Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Regia di | Alessandro Scillitani, Alessandro Di Nuzzo |
Tag | Da vedere 2019 |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento martedì 3 dicembre 2019
La storia della domenica calcistica più importante del cinema italiano e la memoria ancora viva dei protagonisti.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Il 16 marzo del 1975 si gioca nel campo di calcio della Cittadella di Parma una partita di cui riportano notizie solo le cronache locali ma che, vista a più di 40 anni di distanza, assume un significato particolare per la storia non solo del cinema ma del mondo della cultura. Ad affrontarsi sono le troupe di due film che si stanno girando in contemporanea nella zona: Novecento e Salò o le 120 giornate di Sodoma. A fronteggiarsi ci sono due grandi del cinema: Bernardo Bertolucci e Pier Paolo Pasolini.
Nell'ambito dello stesso anno compaiono sullo schermo due film che vedono Pier Paolo Pasolini impegnato sui campi di calcio nel 1975 (che fu poi l'anno della sua morte).
L'ultima partita di Pasolini di Giordano Viozzi rievoca l'incontro che lo vide in azione a San Benedetto del Tronto il 14 settembre mentre in questo caso si risale ad alcuni mesi prima. In entrambi si percepisce, grazie alle testimonianze e alle immagini ritrovate, quanto la passione calcistica facesse parte della condizione esistenziale di Pasolini. Scillitani però compie un'operazione decisamente più complessa. Non solo perché i suoi protagonisti sono due giganti dello schermo ma perché, come è solito fare, riesce a ricostruire il clima umano e culturale che permeava l'evento sportivo. La sua particolare predisposizione a cogliere il senso di accadimenti anche minimi, su cui la memoria può anche intervenire dato il tempo trascorso, lo spinge ad interrogare chi oggi legge quegli accadimenti con punti di vista differenti. C'è chi rievoca con ironia accensioni di rabbia per la sconfitta o trucchi messi in atto per vincere e chi di quell'incontro tra due squadre/troupe mette in luce significati che vanno molto oltre l'esito finale. Quel ritrovarsi su un campo sportivo tra due colleghi/amici che avevano avuto qualche dissapore diviene così simbolo di un confronto di sguardi sulla vita e sulla Storia d'Italia (e non solo) che i film che i due stavano dirigendo avrebbero offerto al pubblico internazionale. Scillitani amplia poi la sua narrazione dedicando uno spazio più ampio a Pasolini, collegando la sua passione per lo sport all'attenzione portata verso le periferie urbane ed esistenziali al contempo. Un'annotazione finale: come sempre nei suoi lavori la colonna sonora, che cura e di cui è in gran parte autore, costituisce un elemento narrativo significante.
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