Titolo originale | The white Tiger |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico |
Produzione | India, USA |
Durata | 125 minuti |
Regia di | Ramin Bahrani |
Attori | Priyanka Chopra, Rajkummar Rao, Mahesh Manjrekar . |
Tag | Da vedere 2021 |
MYmonetro | 2,83 su 16 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 23 dicembre 2020
L'epico viaggio di un povero autista indiano che deve usare il suo ingegno e la sua astuzia per liberarsi dalla servitù. Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, 2 candidature a BAFTA, 1 candidatura a Spirit Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Balran Halwai, boss di Bangalore, scrive una lettera al premier cinese per raccontargli la sua vita e lo stato di servitù in cui versa la fetta più povera della società indiana. Ha così inizio il flashback sulla vita di Balran, figlio di un guidatore di risciò, apparentemente destinato a una vita di servitù nei confronti dei potenti del suo paese natìo, Laxmangarh. Ma Balran non si rassegna, è ambizioso, si sente una "tigre bianca", dotato di un talento raro. Accetta di fare i lavori più umili al servizio di Cicogna (The Stork) e Mangusta (Mongoose), due criminali locali corresponsabili della morte del padre. Divenuto autista di Ashok, figlio di Cicogna cresciuto negli Stati Uniti, scopre che anche tra i padroni agiati si possono nascondere gli esseri umani. Ma uno sfortunato incidente ristabilirà i precedenti equilibri e le rigide gerarchie della società indiana.
Per riferirsi all'India, la sceneggiatura di Ramin Bahrani torna costantemente e in maniera ironica sul tema della "più grande democrazia del mondo". Una sorta di slogan vuoto, privo di significato, all'interno del quale nascondere le contraddizioni e le iniquità di un Paese rimasto ancorato a tradizioni ancestrali di disuguaglianza sociale.
Sulla natura posticcia delle elezioni democratiche ci aveva aperto gli occhi il brillante Newton, che aveva in Rajkummar Rao un mattatore assoluto. L'attore e popstar ritorna qui in La tigre bianca, nei panni di Ashok, che, con la moglie Pinky - interpretata dalla diva e produttrice Priyanka Chopra -, forma una coppia di ricchi indo-americani, capitalisti dal volto umano, che ripudiano gli abusi e le violenze contro i sottoposti ma si tengono ben stretti i privilegi quando sono messi alle strette. Una forma di padronato politicamente corretto, che Bahrani ritrae come ancor più subdolo e ipocrita della crudeltà vecchio stampo di Cicogna e Mangusta.
La tigre bianca è l'adattamento di un romanzo di grande successo e vincitore del Booker Prize nel 2008, scritto da Aravind Adiga. Se la trama e il punto di vista del film, incentrati sul riscatto del protagonista, potrebbero ricordare il pluripremiato The Millionaire di Danny Boyle, la sostanza della sceneggiatura si sviluppa quasi come un contrappunto al film vincitore del Premio Oscar 2009, con tanto di richiamo esplicito e sarcastico alla favoletta dell'emancipazione conseguita grazie a un quiz.
Se Boyle sfruttava l'immaginario indiano per una parabola vista da molti come astuta e carica di exploitaition, ecco che Bahrani sceglie un approccio caustico, da black comedy, per raccontare senza fronzoli la scalata al potere di Balran. Che avviene nell'unica maniera possibile per la società indiana e per le caste invisibili che la affliggono, benché in questo non si discosti da "racconti di formazione" sullo stile di Quei bravi ragazzi e Scarface: attraverso un atto di violenza, sulla via dell'illegalità.
"Mio caro padrone domani ti sparo" cantava in Italia Paolo Pietrangeli alla fine degli anni Sessanta, ma di quella rivalsa disperata e rivoluzionaria in La tigre bianca rimane solo l'atto violento e apolitico, senza neanche l'ombra di una coscienza di classe.
I poveri sono solo galli del pollaio, in una legge del taglione che deve condurre a dialogare con la parte più brutale della natura umana per poter mutare secolari equilibri fondati sull'iniquità.
Il protagonista della storia decide di mandare una lettera al primo ministro cinese, in cui egli racconta la sua esistenza prima e dopo il suo cambiamento. Al principio , egli si chiamava Ashok ed era l'abitante di un villaggio dell'India Settentrionale pervaso dalla miseria , che , dopo aver ottenuto la professione di chauffeur al servizio di una ricca famiglia corrotta [...] Vai alla recensione »
Chi lo scorso anno abbia goduto del premio Oscar "Parasite" (recensito dal sottoscritto su Mymovies) potrà comprendere come la figura del "servo astuto", tipica della cultura classica, sia protagonista, in entrambe le pellicole, di una lotta impari contro la classe dirigente del proprio paese. Allo stesso spettatore attento non sembreranno azzardate le affinità tra [...] Vai alla recensione »
Pessimo messaggio si esce dal pollaio solo uccidendo e facendolo passare pure come un comportamento da illuminati. Lasciamo all'India la sua spiritualità e le sue caste sulle quali si reggono da millenni.
Pessimo messaggio si esce dal pollaio solo uccidendo e facendolo passare pure come un comportamento da illuminati. Lasciamo all'India la sua spiritualità e le sue caste sulle quali si reggono da millenni.
Seppure parte discretamente e con buoni propositi, il film non ha mordente e i personaggi non hanno carattere. Sconsigliato
Aravind Adiga ha vinto nel 2008 con "La tigre bianca" il Booker Prize, senza raggiungere la notorietà di altri scrittori anglo-indiani (in Italia esce da Einaudi). Era finita l' ondata, funziona così anche in editoria: prima i latinoamericani, poi Rushdie & Company, poi gli irlandesi, ora l' autofiction. Una lettera spedita al primo ministro cinese, che nel 2010 visita l' India per stringere accordi [...] Vai alla recensione »
«Per i poveri c' è solo un modo per arrivare in alto: i crimini o la politica». È una delle sentenze pronunciate dal Balram Halwai, il protagonista de La Tigre Bianca, il film diretto da Ramin Bahrani e basato sul romanzo di Aravind Adiga, un best-seller che nel 2008 ha vinto il Booker Prize. Come definirlo? Un lungometraggio che racconta l' India meglio di tanti documentari, attraverso una storia [...] Vai alla recensione »
Prendete Vita di Pi: una narrazione di una vita straordinaria, di una crescita fisica e spirituale vissuta a contatto con il selvaggio e l'incredibile. Aggiungeteci un pizzico di commedia nera fatta da personaggi con pochi scrupoli e tanta voglia di denaro (i quali, tra l'altro sembrano andare forte nelle ultime produzioni, si pensi al recente I Care a Lot).
The White Tiger (La tigre bianca), il travolgente romanzo di formazione di Arvind Adiga, è dedicato a Ramin Bahrani. Ed è dal momento dall' uscita del libro (un best seller quasi istantaneo, edito in Italia da Einaudi), nel 2008, che il regista di 99 Homes e Goodbye Solo, pensava di farne un film. Bahrani e Adiga erano infatti compagni di scuola alla Columbia University, accomunati da un rapporto molto [...] Vai alla recensione »
La tigre bianca di Ramin Bahrani, disponibile su Netflix, ha due incipit, ciascuno dei due sorprendente. A Delhi, nel 2007, un suv guidato da una donna ubriaca, Pinky (Priyanka Chopra), corre lungo una strada nebbiosa, zigzagando tra i pericoli nascosti nella notte indiana (un'altra auto qua, una mucca là...). Finché non investe una bambina. Ed è allora che siamo catapultati nel prologo numero 2, ambientato [...] Vai alla recensione »
Le co-produzioni tra i paesi occidentali e l'India finiscono spesso per concedere troppo, sul piano stilistico e rappresentativo, ai codici del cinema "classico" di Bollywood, magari mescolandone le basi con un taglio narrativo più tipicamente hollywoodiano. È stato così per il blockbuster The Milllionaire, non troppo "amorevolmente" preso di mira da questo La tigre bianca (in una scena che evitiamo [...] Vai alla recensione »
Accantonate le aspirazioni d'autore di Man Push Cart (2005) o Goodbye Solo (2008), così come le corrosive analisi della crisi economica di A qualsiasi prezzo (2012) e 99 Homes (2014), Ramin Bahrani è diventato un sicuro, professionale, poco fantasioso compilatore di opere letterarie. Prima con il classico Fahrenheit 451 (2018) per la HBO, ora con il bestseller La tigre bianca uscito per Netflix, d'ambientaz [...] Vai alla recensione »
La lotta di classe è ormai una colonna portante del cinema contemporaneo. Joker di Todd Phillips è la storia di una rivolta, di una sommossa popolare nata dalla maschera di un clown. Il ballo di Joaquin Phoenix sul cofano di una macchina distrutta è l'alba di un nuovo ordine, da cui non a caso nasce il mito dell'Uomo Pipistrello. Chi ha meno alza la testa, sfidando la classe dirigente.
Sull' India al cinema in questi anni pesa una strana maledizione. Tolti i film da festival e quelli di Bollywood, i rari titoli che arrivano fino a noi sembrano dover passare attraverso il filtro dell' Occidente. Come se per accostarci a quel mondo remoto dovessimo sempre un po' confrontarlo al nostro. Succedeva nel pur ottimo "Il destino nel nome" e in "Monsoon Wedding", entrambi di Mira Nair, o in [...] Vai alla recensione »
Si lotta, ma non per scherzo, per superare la casta di pasticcieri di appartenenza ne La tigre bianca di Ramin Bahrani, da best seller di Aravind Adiga su Netflix. Non male (c' è il nostro Paolo Carnera alla direzione della fotografia dopo aver illuminato il successo mondiale Gomorra serie tv), sulle note di rampantismo & romanticismo di The Millionaire (2008) di Danny Boyle.
Tratto dal romanzo di Aravind Adiga (Booker prize nel 2008), La tigre bianca racconta la parabola di Balram (Adarsh Gourav), un ragazzo di una famiglia poverissima del Rajastan. Balram è un giovane brillante ma la sua condizione sociale gli impedisce di ricevere un'istruzione e di nutrire ambizioni all'altezza della sua intelligenza. Del resto è così che funziona il sistema delle caste.
Rabbioso, intelligente e cupo, La tigre bianca esplora gli orrori della società di un paese (in questo caso l'India delle caste) mettendo al centro della scena anche l'oppressione razziale, la corruzione politica e le tendenze economiche globali. Il protagonista Balram (Adarsh Gourav) a un certo punto dice: "I bianchi sono sul viale del tramonto, ormai gli rimane vita breve, è il secolo dell'uomo giallo [...] Vai alla recensione »
"Ci sono solo due caste in India: quella con la pancia piena e quella con la pancia vuota". Magari non è vero, ma così la pensa il giovane Balram Halwai, nato e cresciuto in uno sperduto villaggio indiano, tra fame e stenti, come vivendo in una stia di polli pronti ad essere decapitati ed eviscerati per diventare cibo. Il suo destino di "servo", anzi di sottomesso, è segnato sin dall'infanzia, e sembrerebbe [...] Vai alla recensione »
La tigre bianca, nuovo film Netflix Original disponibile da oggi sull'omonima piattaforma, racconta la storia di un giovane nato nei bassifondi dell'India ma destinato, non senza fatica e premeditazione, a raggiungere i più grandi hotel di Delhi. La lotta di classe è descritta in maniera ora sottile ora spudorata, talvolta ricorrendo a humour nerissimo.
Il riscatto del misero non sempre è materia da psicologi. Confina e sconfina, spesso, con varie attività. Si veste di analisi sociologiche. Geopolitiche. Economiche. Ha riflessi letterari. Storie da raccontare in una sera di lacrime. E puzza di vendette colorate. Balram (Adarsh Gourav) è un pezzente nato e vissuto in uno slumdog, bassifondi che di più bassi e fondi c'è solo l'abisso.