Anno | 2021 |
Genere | Commedia |
Regia di | Paola Randi, Ivan Silvestrini, Margherita Ferri, Mohamed Hossameldin |
Attori | Giuseppe Dave Seke, Haroun Fall, Beatrice Grannò, Dylan Magon, Daniela Scattolin . |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 24 novembre 2022
Un timido ragazzo da sempre abituato a sentirsi invisibile. Uno straordinario superpotere che prende il sopravvento quando incontra un gruppo di amici intenti a salvare il proprio quartiere.
CONSIGLIATO SÌ
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Omar, ragazzo di origini senegalesi nato in Italia, vive in un quartiere periferico di Milano e lavora come corriere per una pizzeria. Vive con il padre e la sorella, della madre ha un ricordo lontano e per tutti è solamente un ragazzo nero come tutti: invisibile. Un giorno, però, scopre un dono che lo trasforma nell'eroe dei manga di cui è appassionato e che egli stesso disegna: sa per davvero diventare invisibile. Avvicinato da alcuni ragazzi del quartiere, impegnati a difendersi dalle azioni di sabotaggio di chi vuole gentrificare la zona, Omar trova degli amici e al tempo stesso anche l'amore di Anna, ragazza dei quartieri alti appassionata di architettura. Omar è per tutti Zero, ma la sua vita ora è cambiata per sempre.
Da Fabula Pictures e Red Joint nasce Zero, serie targata Netflix che tra fantasy e racconto di formazione racconta emozioni, conflitti e dilemmi universali di un gruppo di giovani immigrati di seconda e terza generazione.
«Se vi chiedete cosa c'entrano i manga giapponesi con un ragazzo nero nato a Milano, la mia risposta è: niente. Io non c'entro mai niente». Si presenta così, con la classica voce over in prima persona del coming of age, Omar, il protagonista di Zero, serie Netflix creata da Menotti (nome d'arte di Roberto Marchionni) e tratta dal romanzo "Non ho mai avuto la mia età" dello scrittore afroitaliano Antonio Dikele Di stefano. Siamo a Milano, quartiere Barona, per tutti «Barrio», un agglomerato di cemento e archeologia architettonica che negli ultimi anni è diventato uno dei luoghi più vivi della metropoli.
Omar è il ragazzo invisibile per eccellenza; è quello delle pizze, quando non «lo spacciatore», e Milano la attraversa in bicicletta come un fantasma. In una serie che fin dalle dichiarazioni di Distefano, qui autore con Stefano Voltaggio, Massimo Vavassori e Carolina Cavalli, si considera come un'occasione per riflettere sull'immagine della periferia milanese, nei fatti già oltre il concetto d'integrazione ma ancora considerata un corpo estraneo e degradato della città, l'elemento fantastico nasce dalla presa alla lettera dello stereotipo: il nero che nessuno nota diventa l'eroe in grado di scomparire. Letterale, per l'appunto, e facile, ma senza dubbio efficace.
Nessuno si accorge del dono di Zero - la cui natura si incomincia a intuire sul finire di questa prima stagione - a parte gli amici della crew, come si usa dire oggi, ventenni figli di immigrati di prima generazione che lottano contro la gentrificazione del Barrio, decisi non ad appropriarsi della periferia, secondo un altro luogo comune del rapporto fra gruppi sociali e spazi della socialità, ma semplicemente a viverla come uno spazio comune.
Anche a livello visivo,con la regia firmata da Ivan Silvestrini, Paola Randi, Margherita Ferri e Mohamed Hossameldin, la forma scelta è la più mimetica (e ovvia) possibile, con abbondanza di droni a riprendere dall'alto palazzoni e grattacieli; ritmi serrati ed estetica tra il videoclip e la diretta social; vorticosi passaggi da una linea narrativa all'altra; dialoghi diretti, mai troppo complessi, quando non didascalici; picchi d'emozione e azione amalgamati grossolanamente; eventi e informazioni affastellati nel finale di stagione, in preparazione di un eventuale ritorno della serie.
La cosa migliore di Zero sono i suoi giovani protagonisti, Giuseppe Dave Seke (Zero), Beatrice Grannò (Anna), Haroun Fall (Sharif), Richard Dylan Magon (Momo), Daniela Scattolin (Sara), Madior Fall (Inno), facce fresche e autentiche che sopperiscono con la verità dei loro sguardi e delle loro passioni alla recitazione non esattamente fluida e soprattutto alla meccanicità programmatica della serie.
Zero non è tanto un'occasione persa, come si legge da più parti, quanto una serie immatura: a mancare è proprio ciò che si vorrebbe ottenere, una narrazione plurale, più storie intrecciate che rendano sullo schermo la stratificazione di un mondo e la sua intricata complessità. L'Italia è già contemporanea, il suo racconto televisivo, per il momento, non ancora.