Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Polonia, Francia |
Durata | 72 minuti |
Regia di | Gregory Monro |
MYmonetro | 4,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 19 maggio 2020
Un ritratto intimo e privato di Stanley Kubrick. Uno sguardo speciale sul mondo di un grande regista. Ascoltiamo una voce rimasta a lungo inedita.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Per circa vent'anni il critico cinematografico e giornalista parigino Michel Ciment, direttore della rivista specializzata "Positif", ha studiato il lavoro di Stanley Kubrick, intervistandolo più volte, in particolare su quattro dei suoi tredici lungometraggi: Arancia meccanica, Barry Lyndon, Shining e Full Metal Jacket. Le loro conversazioni, registrate su nastro, una volta trascritte hanno dato corpo a un autorevole volume monografico (edito in Italia da Milano Libri per la prima volta nel 1981, poi ripubblicato da Rizzoli nel 2007 in una versione ampliata). L'attore e sceneggiatore Gregory Monro (già autore di speciali su Calamity Jane, Jerry Lewis, Michel Legrand), riscoperti quegli audio, nel frattempo digitalizzati, ha colto l'opportunità per ridare letteralmente voce al regista e cucire attorno ad essa una nuova narrazione. In ossequioso atteggiamento verso Ciment e il suo privilegio di un dialogo prolungato con uno dei più enigmatici creatori di immagini, il film si offre come un mosaico di soli materiali d'archivio (estratti dai film, foto e interviste coeve).
Dando per scontata la conoscenza dell'opera kubrickiana, con questa sintesi parziale Monro si ritaglia un posto nella folta schiera di ammiratori, collaboratori e studiosi (tra cui va nominato Filippo Ulivieri, creatore di archiviokubrick.it) che nei due decenni dalla morte del regista (1999) hanno ragionato sul suo opus.
Tra i film prodotti, si ricordano Stanley and Us di Mauro Di Flaviano, Federico Greco e Stefano Landini, Stanley Kubrick: A Life In Pictures di Jan Harlan, Stanley Kubrick's Boxes di Jon Ronson, Room 237 di Rodney Ascher, S Is for Stanley di Alex Infascelli, Filmworker di Tony Zierra,(anche al lavoro su SK13).
L'unica idea originale e non d'archivio attorno a cui ruota Kubrick by Kubrick è scenografica: Monro ha replicato la stanza settecentesca e insieme futuristica di 2001: Odissea nello spazio - che metaforicamente sta per la mente del regista, lo scrigno dei suoi pensieri - in scala ridotta di un terzo rispetto alla realtà, arredandola con alcuni oggetti feticcio della sua filmografia.
Se le testimonianze di attori e tecnici sono a volte fulminee, spesso percepite come passaggi obbligati e il montaggio delle sequenze tratte dai film è scolastico, palpabile è invece la passione del cinefilo che ha nostalgia (Monro è del 1975) dell'era della celluloide, poi del nastro magnetico e della critica che ragiona di cinema dal piccolo schermo (tra i vari programmi e conduttori spicca il mostro sacro Roger Ebert).
Dalle quattro conversazioni, già note ai lettori della monografia, affiorano, se pur rapidamente, varie facce dell'artista: l'interlocutore curioso e riflessivo, disposto a ragionare sulla propria opera, il fotografo incardinato alla composizione del quadro, lo scacchista meticolosamente preparato, anche a sfruttare l'imprevisto sul set, il padre e marito che ha realizzato tutti i suoi film a pochi chilometri dalla sua casa di campagna, massimamente attratto dalla regia come indagine, detection, ricerca a tutto campo. Sempre a partire da un precedente letterario, in un vero e proprio culto della narrazione e della prima lettura, da lui ritenuto un piacere dalle vette irripetibili. Si mette a fuoco l'ambivalente oscillare, attraverso i generi, tra l'osservazione di una superficie civilizzata e dell'irrazionale sottotraccia; in massima sintesi, rappresentazione dell'intelligenza e insieme della brutalità umana, tra interpretazione della Storia e interrogazione sul futuro.