Titolo originale | Master of None |
Anno | 2015 |
Genere | Commedia |
Produzione | USA |
Regia di | Aziz Ansari, Eric Wareheim, James Ponsoldt, Lynn Shelton, Melina Matsoukas, Alan Yang |
Attori | Aziz Ansari, Eric Wareheim, Lena Waithe, Noël Wells, Kelvin Yu Alessandra Mastronardi, Shoukath Ansari, Bobby Cannavale, H. Jon Benjamin, Todd Barry. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 24 maggio 2021
Un giovane attore a New York deve barcamenarsi tra cosa mangiare a cena e cosa fare della sua vita. Ha vinto un premio ai Golden Globes, La serie ha ottenuto 1 candidatura a Satellite Awards, 2 candidature a Critics Choice Award, 1 candidatura a SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Producers Guild, La serie è stato premiato a AFI Awards,
CONSIGLIATO N.D.
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Le vicende personali e professionali di Dev, un attore trentenne di New York che trova già difficile decidere cosa mangiare, per non parlare di quale direzione dare alla propria vita. Ambizioso, divertente, cinematografico, universale e al tempo stesso intensamente personale, il percorso di Dev spazia tra le tematiche più disparate, dai problemi degli anziani all'esperienza dell'immigrazione, fino a come trovare il miglior piatto di pasta per cena. Con la terza stagione poi, stacca nettamente dalle due precedenti, raccontando una intensa storia d'amore.
No, non è uno spin-off. La terza stagione di Master of None è un'estensione temporale sulla diversità.
Recensione
di Gabriele Prosperi
La terza stagione di Master of None si sposta dalla storia principale, focalizzata sulle vicende di Dev Shah (Aziz Ansari), per occuparsi della vita della sua migliore amica Denise (Lena Waithe) e della moglie Alicia, inaspettatamente sconvolta da una crisi di coppia e dai problemi di fertilità. La loro vita verrà osservata in ogni dettaglio, anzi saranno proprio il dettaglio visivo, lo spazio del silenzio, i momenti della vita quotidiana di questanuova famiglia, a scomporsi nel corso dei cinque episodi.
Sin dalla sua prima stagione Master of None segue i suoi personaggi, li pedina, e non è un caso che si ritrovi nello spaccato temporale fornito da Denise, il cui matrimonio è posizionato in una delle numerose ellissi temporali che ha composto fino ad ora il montaggio della vita di Dev.
Anche per Denise il selciato è tutt'altro che lineare: manca un percorso individuale. Lei e Alicia dovranno prima conoscersi, il montaggio le aveva unite troppo frettolosamente, prima che Denise scoprisse realmente cosa volere, prima che Alicia comprendesse la complessità di diventare madre.
Nuovamente la serie disattende le aspettative, proponendo un formato seriale originale e lasciando interdetti di fronte a quella che potremmo definire tanto un'opera derivata quanto un prodotto a sé stante, spin-off o miniserie. La stagione si compone come una fragranza, fatta di più accordi olfattivi, lavorando col materiale d'origine per rintracciare l'essenza di questo nuovo capitolo.
La serialità, per sua natura, garantisce una maggior estensione temporale del racconto, che diviene così terreno fertile per vari tipi di "coltivazione". Ma il successo di un prodotto non deriva esclusivamente dalla possibilità di seminare i medesimi semi in questo terreno, garantendo - con questa ridondanza - la tanto ricercata fidelizzazione dell'audience, sia essa dovuta a un grande coltivatore (l'autore) o all'utilizzo dei giusti fertilizzanti del marketing.
Aziz riempie questo terreno di frutti esotici (il viaggio di Dev in Italia è un viaggio di formazione anche cinematografica), di arbusti locali talvolta dati per scontati (le nuove forme familiari) e organismi geneticamente modificati che seguono un andamento eterogeneo, apparentemente caotico, fili d'erba spontanea che crescono autonomamente dopo un'intuizione. Sì, perché Master of None nasce già come un prodotto alternativo, modificato, creolo: sin dalla sua prima stagione decide di abbandonare gli schemie, se non lo aveste ancora capito, nella seconda porta un americano di origine indiana di seconda generazione a Modena, a imparare a cucinare i tortellini, per poi tornare in un'America non più così blessed.
Siamo alla fine del secondo episodio di questa terza stagione: un'inquadratura racchiude nei suoi quattro lati il fil di ferro di una recinzione di campagna; è leggermente ondulato e al di là, nella profondità di questo campo sfocato, la superficie di quel giardino segue esattamente quell'ondulazione. O è quest'ultima a seguire la realtà di quel prato? In questa America di seconda generazione la realtà deforma ogni tentativo di una sua ricostruzione e ha bisogno di tempo per essere letta: le inquadrature si estendono, il piano-sequenza è obbligatorio, il montaggio non è proibito, è semplicemente inadatto, e il nostro sguardo è guidato da un'istanza narrante che da autrice si fa flâneur.
Il viaggio in Italia che Aziz compie per scoprire cosa sta facendo (il cuoco, l'attore o il cineasta?) richiamava piacevolmente alla mente il pedinamento del reale zavattiniano; ora quel pedinamento viene usato e tradito: la realtà non è pedinabile, e se così non è, allora tanto vale lasciarsi andare alla ricerca della fotogenia, coglierla dove fiorisce. All'attaccapanni nella casa di Denise rimane solo un cappotto: in un istante visivo, fermo, silenzioso, comprendiamo dove la sua relazione termina e da dove il suo viaggio ha inizio.
Parlare di diversità richiede epurare il racconto di giudizio, e per epurarlo dobbiamo vedere da dove può avere inizio quel giudizio. La crisi coniugale interrompe la famiglia e ad essa torniamo grazie a una nuova crisi. L'estensione che caratterizza per intero ognuno dei cinque episodi (talvolta di 50 minuti, altre volte di 20), dimenticandosi sfacciatamente e in maniera rivoluzionaria degli schemi seriali, è l'estensione richiesta alle due donne per capire cosa realmente vogliono, che permetterà loro di re-incontrarsi, con una nuova ellissi, impedendoal racconto di proseguire.
Man mano ci avviciniamo alla fine.
La pellicola si interrompe bruscamente.
Denise fuma.
Un albero.
La seconda stagione della serie
Recensione di a cura della redazione
Dopo la rottura con Rachel, Dev decide di inseguire la sua passione culinaria e passare un periodo a Modena per imparare i segreti della pasta. Dopo varie disavventure conosce Francesca, con cui instaura un'amicizia particolare che sembra superare le distanze quando torna in America. Qui Dev si imbarca in un progetto di cucina, e cerca di affrontare i propri sentimenti.
La prima stagione della serie
Recensione di a cura della redazione
La vita di Dev, attore trentenne di origini indiane a New York, che passa il tempo tra gli amici, i propri hobby e un lavoro di attore pubblicitario che non decolla ma che gli permette una vita immeritatamente agiata.