Anno | 1954 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Durata | 140 minuti |
Regia di | Renato Castellani |
Attori | Laurence Harvey, Flora Robson, Susan Shentall, Enzo Fiermonte, Nietta Zocchi, Sebastian Cabot Umberto Raho, Norman Wooland, Mervyn Johns, Bill Travers, John Gielgud. |
Tag | Da vedere 1954 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,00 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Per la sua versione della tragedia Castellani ha voluto che i protagonisti fossero il più possibile aderenti agli originali: due adolescenti alle pres... Il film è stato premiato al Festival di Venezia,
CONSIGLIATO SÌ
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Furono necessari ben 6 anni e una lavorazione maniacale per realizzare quella che resta una delle più famose versioni della tragedia shakespeariana ambientata a Verona, firmata da Renato Castellani e capace di aggiudicarsi il Leone d'oro alla Mostra di Venezia del 1954, quando fu preferita a Senso di Visconti. La celebre vicenda dei due amanti e delle loro famiglie acerrime nemiche, i Montecchi e i Capuleti, viene ripercorsa seguendo molto puntualmente la trama shakespeariana, dalle nozze segrete alla morte di entrambi, con la collocazione nei suggestivi luoghi originari in cui la storia era ambientata e con una certosina attenzione per gli aspetti figurativi, capaci di rimandare alla grande pittura quattrocentesca italiana, da Paolo Uccello a Sandro Botticelli.
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Avevo sette anni quando vidi per la prima volta il film di Castellani. Si era nel 1957, e l'opera fu acclamata come un autentico capolavoro. E lo era! Io ne fui ammaliato, affascinato, interamente conquistato da quel meraviglioso coretto, autentico quattrocentesco, nel corso della famosa sequenza della festa in casa Capuleti. L'ho rivisto molte altre volte, nel corso degli anni, anche quando per la [...] Vai alla recensione »
In Inghilterra, come era facilmente prevedibile, si sono scandalizzati, di questa «riduzione». Hanno riconosciuto a Castellani molti meriti, ma non sono riusciti ad accettare i suoi criteri nei confronti del testo e della recitazione. Lassù la tradizione shakespeariana rasenta il culto, soltanto scalfirla può apparire a molti quasi un sacrilegio. E Castellani l'ha certo più che scalfita.