Titolo originale | The Midnight Club |
Anno | 2022 |
Genere | Horror, Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Mike Flanagan, Michael Fimognari |
Attori | Adia, Matt Biedel, Ruth Codd, Annarah Cymone, Aya Furukawa Zach Gilford, Heather Langenkamp, Samantha Sloyan, Igby Rigney, Yuki Morita, William Chris Sumpter. |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 13 ottobre 2022
Un adattamento dell'omonimo romanzo del 1994 di Christopher Pike.
CONSIGLIATO NÌ
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Anni 90. Ilonka è un'ottima studentessa del liceo, con una grande passione per la letteratura. Pronta per andare al college, non vede l'ora di affacciarsi alla vita adulta. Ma qualcosa va storto: una sera ad una festa, Ilonka inizia a tossire sangue e poco dopo le diagnosticano un cancro alla tiroide in fase avanzata. Incurabile. Decisa a non arrendersi, la ragazza viene a sapere dell'esistenza di una misteriosa struttura per malati terminali, gestita da un'enigmatica dottoressa. Lì entra in contatto con otto giovani pazienti, che ad ogni rintocco della mezzanotte, si riuniscono per raccontarsi storie inquietanti e trovare segni del soprannaturale dall'aldilà. Decidono così di fare un patto: il prossimo di loro a morire darà al gruppo prova della sua esistenza.
The Midnight Club non riesce a gestire le tante strade narrative aperte, ed è un peccato perché il rimando all'immaginario visivo dei '90 e al racconto horror come esorcizzazione della morte, erano davvero un'ottima partenza.
Partiamo dal font della scritta The Midnight Club, che apre sinteticamente e senza sigle a seguito, ogni puntata della serie creata da Mike Flanagan (quello di The Haunting of Hil House, Midnight Mass, ma anche Doctor Sleep per il grande schermo) insieme a Leah Fong (Once Upon a Time fra le altre), tratta dal romanzo omonimo dello scrittore statunitense Christopher Pike. È un font perfetto per gli anni in cui è stata scritta la storia, che sono gli stessi in cui è ambientata la serie, i gloriosi '90: perché è una grafica che a chi di narrazioni di quel periodo ci è cresciuto, rimanda proprio a quelle atmosfere. Ricordate il telefilm canadese Hai paura del buio?
La trama era molto simile a The Midnight Club: dei ragazzi appartenenti al Club di Mezzanotte, si riuniscono attorno al fuoco e si raccontano delle storie di paura. Certo, lì ogni puntata era auto conclusiva (e deliziosamente trash) mentre in questa c'è un filo conduttore per tutte le puntate, anzi ce ne sono di più e forse sono un po' troppi.
Ma andiamo per ordine. La serie di Flanagan trabocca di materiale narrativo, e va ammesso che il mash up di generi a cui assistiamo funziona alla grande. Sarebbe un errore definire The Midnight Club solamente un horror, nonostante la presenza di numerosissimi jump scare. Questo perché nelle storie raccontate dal Club, quando i ragazzi si riuniscono all'insaputa della dottoressa Stanton (interpretata dalla Nancy di Nightmare, Heather Langenkamp), vengono affrontati ogni volta diversi generi cinematografici, con rimandi specifici: l'horror asiatico, i polizieschi anni 50, il melò in bianco e nero, il thriller, ma anche l'action ("Chi sei James Cameron?" dicono i compagni ad Amesh interrompendo la sua storia) e molto altro ancora.
Ma non solo. Insorgono dinamiche romantiche fra i protagonisti in pieno mood teen, e vengono trattati temi urgenti, come la questione della tossicodipendenza (con il personaggio di Anya, forse il più riuscito) o il suicidio giovanile. C'è poi lo spiritismo o i rimandi all'Antica Grecia (di cui Pike è grande appassionato).
Fin dall'arrivo della protagonista nella casa poi, vien da pensare anche alla scuola aperta dal professor Xavier per i giovani X-Men, ma qui ciò che rende speciale i personaggi non è il gene X bensì una malattia terminale. Ed è proprio nel rapporto fra la morte, la paura di perdere e la forma del racconto, che c'è la grande potenzialità della serie di Flanagan e della Fong. Raramente i ragazzi finiscono una storia iniziata all'interno della stessa sera, questo perché ascoltarne il resto è un motivo per lottare e rimanere vivi.
E anche perché è nell'horror o nel racconto del sovrannaturale (letterario o cinematografico che sia) che l'essere umano esorcizza il rapporto con la morte. Ecco forse questa dinamica andava tenuta più a mente, posta sullo sfondo certo, ma non dimenticata nel corso delle 10 puntate da 50 minuti che davvero si potevano ridurre almeno a 8... Questo aspetto viene invece meno, a favore di altri intrecci e dinamiche che risultano a lungo andare prevedibili, con la conseguente perdita di tensione e di presa sullo spettatore. The Midnight Club così risulta interessante nell'idea di base ma la perde in fretta di vista, asseconda troppi intenti, finendo per confondersi, ci sembra, su ciò che davvero vuole raccontare.
Bistrattato dalla critica come al solito sparando a caso. Vale la pena di dargli una possibilità.