Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Romania |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Monica Stan, George Chiper |
Attori | Ana Dumitrascu, Vasile Pavel, Cezar Grumarescu, Ilona Brezoianu, Rares Andrici Bogdan Farkas, Hritcu Florin, Ioan Tiberiu Dobrica, Ionut Niculae, Dan Ursu. |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 3,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 9 settembre 2021
Una ragazza confinata in un centro di riabilitazione per tossicodipendenti che diventa luogo deputato all'osservazione delle relazioni di potere che si instaurano all'interno di un gruppo Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
|
La giovane Daria viene ricoverata in un centro di riabilitazione per disintossicarsi dalla droga, dipendenza lasciatale da una relazione finita da tempo. Bionda, timida, dall'aria innocua e innocente, Daria viene inizialmente coperta di attenzioni e lusinghe da parte degli altri pazienti, salvo poi cominciare a essere abusata psicologicamente e fisicamente. Poco alla volta, però, pagato il prezzo dell'inesperienza, comprende le complesse regole dell'istituzione in cui si trova e prova a ribaltare la situazione in suo favore.
Un dramma stilizzato sui rapporti di forza all'interno di un sistema chiuso, con una protagonista forte della propria fragilità e ambiguità.
Immaculat nasce da un episodio autobiografico di Monica Stan (co-regista del film con George Chiper-Lillemark), che a 18 anni finì in riabilitazione e capì in prima persona la complessità delle relazioni in un ambiente dalle regole coercitive. Da quell'esperienza dolorosa e formativa è nato un racconto astratto nei toni ed essenziale nelle riflessioni, visivamente concentrato sui volti dei personaggi e moralmente interessato a osservare li modo in cui si modificano nel corso del tempo i rapporti di forza fra dominatori e dominati, vittime e carnefici, predatori e prede. Il film è ovviamente centrato su Daria, con le inquadrature strette in formato anamorfico che ingabbiano il volto dell'attrice Ana Dumitrașcu, ma si apre anche agli altri pazienti della struttura riabilitativa, i quali entrano in relazione con la protagonista e sviluppano personalità cangianti e in perenne conflitto. I colori uniformi dei costumi (virati sul grigio e sul beige), le severe scenografie dell'ambiente ospedaliero e la fitta rete di dialoghi spingono il film verso una una razionalità di stampo teatrale; al tempo stesso, però, il continuo variare dei legami, i ribaltamenti di ruoli e di posizioni, lo portano in territori impreviste e spiazzanti. Il modello del prison movie ispira l'evoluzione della trama e le continue negoziazioni a cui la protagonista è costretta per sopravvivere, passando da figura angelicata e passiva a manipolatrice calcolatrice. La forza della sceneggiatura della sola Stan, però, sta anche nella scelta di rompere con il genere carcerario, introducendo il desiderio eterosessuale e dunque il ruolo della femminilità in un ambiente dominato da presenze maschili. La virginale Daria difende la propria sessualità e si nega ai suoi possibili predatori, tenendo così sotto controllo la possibile violenza e usandola a proprio favore.
La messinscena ossessiva scelta dai due registi, composta quasi interamente di insistiti primi piani, con le inquadrature che tagliano i volti o li dislocano in maniera incongrua nello spazio, serve in definitiva a spogliare i personaggi delle loro identità fittizie, riducendo ciascuno al proprio corpo, alla propria solitudine, e facendo emergere di conseguenza la violenza primordiale e calcolatrice di tutti i rapporti personali. Il limite di un simile approccio - al di là degli evidenti rimandi al cinema di Von Trier, al cinismo anche estetico di Dogville e Manderlay - è la natura provocatoria e programmatica del racconto, come se il film, visivamente controllato e di assoluta coerenza espressiva, fosse un ragionamento a tesi da cui è impossibile fuggire, replica paradossale della condizione dei suoi personaggi.
Daniel ha un gesso al braccio ma è la sua intera vita ad andare in pezzi: dopo un errore imperdonabile (del quale non sapremo mai i dettagli) è stato sospeso dal servizio come agente di polizia, suo padre sta scivolando nella demenza e la sua unica gioia è chattare con Sara, conosciuta online. Quando Sara sparisce, per cercarla Daniel attraversa tutto il Brasile e tappezza di foto le strade, ma l'unica [...] Vai alla recensione »
La Giuria Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima "Luigi De Laurentiis" della 78. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, presieduta da Uberto Pasolini e composta da Martin Schweighofer e Amalia Ulman ha assegnato il Leone del Futuro (un premio che riguarda tutte le sezioni) a un film rumeno selezionato per le "Giornate degli Autori", un film cinematograficamente molto interessante ma decisament [...] Vai alla recensione »
Bianco, essenziale, di fatto immacolato il centro di recupero per tossicodipendenti dentro il quale finisce Daria. Poco più che diciottenne sarà preda dei desideri dei ragazzi che condividono con lei le stanze e le camerate. Imaculat di Monica Stan e George Chiper-Lillemark è un film dall'impianto essenzialmente teatrale e se non lo è nella sua fattura, con la camera sempre stretta sui personaggi [...] Vai alla recensione »
Esordio alla regia della sceneggiatrice Monica Stan, coadiuvata nella direzione del film dal direttore della fotografia George Chiper Lillemark (anche lui al suo esordio nel lungometraggio di finzione), Imaculat è ispirato alla vicenda giovanile di Stan che a 18 anni si è dovuta disintossicare dalla dipendenza. Dimenticate però qualsivoglia «film denuncia» o magari una pruriginosa esibizione degli [...] Vai alla recensione »