Titolo originale | No existen treinta y seis maneras de mostrar cómo un hombre se sube a un caballo |
Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Durata | 65 minuti |
Regia di | Nicolás Zukerfeld |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento martedì 6 luglio 2021
Un viaggio tra i labirinti della regia da parte di un professore argentino.
CONSIGLIATO SÌ
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Raoul Walsh avrebbe detto una volta la frase che è riportata nel titolo che lo scrittore e regista Edgardo Cozarinsky interpretò come una sfida a un vero regista: anche se ce ne sono di più egli deve convincere lo spettatore che quella da lui scelta sia l'unica valida e possibile.
Con questa premessa possiamo addentrarci nei tre capitoli in cui l'opera è suddivisa.
Il primo è un montaggio fitto di citazioni dai film di Walsh in cui alcune azioni si ripetono. Si passa poi a uno schermo spesso nero con voce narrante che descrive un'indagine attorno alla corretta citazione della frase suddetta per giungere poi alla conclusione. Documentario per cinefili doc questo di Zukerfeld. Non solo per il tema trattato ma per le modalità di narrazione scelte. Nella prima parte, grazie alla sterminata filmografia di Walsh, viene offerta a chi guarda una gamma vastissima di variazioni (non sul tema ma sul gesto) che, per chi ama il cinema classico, si traduce in un vero e proprio piacere a cui si unisce l'ammirazione per il lavoro di selezione. La seconda, con la sua estrema minuzia, riesce ad offrire fino nel più infinitesimale dettaglio le labirintiche evoluzioni di chi vuole accertarsi della correttezza di una citazione tra il web e le pagine di libri e riviste. Non sono più le immagini ad avere un ritmo incalzante bensì le parole che descrivono il passaggio dall'una all'altra delle possibili fonti in una ricerca im-.possibile della perfezione. Il terzo capitolo è e deve rimanere una sorpresa per chi, fino a quel momento, si è lasciato condurre dal cinefilo-ricercatore Zukerfeld che sa come gestire le sue narrazioni.
La critica cinematografica, più che un metro e un criterio di valutazione come erroneamente (e superficialmente) spesso si ritiene, è un metodo d'indagine, un modo per far "dialogare" tra loro immagini e autori, mettendoli in connessione diretta con pubblico generalista e cinefili di stretta osservanza, un tentativo di sintesi volto a contestualizzare e ampliare il gesto filmico.