Titolo originale | Exile |
Anno | 2020 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania, Belgio, Kosovo |
Durata | 121 minuti |
Regia di | Visar Morina |
Attori | Misel Maticevic, Sandra Hüller, Rainer Bock, Stephan Grossmann, Uwe Preuss Flonja Kodheli, Thomas Mraz, Daniel Sträßer, Piet Fuchs, Victoria Trauttmansdorff, Nicole Marischka, Franziska Hartmann, Sybille J. Schedwill, Corinna Kirchhoff, Astrit Kabashi, Susanne Bredehöft. |
Tag | Da vedere 2020 |
MYmonetro | 3,40 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 25 gennaio 2021
Un uomo entra in crisi quando realizza di essere vittima di atti di bullismo sul lavoro.
CONSIGLIATO SÌ
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Xhafer è un ingegnere chimico originario del Kosovo che lavora presso una grossa azienda tedesca. Dal momento in cui trova un topo morto legato al cancello della sua abitazione, in cui vive con la moglie tedesca e i tre figli, inizia a pensare di essere il bersaglio di un mobbing che ha origine in azienda. Questo suo sospetto, che cresce progressivamente, si basa anche sul fatto che alcuni dati essenziali per il suo lavoro non gli vengono comunicati.
Vincitore di due premi al Sarajevo Film Festival Exil deve il suo spunto di partenza all'esperienza diretta compiuta dal regista e anche sceneggiatore Visar Morina giunto in Germania da Pristina, dove è nato, all'età di 15 anni dovendo affrontare tutti gli ostacoli di un'integrazione che poi nel 2016, quando ha iniziato a lavorare al film, sembravano essere sottoposti a una pericolosa recrudescenza.
Il dato autobiografico però si ferma qui perché quella che emerge dal film è un'analisi delle interazioni che presiedono al lavoro in una grande azienda e di come i reciproci pregiudizi possano influenzarle. Perché Morina ci mette di fronte a dati incontrovertibili ma anche a sensazioni e non ci offre mai (e fa bene) una risposta univoca e chiarificatrice. Xhafer ha una moglie che ama sapendo che lo ha sposato contro il parere (xenofobo) della madre, gli è stato fatto capire che il suo nome e cognome sono impronunciabili per un tedesco ma ha una bella casa e non vive in condizioni di disagio materiale. Il disagio però è più profondo e difficile da razionalizzare e, progressivamente, da controllare. Quei corridoi che percorre sul luogo di lavoro dovrebbero servire per avvicinarlo ai colleghi, per raggiungerli. Invece ogni volta che li attraversa la distanza tra lui e loro aumenta. Non era facile portare sullo schermo una riflessione sul razzismo (sia quello agito che quello indotto) senza cadere nella retorica. Morina, grazie anche all'ottima interpretazione (anche nella sua progressiva fissità) di Misel Maticevic e di di quella di Sandra Hüller nel ruolo di sua moglie (attrice che il pubblico italiano ha avuto modo di apprezzare in Vi presento Toni Erdman e in Un valzer tra gli scaffali) riesce ad evitare l'ostacolo e a costruire un thriller in costante equilibrio tra realtà ed immaginazione. Con, come valore aggiunto, un finale che si chiude al punto giusto della vicenda. Non accade in tutti i film.
Dipendente di un'azienda farmaceutica tedesca, il kosovaro Xhafer si ritiene vittima di gravi atti di xenofobia che compromettono la sua vita familiare e lavorativa. Credendo di individuare in un suo collega la causa degli stessi, le sue reazioni finiranno per acuire tensioni già divenute ampiamente insostenibili.Nel segno di un cinema europeo che riflette l'onda lunga dei mutamenti sociali che hanno [...] Vai alla recensione »
Che Exil sia un film su un uomo di troppo, con la certezza di essere escluso dal mondo in cui vive, lo si capisce dalle prime inquadrature, quando il protagonista riempie il campo visivo con la sua nuca sudata. L'uomo si chiama Xhafer, è kosovaro ma da anni vive in Germania, è ricercatore in un centro farmaceutico ed è sposato con una donna tedesca, ricercatrice anche lei (è Sandra Hüller, protagonista [...] Vai alla recensione »
«Devo lavorare, posso?», domanda stizzita la moglie Nora al marito Xhafer. Stiamo per assistere all'epilogo di Exile, secondo lungometraggio di Visar Morina, regista e sceneggiatore kosovaro classe '79, emigrato in Germania all'età di 15 anni. Ormai disorientata per quell'atteggiamento privo di senno che l'ha spinta a mettere in discussione la loro relazione, la donna è esausta, le manca l'aria, si [...] Vai alla recensione »
Correva l'anno 2003 quando Mobbing - Mi piace lavorare di Francesca Comencini conquistava un prestigioso riconoscimento alla Berlinale, ma cosa ancora più importante puntava l'obiettivo della macchina da presa su uno dei problemi più grandi che affliggono ill moderno mercato del lavoro, il mobbing appunto. Prima di allora rappresentava un vero e proprio tabù, oggi se ne parla molto di più, ma ancora [...] Vai alla recensione »
La tematica dello straniero discriminato, con tutta la sua carica di drammatica attualità, sta facendo capolino - ed era inevitabile - tra i temi forti di questa trentaduesima edizione del Trieste Film Festival. Da una parte il muro eretto da un'intera comunità - contrapposto alla scelta di solidarietà del singolo - di un titolo come Fear di Ivaylo Hristov; dall'altra le difficoltà del migrante di [...] Vai alla recensione »
Il film si apre con un carrello laterale che accompagna il ritorno a casa di Xhafer, un virologo di origine kossovara che vive e lavora in Germania. Una musica secca, martellante e disturbante scandisce la scena che rivedremo più volte nel corso del film. La ripetizione è la cifra stilistica dominante del film; del resto il regista, anch'egli kossovaro, Visar Morina (41 anni, al secondo lungometraggio, [...] Vai alla recensione »