Anno | 2019 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 75 minuti |
Regia di | Mario Sesti |
Tag | Da vedere 2019 |
MYmonetro | 3,25 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 10 settembre 2019
Un reportage costruito attraverso i documentari erotici degli anni '60.
CONSIGLIATO SÌ
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Progenitore del Neorealismo (Sole, Terra madre,1860, 4 passi tra le nuvole), inventore del genere fantastico (La corona di ferro) e dei film a episodi (Altri tempi, Tempi nostri), Alessandro Blasetti fu il pioniere al debutto degli anni Sessanta di un genere girato nei grandi cabaret del mondo di cui Europa di notte fu il primo spasmo erotico. Questa evocazione realista della vita notturna e dei suoi locali, la cui principale attrazione era costituita dagli spogliarelli (nelle sue varianti casalinga, similpelle, semilusso) e dall'esibizione di corpi nudi, fu molta apprezzata dal pubblico (maschile) che poteva idealmente accedere alle boîtes di Parigi o un night club di Barcellona. Era il compimento di un desiderio che consisteva nel condurre il gioco comodamente seduti in poltrona, che volgeva il soggiorno in un eden luminoso per rituali peccati degli occhi. Le donne, prescelte per un posto di fila al Crazy Horse o sulla passerella di una maison, diventavano oggetti fatti per essere vestiti e svestiti dal Guido - spettatore di 8½. Si spogliavano per rivestirsi di luce, quelle al neon dei night club. Fulminea la diagnosi dell'epoca di Roland Barthes, per cui "lo spogliarello si fonda su una contraddizione: desessualizza la donna nel momento stesso in cui la spoglia", disarma il corpo rendendolo oggetto di un discorso scontato e normalizzante.
Scritto e diretto da Mario Sesti, Mondo sexy affonda lo sguardo nel mondo movie, un genere tipicamente italiano che ha nutrito il mercato cinematografico nazionale dal 1959 alla fine degli anni Ottanta, avanza una lettura comparata con la teoria erotica di Roland Barthes e riapre il dibattito su un genere liquidato spesso come scadente.
Nel fondamentale scritto del 1970 sullo striptease ("Mythologies"), il semiologo francese smontava pezzo per pezzo lo spogliarello canonico degli anni Cinquanta, quello del Moulin Rouge o del Crazy Horse, denunciando una sterilizzazione erotica che si faceva più enfatica in televisione e al cinema. Esposto in piena solarità, il corpo femminile subiva le invisibili violenze della (tele)camera: avvicinamenti e dilatazioni finivano per parcellizzarlo, sfuocarlo e rimetterlo a fuoco deformato, come artificio. Muovendosi informato e discreto nelle zone erogene del documentario italiano, scorrendo immagini pruriginose, materiali di repertorio smaglianti e una serie di interventi (in rigoroso ordine di apparizione: Domenico Monetti, Antonio Tentori, Mino Loy, Sabina Ambrogi, Luana De Vita, Albadoro Gala) che servono a mettere in prospettiva con l'epoca l'oggetto più scomodo del panorama cinematografico italiano, Mario Sesti ricostruisce un'immagine complessa del fenomeno. Filone scomodo e criticamente trascurabile, il documentario erotico sfidava le normative sessuali con spettacoli sovente ridicoli che sacrificavano come l'hardcore ogni logica del racconto all'accumulo di sequenze carnali, predisposte per lo sguardo predatorio dello spettatore.
E in quello sguardo si accomoda quello del regista suggerendo percorsi d'analisi legati all'impatto che questi film hanno avuto sull'immaginario dell'epoca e sulla narrazione di tematiche socio-culturali rilevanti. A cavallo degli anni Sessanta e Settanta il clima culturale era quanto mai favorevole alla proliferazione dei discorsi 'desideranti' e di un cinema del desiderio. Testo che pensa attraverso le sue 'forme', Mondo sexy scorre coi fotogrammi il catalogo di una femminilità 'erotizzata', di corpi che hanno subito negli anni una vera e propria trasformazione. Perché l'ideale estetico è frutto di cambiamenti socio-culturali, è costruito e plasmato dalla società e dalla cultura del momento e quindi soggetto al mutare delle mode, dei costumi, delle consuetudini. Costante è la richiesta di un 'denudamento', che Baudrillard definiva un "gioco ascendente di costruzione di segni". E la donna ne è coperta, ieri come oggi. Sesti rispolvera pellicce, ventagli, guanti, piume, calze a rete, accessori classici del varietà e invita lo spettatore alla 'lettura' di una delle grandi narrazioni culturali del nostro Paese. A suo agio nel cinema mondo firma un saggio sull'erotismo e sulle mistificazioni dell'erotismo. Il godimento è assicurato.
Corpi che deflagrano sullo schermo, volti ammiccanti, bikini d'ordinanza, guêpières provocanti. Fingevano di raccontare il mondo e invece i documentari sulle notti, talvolta anche i giorni, delle capitali europee e non solo erano un pretesto per mostrare la bellezza femminile. In voga negli anni '60 i 'film mondo', come vengono etichettati, sono un'occasione per riflettere sull'uso del corpo della [...] Vai alla recensione »
È il brivido del cinefilo nella sala buia, l'eccitazione di chi guarda dallo spioncino. È il voyeurismo. Come il desiderio che si accende nell'ammirare qualcuno che si spoglia lentamente, che fa uno streap-tease. Eccolo, il mito, per dirla con Barthes, che ha nutrito l'immaginario maschile, quando i vestiti scivolano via uno ad uno per lasciar posto a una distesa di gambe nude e seni ballerini.