafica, gli studenti che nonostante la competenza acquisita non trovano lavoro, e quei giovani senza pelle incapaci di "difendersi dal dolore e dalla vita", cui "il mondo non sta aiutando".
La regia di Bruni è pulita, senza inutili perdite di tempo, cerca la dimensione poetica che è la vera salvezza di Daniele, e riesce a creare una metrica più convincente di quella della stagione precedente nel "ritrovare la traccia di umanità" anche nei personaggi meno gradevoli e nel mostrarci come "tra noi e loro (i pazienti psichiatrici) c'è una sola differenza: il caso".
Una scrittura efficace che imposta un crescendo di stratificazioni e empatia
Recensione
di Paola Casella
Daniele si risveglia in un ospedale psichiatrico e scopre di essere oggetto di un trattamento sanitario obbligatorio, o TSO, della durata di una settimana. All'inizio non capisce il perché del suo ricovero, ma gradualmente i ricordi riaffiorano, compreso l'episodio di violenza in cui è culminato il suo comportamento oppositivo. Giorno dopo giorno Daniele si confronterà con i suoi compagni di stanza, cinque anime in pena come lui con vissuti ed età diversi ma la stessa difficoltà di stare al mondo. E quella che sembrava essere una punizione si rivela una possibilità di ammetter a se stesso e agli altri la propria fragilità e il proprio senso di inadeguatezza. Ci sarà spazio anche per un rapporto speciale con una giovane degente che ha cercato di togliersi la vita.
Francesco Bruni debutta nella regia della serialità televisiva dopo una lunga esperienza come head writer de Il commissario Montalbano (oltre alla coautorialità di molti film di Paolo Virzì e altri), e dopo la scrittura e direzione di quattro lungometraggi di finzione per il grande schermo.
Qui, insieme ai co-sceneggiatori Daniela Gambaro e Francesco Cenni, si mantiene aderente alla struttura narrativa del romanzo Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli (anche lui parte del team di sceneggiatura), impostata sui sette giorni di degenza del protagonista. Dunque anche la serie è composta da sette puntate, e ogni "giorno" scopriamo qualcosa di più del presente e del passato di Daniele e dell'identità dei suoi compagni di sventura, ma anche dei medici e degli infermieri che popolano il reparto dell'ospedale.
Gradualmente Daniele passa dall'apparire come un ragazzetto iracondo e viziato a rivelare (iper)sensibilità e disillusioni, e il suo rifiuto di riconoscersi simile agli altri degenti diventa a poco a poco empatia e solidarietà. Ognuno dei personaggi, personale ospedaliero compreso, è descritto con cura e caratterizzato in modo netto, anche se questo tende a sacrificare la complessità dei singoli, con l'eccezione del protagonista e dell'infermiere Pino, che rivelerà parecchie sfumature, non tutte lusinghiere. Lo schema è quello classico del film ospedaliero che ha la sua punta di diamante in Qualcuno volò sul nido del cuculo: estraneità del protagonista al contesto, problematicità degli altri ricoverati, alleanza nella difficoltà, salvezza per qualcuno ma non per tutti.
La scrittura è efficace ma a tratti troppo aderente alla sua fonte letteraria, così come le interpretazioni funzionano dal punto di vista drammaturgico ma talvolta si allontanano da quel realismo che sembrerebbe auspicato dal regista-sceneggiatore. E se il cast adulto risulta uniformemente credibile quello più giovane modula meno bene i toni interpretativi, in particolare Vincenzo Crea, di solito calibrato nella recitazione, e qui invece eccessivo nella caratterizzazione del ragazzo gay. Straordinario come sempre invece Lorenzo Renzi nei panni di Giorgio e molto sincere Bianca Nappi (l'infermiera Rossana), Raffaela Lebboroni (la dottoressa Cimaroli) e soprattutto Flaure BB Kabore (l'infermiera Alessia).
La sceneggiatura imposta un crescendo rispettato dalla coralità del cast e molto abile nell'agganciare lo spettatore e portarlo con sé di puntata in puntata, come si conviene ad una serie che funziona, sfruttando bene la possibilità di stratificare i personaggi ad ogni episodio successivo. Allo stesso modo la competenza registica di Bruni fa un altro passo avanti, inventandosi soluzioni visive interessanti e raggiungendo una maggiore fluidità. Ma uno sforzo maggiore di autenticità nella scrittura e nelle interpretazioni avrebbe reso questa serie ancora più riuscita.