Titolo originale | À coeur battant |
Anno | 2019 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Keren Ben Rafael |
Attori | Judith Chemla, Arieh Worthalter, Lenny Dahan, Noémie Lvovsky, Bastien Bouillon Joy Rieger, Gil Weiss, Vassili Schneider, Odeya Koren, Nathan Dattner, Gabi Tolkowski, Sumitra Parajuli, Valérie Trajanovski. |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 31 ottobre 2022
Una coppia con un bambino si ritrova a dover gestire una relazione a distanza. La domanda che li perseguita è: riusciranno a sopravvivere a tutto questo?
CONSIGLIATO SÌ
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Julie, di origine francese e Yuval di origine israeliana, sono una coppia affiatata. Si sposano e cominciano a vivere a Parigi, dove hanno un figlio, Lenny, che adorano entrambi. Lei è in piena crescita professionale e lui è fotografo, ma senza progetti. La loro relazione pare procedere per il meglio sin quando Yuval, per delle procedure amministrative, deve tornare in Israele, dove rimarrà più a lungo del previsto. I due iniziano così a trasferire la loro intimità e vita di famiglia online: «Ti chiamerò tutti i giorni. Sarà come se non fossi mai partito», promette Yuval. Ma con il tempo questa routine viene meno e varie disfunzioni emergono. La distanza dalla sfera fisica si espande a quella emotiva e mette in dubbio le capacità dei protagonisti a colmarla, quasi inevitabilmente ai danni del figlio.
À coeur battant (titolo originale, che potremmo tradurre come « a batticuore ») è un intelligente e toccante spaccato di vita di una coppia che deve fare i conti con l'assenza, le differenze culturali, il carico mentale ed i problemi di equilibrio tra vita privata e lavoro.
Il film inizia con i gemiti di piacere dei due protagonisti, che diamo per scontato essere insieme nello stesso letto. I piani di campo-controcampo, apparentemente incoerenti, ci rivelano poi la loro distanza fisica ed il loro affiatamento nonostante quest'ultima. All'inizio delle loro comunicazioni video, in effetti, i due protagonisti vivono scambi d'amore e intimità intrisi di leggerezza romantica ed umoristica. Ma la frase « ci farà impazzire questo Skype » pronunciata da Julie agli inizi del film, pare premonitoria. La relazione comincia ad andare di traverso con piccoli dettagli, un po' di gelosia, opinioni contrastanti su come educare il figlio (soprattutto avanzate da Yuval, che pare determinato a spiegare a Julie come deve fare le cose), indecisioni su dove e come è meglio vivere. Pian piano, le reazioni dei due personaggi, le loro differenze culturali e le relative famiglie iniziano a prendere un'importanza ed una pesantezza sempre maggiore nel loro quotidiano, sino a dar adito a reciproche accuse di irresponsabilità ed instabilità mentale con frasi offensive e taglienti, dalle quali sarà difficile tornare indietro. Keren Ben Rafaël ci racconta con questa narrazione anche come l'uomo e la donna vivono lo spazio che si crea tra loro in maniera distinta. Yuval sceglie di utilizzare questo spazio per aumentare la sua libertà personale (che le rondini sospese al soffitto di casa loro lo rappresentino?), e Julie lo subisce, lo prende su di sé come una carica (mentale) supplementare. Questa differenza è visibile sia a livello narrativo che formale: i piani relativi a Yuval sono infatti luminosi, spesso girati all'esterno, includono varie altre persone e momenti festivi, mentre Julie è sempre in casa, al grigio, occupata a lavorare o a gestire il figlio. Due volte esce, ma non la si vede mai fuori. La figura maschile è rappresentata come indecisa, irresponsabile, infantile ed arrogante. La madre di Julie stessa si riferisce al padre di Julie come codardo ed egoista, che, incapace di prendersi le sue responsabilità, era sparito. Conclude la discussione con Yuval dicendo « un bambino non può avere un bambino... Non sei come gli altri tu? ». L'abbandono vissuto dalla madre fa eco a quello vissuto da Julie nel periodo di silenzio di Yuval, dopo il quale Julie non potrà più soprassedere ai problemi sottostanti la loro relazione, ormai destabilizzata.
Ancora un parallelo tra forma e narrazione: i piani del film, interamente di videochiamate, sono per loro natura tecnicamente poco stabili, ma fanno anche finemente eco all'instabilità relazionale ed emotiva dei due personaggi. Alla fine del film è reso chiaro come questa non possa che far del male, in extremis, al bambino. Se le rondini siano anche simbolo, a giusto titolo, di speranza, dipende dal nostro ottimismo. La sequenza finale del film comincia con fuochi d'artificio che implodono anziché esplodere, il che fa pensare a un flashback di quando la coppia si è conosciuta. Riviviamo il loro incontro, ma l'acqua, grande simbolo dell'inconscio, li spazza via. Yuval, il migratore, dovrebbe finalmente tornare a casa. Ma tornerà davvero? E anche se tornerà lui, come potranno ritrovare la loro relazione? Gli attori, e specialmente Judith Chemla, fanno un lavoro minuzioso ed ammirabile, con una recitazione piena di sfumature e di complessità.
Julie, di origine francese e Yuval di origine israeliana, sono una coppia affiatata. Si sposano e cominciano a vivere a Parigi, dove hanno un figlio, Lenny, che adorano entrambi. La loro relazione pare procedere per il meglio sin quando Yuval, per delle procedure amministrative, deve tornare in Israele, dove rimarrà più a lungo del previsto. Un intelligente e toccante spaccato di vita di una coppia che deve fare i conti con l’assenza, le differenze culturali, il carico mentale ed i problemi di equilibrio tra vita privata e lavoro.
Keren Ben Rafaël ci racconta con questa narrazione anche come l’uomo e la donna vivono lo spazio che si crea tra loro in maniera distinta. Yuval sceglie di utilizzare questo spazio per aumentare la sua libertà personale, e Julie lo subisce, lo prende su di sé come una carica (mentale) supplementare. Gli attori, e specialmente Judith Chemla, fanno un lavoro minuzioso ed ammirabile, con una recitazione piena di sfumature e di complessità.