Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Filippo Vendemmiati |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 4,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento sabato 30 maggio 2020
La storia de Il Canzoniere delle Lame, gruppo bolognese di musica politica e impegno sociale viene ripercorsa in un tour scanzonato e nostalgico.
ASSOLUTAMENTE SÌ
|
Curiosando tra le bancarelle sulla Senna, una signora (Janna Carioli) riconosce se stessa in una foto di molti anni prima: è un'immagine in bianco e nero, in cui lei indossa una maglietta con la faccia di Antonio Gramsci. Risale ad anni di impegno e partecipazione, nei quali, insieme ad altri ragazzi di Bologna, cresciuti tra le feste dell'Unità e allineati al PCI, fondò un coro di non professionisti, accompagnato da sole chitarre folk: il Canzoniere delle Lame, dal nome di una via e di un quartiere cittadino. Nato nel 1967 e attivo per circa vent'anni, il Canzoniere ha permesso a quel collettivo di girare letteralmente il mondo, ma soprattutto di fare politica cantando, respirare un'aria di cambiamento e incrociare sul palco alcune star della musica mondiale.
Il documentarista Filippo Vendemmiati (classe 1958, già autore, tra gli altri, di È stato morto un ragazzo, su Federico Aldrovandi e di Non mi avete convinto, intervista a Pietro Ingrao) riutilizza con sapienza il corposo archivio del Canzoniere, donato nel 2006 alla città dal cofondatore, con Cairoli, Gianfranco Ginestri, anche lui nel cast del film: film in pellicola, vinili, rassegna stampa, foto, audio dei concerti, e le locandine dalla grafica e scaletta inconfondibile delle feste di partito.
Non si accontenta di fare pura archeologia ma la sua legittima ambizione semmai è fare incontrare quell'esperienza di solidarietà e cultura giovanile con la scena musicale bolognese di oggi e un'identica esigenza di coesione sociale e lotta all'omologazione del pensiero. Riprendendo l'escamotage della trasferta di gruppo con strumenti sul furgone (dal Fiat 238 dei Super8 a un modello più recente) fa incontrare e dialogare alcuni membri storici del Canzoniere con Albi Cazzola di Lo Stato Sociale e Giacomo Gelati di Altre di B, quest'ultimo in veste di autista intervistatore.
In un ideale continuità, pur nell'estrema diversità, della chanson engagée o canzone cosiddetta "impegnata", per distinguerla da quella di pura evasione. Sfilano così, tra i ricordi e gli aneddoti, vent'anni vissuti on the road e quindi fianco a fianco con la realtà sociale e i suoi progressivi mutamenti, fino alla decisione di smettere, in coincidenza del ripiegamento individualista degli anni '80 e del cambio di pelle del partito.
E ovviamente domina (dopo l'iniziale, ispiratrice Mourir pour des idées di George Brassens) un repertorio gioiosamente pacifista, antifascista e libertario, la cui filosofia è ben sintetizzata graficamente, in bianco su fondo rosso, dal simbolo di un pugno chiuso messo al posto della paletta della chitarra, in sintonia con il logo di Woodstock.
Dalle più classiche e note Siamo l'Emilia rossa e Per i morti di Reggio Emilia (ispirata alla repressione poliziesca della manifestazione operaia del 7 luglio 1960) a testi scritti in contestazione a certa politica di sfruttamento industriale, fino al racconto semi goliardico di All'armi siam digiuni (su un clamoroso atto di boicottaggio, nel 1971, nei confronti di Giorgio Almirante, in rispetto alle vittime dell'eccidio di Marzabotto del '44) e alla performance quasi wertmulleriana di La rabbia esplode a Reggio Calabria. Una controstoria dentro la Storia, di una preziosa amicizia mondialista e anche un po' femminista, nata sulla scia dell'esperienza del Cantacronache e resa possibile, come ha raccontato anche Wilma Labate in Arrivederci Saigon, da un'adesione ciecamente fideistica al Partito. Che nel confronto con l'oggi è filtrata da una saggia, petroniana autoironia.
La storia de "Il Canzoniere delle Lame", gruppo bolognese di musica politica e impegno sociale. Dall’epoca hippies e post ’68 di Parigi fino a Bologna dove, in partenza verso una destinazione ignota, si ascoltano i primi dialoghi tra i giovani musicisti Jack (Le Altre di B), Albi (Lo Stato Sociale), Janna Carioli e gli altri ex componenti del Canzoniere delle Lame. Il racconto ci trasporta in piazza Nettuno a Bologna, poi al Palasport, in un teatro cittadino, lungo le strade di campagna e le Feste dell’Unità dell’Emilia-Romagna... Uno spazio occupa la stazione di servizio del Cantagallo di Sasso Marconi (Bologna) dove, nel 1971, l’onorevole Almirante venne contestato dai lavoratori. Su questo episodio il Canzoniere scrisse una canzone che divenne famosa.
Finalmente un film su questo adorabile Canzoniere delle Lame di Bologna, che ci ha cantato e suonato canzoni politico-sociali dalla fine degli anni Sessanta all'inizio degli anni Ottanta. Azzeccata l'idea del regista Filippo Vendemmiati di ripercorrere il viaggio musicale e umano del gruppo su un pullmino rosso, simile a quello a nove posti, da loro utilizzato durante le tourneè.