Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia, Paesi Bassi |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Marco Ferrari (III) |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 4 febbraio 2021
E se scoprissi che il tuo capo è corrotto? 7 persone ci raccontano quello che hanno scoperto in ufficio.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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In questo documentario si fondono le testimonianze di sette persone ognuna delle quali, in contesti diversi, si è trovata a scoprire casi di corruzione. Potrebbero essere vicende diverse l’una dall’altra. Invece hanno moltissimi elementi in comune.
Sui fenomeni di corruzione diffusa (che non riguardano purtroppo solo i ‘politici’ come una vulgata diffusa vorrebbe far credere) non mancano reportage ed inchieste, televisive e non.
Ferrari ha però la geniale idea di costruirci sopra una micro serie in docufiction che, con il potere che ha la sintesi ben gestita, mette a nudo una triste dinamica. Divide infatti il suo lavoro in capitoli/episodi, fa parlare i veri protagonisti delle denunce e, quando deve ricostruire delle specifiche situazioni, utilizza attori che parlano con le loro voci. Lo spettatore si trova così a scoprire le tappe di un’escalation che può portare al trionfo della giustizia ma anche all’isolamento e alla messa all’indice di colui che ne ha favorito l’esito. È un documento che si potrebbe definire ‘a staffetta’ ma di un tipo speciale. Perché questi atleti finiscono con l’aver trovato sulla loro pista gli stessi ostacoli anche se correvano in realtà molto diversificate che vanno dall’azienda privata all’amministrazione pubblica. Si passano quindi il testimone con estrema semplicità perché la storia dell’uno finisce con il proseguire con quella dell’altro/a praticamente senza cesure.
Nessuno però si ferma (come accade nella pratica sportiva) perché la corsa prosegue per tutti. Chi guarda si accorge progressivamente di star collocandosi, quasi senza accorgersene, come spettatore di un thriller in cui ci si attende l’happy end con l’intima consapevolezza che però l’esito non sarà solo quello. Si potrebbe allora temere che il messaggio finale sia un invito sotteso a lasciar perdere, viste le conseguenze, ma non è così. Ferrari e i suoi magnifici sette sono lì a ricordarci che comunque non si può (e non si deve) voltare la testa dall’altra parte.