Titolo originale | Dansu Uizu Mi |
Anno | 2019 |
Genere | Commedia |
Produzione | Giappone |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Shinobu Yaguchi |
Attori | Chay, Takahiro Miura, Ayaka Miyoshi, Tsuyoshi Muro, Akira Takarada Yû Yashiro. |
MYmonetro | Valutazione: 2,50 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 18 giugno 2020
Una donna cade nella trappola di un incantesimo e non riesce più a smettere di ballare e cantare.
CONSIGLIATO NÌ
|
Shizuka Suzuki, ambiziosa dipendente di un'azienda, annega la sua infelicità nella routine lavorativa e nell'infatuazione, condivisa con le colleghe, per un brillante manager. Shizuka odia i musical e la loro insensatezza, in seguito - scopriremo - a un trauma infantile. Un giorno trova un biglietto per un parco dei divertimenti e si reca lì con la nipotina, affidatale dalla sorella per un giorno. Tra le varie attrazioni scelgono di sottoporsi alla prova del mago ipnotista, che comporta che ogni volta che sentiranno una musica, saranno costrette a danzare e cantare come in un film musical. Sulla nipote la magia non ha nessun effetto, ma Shizuka diverrà prigioniera dell'incantesimo, trasformando tutte le sue occasioni di lavoro in altrettanti disastri sul piano sociale ed economico.
Abile nell'individuare elementi di sicuro appeal presso il pubblico giapponese, Shinobu Yaguchi (Survival Family), recupera il genere cinematografico più antitetico rispetto alla presunta seriosità della società nipponica e gioca su questo contrasto fino in fondo.
L'espediente di partenza appartiene a La maledizione dello scorpione di giada o a una commedia con Jim Carrey degli anni 90, ma la direzione a cui mira Yaguchi ricorda un lavoro precedente del regista come Swing Girls: calare i personaggi in situazioni eccessive e di disagio, per spingerli a uscire dal guscio e rompere gli schemi. La posta in palio è la ricerca del proprio io più profondo. Per Shizuka Suzuki questo significa fare i conti con la propria infanzia e con un desiderio frustrato e mai più espresso, annegato dalla routine corporativa che normalizza l'uomo e i suoi desideri. Il musical come recupero del proprio fanciullino interiore, quindi, in un arco narrativo che prevede pochissime innovazioni rispetto al canone. Shizuka scopre la patologia, intraprende un viaggio picaresco attraverso il Giappone e trova la cura, con conseguente reazione a catena. Una ripartizione assai tradizionale del racconto, che rischia in breve tempo di incappare nella ripetitività.
Ma a Yaguchi non sembra interessare lo stupore dello spettatore, così come non intende farlo ridere a crepapelle. L'idea è di intrattenere e far pensare, senza pretendere l'interpretazione di simboli che non siano elementari - le location visitate, come supermercati, strade e sale riunioni, che rappresentano altrettanti emblemi della prigionia metropolitana - ma giocando solo sulla più ovvia delle immedesimazioni. In passato ha funzionato, resta da capire se Yaguchi riuscirà a vincere l'atavica ritrosia del pubblico giapponese verso il più americano dei generi cinematografici. Straordinaria Ayaka Miyoshi nei panni di Shizuka: i suoi numeri di canto e ballo, forse ispirati da Emma Stone di La La Land, confermano la versatilità e professionalità di un'attrice sottovalutata nello star system giapponese.
Immaginate un Vincent Minnelli che si ritrovi a dirigere all'improvviso un film di Penny Marshall, quella delle commedie fantastiche e un po' surreali alla Big: da uno spunto del genere potrebbe partire l'idea di Dance With Me, con cui Shinobu Yaguchi torna al film musicale, genere che aveva già frequentato in passato con opere come Swing Girls. Presentato in anteprima italiana streaming al Far East [...] Vai alla recensione »