Anno | 2020 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Regia di | Roan Johnson |
Attori | Alessio Vassallo, Thomas Trabacchi, Federica de Cola, Corrado Fortuna, Dajana Roncione Corrado Guzzanti, Fabrizio Bentivoglio, Marco Feo. |
Distribuzione | Nexo Digital |
MYmonetro |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 9 marzo 2023
Uno dei capolavori più ironici, pungenti e acuti del maestro Andrea Camilleri.
CONSIGLIATO N.D.
|
La concessione del telefono appartiene alla serie di film per la tv denominata "C'era una volta Vigata" e ci riporta nella cittadina arena delle investigazioni del Commissario Montalbano: si tratta del terzo capitolo di questa collection e arriva dopo il successo de La mossa del cavallo (trasmesso nel 2018) e La stagione della caccia (in onda nel 2019). Tutti hanno come comune denominatore la fantasia creativa del grande Andrea Camilleri. Anche questo film diretto da Roan Johnson (alla regia anche di La stagione della caccia) è infatti la trasposizione di un suo omonimo libro (edito da Sellerio e uscito nel 1998). Per la Rai si tratta di continuare nella messa in onda del materiale legato alla produzione dell'autore siciliano dopo Salvo amato, Livia mia e La rete di protezione, entrambi appartenenti alla 14esima stagione del Commissario Montalbano.
La genesi de La concessione del telefono l'ha narrata lo stesso Andrea Camilleri nel presentare il suo romanzo. Un giorno infatti nell'esaminare alcune carte trovate in casa si era imbattuto in un decreto ministeriale del 1892 che appunto prevedeva la concessione di una rete telefonica privata ma a fronte di una trafila lunghissima di adempimenti burocratici. Una sorta di esperienza kafkiana che è diventata materia per un nuovo romanzo.
Il ritorno alla Vigata ottocentesca vede al centro l'affannosa attività di Pippo Genuardi, un commerciante di legnami poco interessato al suo lavoro e grande estimatore di donne, anzi "fimmine" e di novità tecnologiche. A dare inizio ad un fuoco di fila di fraintendimenti è il suo desiderio di installare un apparecchio telefonico collegato con la casa del suocero. Per riuscire nel suo intento spedisce tre lettere al prefetto Marascianno che però si rivela paranoico e complottista. Tanto che l'iniziativa del commerciante viene interpretata come una mossa sovversiva. Ma nel suo agire sconsiderato Genuardi si deve confrontare anche con Don Lollò, "l'uomo di rispetto" del paese che all'inizio crede che sia tutta una presa in giro nei suoi confronti. In una girandola anche mortale di equivoci vengono coinvolti il questore Monterchi arrivato dal Nord e sgomento di fronte agli eventi messi in moto dalle tre lettere e l'amico storico di Genuardi, Sasà, che si era dato alla macchia per un pericoloso debito di gioco.
Come nel romanzo anche il racconto televisivo si sviluppa cercando di riportare le voci narranti e i vari documenti dell'epoca. "Abbiamo provato - ha spiegato lo stesso Roan Johnson - a raccontare come la formalità della burocrazia diventi un gorgo in cui nostro protagonista e forse con lui il senso stesso della terra senza tempo in cui vive, verrà risucchiato". La vera beffa è rappresentata dal fatto che i suoi guai Genuardi in fondo se li è cercati da solo. Senza contare che nessuno dei personaggi appare ad uno sguardo esterno e nonostante il tono brillante della storia esente da colpe o da mancanze in un teatro della vita dove l'umanità è sempre tristemente colpevole.
Interessante la scelta del cast che ripropone nel ruolo principale di Pippo Genuardi l'attore Alessio Vassallo che abbiamo già visto nei panni di un giovanissimo Mimì Augello in Il giovane Montalbano, ma che ha anche partecipato a La stagione della caccia. Mentre in due ruoli cardine come quello di don Lollò troviamo il grandissimo Fabrizio Bentivoglio (ricordiamo la recentissima serie Il nome della rosa) e in quello del prefetto Marascianno, un istrione come Corrado Guzzanti (indimenticabile in "Fascisti su Marte", recentemente impegnato in I delitti del Barlume).
Ambientata nell'immaginaria Vigata nel 1891, il giovane Pippo Genuardi si ostina senza sosta a richiedere la concessione della linea telefonica nel proprio negozio di legname. La trafila sarà piena di intoppi ed estenuante, tanto da portarlo a rivolgersi a Don Lollò Longhitano, un pezzo grosso della zona che ha le mani in pasta ovunque.
Elegante produzione televisiva che paga pegno, accodandosi alle produzioni RAI, edulcorando tutto il lato sessuale della vicenda, che viene narrata ma ben poco mostrata.Don Lollo è uno sciupafemmine, che crea a sua insaputa un groviglio di relazioni che lo porteranno alla tomba, per il suo impuntamento ad avere una linea telefonica, venduta come progresso industriale, mentre serve per parlare con [...] Vai alla recensione »