Anno | 2019 |
Genere | Thriller, Azione |
Produzione | Hong Kong, Cina, Birmania/Myanmar |
Durata | 98 minuti |
Regia di | Jazz Boon |
Attori | Louis Koo, Nick Cheung, Chun-Yu Ng Francis, Peiyao Jiang, Yi Chi Zhang Zhi-zhong Huang, Jacky Cai. |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 5 giugno 2020
Tre agenti della polizia uniscono le forze per contrastare il dilagare della corruzione.
CONSIGLIATO NÌ
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In seguito a un misterioso incidente nel cuore di Hong Kong, l'ispettore di polizia Ching salva la vita alla giornalista e hacker Yiu, che sta indagando su un'organizzazione clandestina specializzata nello sfruttamento minorile e nell'infiltrazione di agenzie governative. Ching si incarica di proteggere la donna insieme al suo diretto superiore Yip e alla sospettosa figura di Cheng, membro della Security Wing del dipartimento, in un clima però di reciproca sfiducia: è ormai chiaro che c'è una spia all'interno della polizia di Hong Kong, e nessuno degli agenti coinvolti è sicuro di trovarsi dalla parte giusta in un complesso intrigo internazionale.
Parte dell'ultima ondata di seguiti che l'industria cinematografica di Hong Kong ha prodotto nella sua ricerca di saghe redditizie e dal carattere duraturo, Line Walker 2: Invisible Spy è un popcorn movie senza alcuna pretesa di profondità che mescola l'intrigo poliziesco e il genere dello spionaggio globale.
Lo firma Jazz Boon, già dietro la macchina da presa per il primo film nel 2016, e soprattutto tra i creatori della serie TV che aveva dato origine a questo mondo fatto di talpe, spie e tradimenti sotto copertura. Come spesso accade, non c'è relazione di trama tra un titolo e l'altro, mentre si moltiplicano sia gli spostamenti internazionali che il numero di colpi di scena. Se il tema dell'identità e della lealtà come misura spirituale è da sempre florido per il cinema hongkonghese, l'interpretazione che ne offre Line Walker non è che una pallida imitazione di opere fondamentali come Infernal Affairs, perlopiù diluita in uno stile narrativo plastico e superficiale che sembra rifarsi a saghe occidentali come Mission Impossible. Solo nei primi dieci minuti vengono introdotte cospirazioni smascherate da attivisti hacker, autobus in corsa con bombe a bordo e un prologo con due bambini prodigiosi in un orfanotrofio delle Filippine. Riferimenti e toni troppo disparati per risultare in qualunque modo tangibili, con la storia che si sussegue più che svilupparsi, fino a un pirotecnico finale ambientato in Spagna per ragioni che il film, a quel punto, non deve più nemmeno far finta di giustificare.
Nel mezzo ci sono lunghe sequenze d'azione, tra cui una in Birmania che non a caso è la più riuscita, avendo luogo quando Line Walker 2 è ancora al di sotto di una soglia ragionevole per quanto riguarda i voltafaccia doppiogiochisti. Siamo di fronte all'ennesima riprova che l'eroico spargimento di sangue non funziona senza una componente di melodramma, ma Jazz Boon è il primo a non prendersi troppo sul serio. D'altra parte, il film esce in un anno in cui la storia di Hong Kong è cambiata forse irrevocabilmente, e l'idea di un corpo di polizia marcio che ha bisogno di un radicale ripensamento si rivelerà forse più sostanziosa del previsto.