The Key

L'installazione The Key (La Chiave) intriga già dall'esterno: grande quanto una stanza, ha appese alle pareti centinaia di chiavi, di forme e dimensioni diverse, alcune apparentemente molto antiche. Una persona ci invita ad entrare in un'anticamera e, prima ancora di farci indossare il visore VR, ci chiede di tenere sempre in mano proprio una di queste chiavi e di non scordarla mai.

C'è un segreto da svelare: che cos'è la chiave, da dove viene, e cosa apre? The Key è un'esperienza interattiva strutturata come fosse un viaggio, che lo spettatore o la spettatrice devono compiere in prima persona.

A guidare lo spettatore c'è la voce di Anna, interpretata da Alia Shawkat, che racconta di avere problemi a ricordare la sua storia, sogna in continuazione una chiave misteriosa, chiede ai partecipanti un aiuto per sbloccare il suo passato enigmatico.

Lo spettatore viaggerà attraverso vari ambienti onirici e dolorosi, alcuni realizzati con animazioni in computer grafica, altri usando la tecnica della fotogrammetria che utilizza fotografie di ambienti reali. Lo spettatore o la spettatrice dovranno prendere decisioni difficili e delicate, subendo l'esperienza della perdita. Ogni passaggio all'interno del mondo virtuale riserva vari colpi di scena, che avvicinano a spiegare chi è Anna, qual è il suo passato e il significato della chiave criptica che sogna ogni notte.

Senza svelare il misterioso finale, che cambierà completamente il senso dell'esperienza vissute nei 15 minuti di questo viaggio interattivo, è importante dire che quest'opera è stata co-finanziata dal programma 'Oculus VR per Good'. Questo bando di produzione, ideato da Oculus, accoppia registi emergenti con organizzazioni no profit. Il fine, come si legge nelle pagine di presentazione dell'iniziativa, è quello di "sfruttare il potere della realtà virtuale per portare una maggiore consapevolezza delle sfide che le persone affrontano a livello globale, trasformare l'istruzione e la comunicazione sociale."

Anche per The Key, dunque, l'obiettivo è quello di sensibilizzare gli spettatori su tematiche sociali molto urgenti, come la migrazione e la questione dei rifugiati politici. Come ha raccontato la stessa regista, Celine Tricart, durante la presentazione a Venezia, l'idea è nata proprio dall'incontro con i rappresentanti della ONG con cui ha collaborato, l'americana 'Friends of refugees', che gli hanno raccontato dettagli importanti che sono risultati fondamentali per la creazione di quest'esperienza e per l'obiettivo di far comprendere le grandi questioni - soprattutto migratorie - del presente.

Una volta fuori dall'installazione, si ha la possibilità di tenersi la chiave che ci era stata affidata: un ricordo tangibile di un'esperienza virtuale. 