Il Ministero della Guerra Sporca

Alla fine del 1941, mentre la Germania bombarda Londra, Churchill lancia l'operazione segreta Postmaster. Un gruppo di irregolari guidati da Gus March-Phillips, supportato dalle spie Marjorie Stewart e Richard Heron, ha il compito di bloccare sull'isola Fernando Po, nel Golfo della Guinea, i rifornimenti per gli U-boot nazisti. Utilizzando un peschereccio svedese, Gus e i suoi uomini - Graham Hayes, Freddy Alvarez e il danese Anders Lassen - prima liberano sulle isole Canarie il loro quinto compagno, Geoffrey Appleyard, poi proseguono verso l'isola, dove nel frattempo Marjorie e Stewart raggirano il generale delle SS Gubbins. Riusciranno a portare a termine la missione, evitando anche l'ignara marina inglese?

Da una storia vera, e sotto gli occhi di Ian Fleming, all'epoca coinvolto nell'operazione e in seguito ispirato dai fatti per dare vita al personaggio di James Bond, un war movie adrenalinico in cui Guy Ritchie usa le solite carte del suo cinema.

Azione, spacconeria, divertimento, seduzione, violenza gratuita: i film di Ritchie si somigliano tutti, anche quando come in questo caso cambiano contesto. Alla prova con il genere bellico d'ambientazione storica, il regista inglese s'ispira alla cronaca del tempo, ma non si muove esattamente come un ricercatore. La didascalia iniziale fa sapere che il film è ispirato ad eventi scoperti nel 2016, dopo il desecretamento di documenti classificati relativi a Winston Churchill, anche se lo spunto viene da un libro del 2014, "Churchill's Secret Warriors: The Explosive True Story of the Special Forces Desperadoes of WWII" di Damien Lewis, che ricostruisce fedelmente l'operazione Postmaster, qui invece pesantemente alterata.

Niente di male, sia chiaro. Del resto, alla prima operazione con armi da fuoco contro un esercito di nazisti da far fuori, lo stesso Gus dice ai suoi uomini: «E ricordate, signori, cercate di divertirvi». E l'invito riguarda ovviamente anche lo spettatore, chiamato a godersi (o a patire) due ore belle piene di dialoghi arguti, seduzioni, omicidi, frecce che trafiggono due soldati alla volta, gole sgozzate, mitragliatrici a volontà, esplosioni, e il tutto con stile d'assalto e tempi quasi comici, montaggio rapido e un complessivo tono di divertissement che stranamente (e per fortuna) non sbraca nell'uso di effetti digitali e droni.

Mettiamola così: Il ministero della guerra sporca è quello che avrebbe potuto essere Bastardi senza gloria, se Tarantino fosse un regista mediocre. E siccome Guy Ritchie è un regista mediocre (ma se non altro privo d'ambizioni autoriali), il suo film è una versione farsesca del capolavoro di Tarantino, con in più una trama da spy story che vira in farsa ciò che di melodrammatico c'era in Allied - Un'ombra nascosta. Qui tutto è cool, calcolato, infallibile, mascolino, roba da duri o da femme fatale, con le tipiche ambientazioni da cinema avventuroso (isola africana, casinò illegali, treni di notte, cabine ristorante, ministeri avvolti nell'ombra, sale d'intercettazione) riproposte in chiave ironica e iper-consapevole, ovviamente da Casablanca in giù. E sì, esatto, c'è anche la battuta «Credo che questo sia l'inizio di una bella amicizia».

Nel momento più teso c'è pure una versione in lingua inglese della celeberrima "Die Moritat von Mackie Messer" di Kurt Weill e Bertold Brecht (o volendo "Mack the Knife"), se non fosse che la prima traduzione americana risale agli anni '50 e che essendo un pezzo scritto da un autore ebreo e da un drammaturgo comunista non era esattamente comune da ascoltare, come avviene nel film, in un party di SS naziste.

Come si è capito, Ritchie e la sua squadra di co-sceneggiatori Paul Tamasy, Eric Johnson e Arash Amel non sono esattamente interessati alla veridicità storica (a parte la nota solitudine di Churchill nella strenua convinzione di non arrendersi a Hitler): ciò che interessa loro è offrire uno spettacolo il più possibile movimentato di un'avventura irregolare, esaltando l'anarchismo degli eroi (contro una generica istituzione che per qualche ragione nemmeno Churchill incarna...) e puntando per questo sul carisma degli interpreti. Henry Cavil-Gus, Alan Ritchson-Lassen, Alex Pettyfer-Appleyard, Eiza González-Marjorie Stewart, Babs Olusanmokun-Heron: nessuno particolarmente celebre, ma col physique du rôle adeguato per passare dalla Storia al mito. 