Anno | 2020 |
Genere | Storico |
Produzione | Italia |
Durata | 50 minuti |
Regia di | Matteo Rovere, Michele Alhaique, Enrico Maria Artale |
Attori | Andrea Arcangeli, Marianna Fontana, Francesco Di Napoli, Giovanni Buselli Silvia Calderoni, Sergio Romano, Demetra Avincola, Massimiliano Rossi, Ivana Lotito, Gabriel Montesi, Vanessa Scalera, Alessandro Cremona, Claudia Marchiori. |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
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Ultimo aggiornamento martedì 15 novembre 2022
Una storia. Un mito. La nascita di Roma come non è mai stata raccontata.
CONSIGLIATO N.D.
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Lazio, VIII secolo a.C, un mondo primitivo e brutale nel quale il destino di ognuno è deciso dal potere implacabile della natura e degli dei. I trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida del re di Alba, ma siccità e carestia minacciano la pace e la vita di queste città. Al di fuori di esse il bosco, un luogo oscuro abitato da creature crudeli e misteriose.
Con Romulus, Matteo Rovere (Veloce come il vento, Il primo re) firma il suo primo progetto per la TV, un affresco epico e una realistica ricostruzione degli eventi che, fra storia, leggenda e rivoluzione, portarono alla nascita di Roma.
Romulus, prodotta da Sky, Cattleya - parte di ITV Studios - e Groenlandia, e diretta da Rovere insieme a Michele Alhaique ed Enrico Maria Artale, è una serie in dieci episodi, girata in protolatino e scritta da Filippo Gravino, Guido Iuculano e dallo stesso Matteo Rovere. La distribuzione internazionale è di ITV Studios.
I tre protagonisti sono interpretati da Andrea Arcangeli, nel ruolo di Yemos, principe di Alba, Marianna Fontana nei panni della vestale Ilia, e Francesco Di Napoli, che interpreta Wiros, un giovane orfano e schiavo. Completano il cast Giovanni Buselli, Silvia Calderoni, Sergio Romano, Demetra Avincola, Massimiliano Rossi, Ivana Lotito, Gabriel Montesi e Vanessa Scalera.
I PROTAGONISTI
Yemos (Andrea Arcangeli)
Principe di Alba, ha sempre potuto contare su suo fratello gemello Enitos, a cui si sente indissolubilmente legato dal sangue e dal destino. Costretto alla fuga e solo per i boschi è catturato dai Luperci ed è così che conosce Wiros. Quando si ritrova solo, inizialmente è perduto. Costretto a lottare per andare avanti, rinasce e diventa un uomo nuovo. L'incontro con Wiros è profondamente formativo, condivide con lui prove durissime e in lui ritrova qualcosa di simile a un fratello. Le sue origini regali fanno di lui un uomo con un grande senso dell'onore e delle tradizioni: la famiglia, l'onestà, la giustizia, il coraggio, il rispetto degli dei, la fedeltà al popolo, la non indifferenza di fronte al dolore altrui sono tutti valori che eredita dal nonno materno e che cerca di tenere alti contro ogni avversità. Ma il legame arcaico dell'eredità di sangue diventa pian piano ingombrante. L'incontro con i Ruminales gli farà scoprire una nuova parte di sé, più bestiale e selvaggia che lo renderà capace di reclamare ciò che gli è stato tolto.
Ilia (Marianna Fontana)
Figlia di Amulius, il fratello minore di Numitor, è rinchiusa dall'età di sei anni nel tempio di Vesta, dove serve la dea feconda di cui è sacerdotessa, custodendo il fuoco sacro che non deve spegnersi mai. Anche l'amore proibito che ha a lungo covato nel suo cuore non è stato sufficiente a tradire quel futuro impostole anni prima. Almeno finché il destino e un terribile tradimento non le portano via quello che aveva di più caro. Inizierà a combattere per divenire artefice del suo destino, senza sapere che l'unica persona al mondo di cui si fida, suo padre, le nasconde un terribile segreto.
Wiros (Francesco Di Napoli)
Solo al mondo, orfano senza destino, schiavo nella città di Velia, parte per i Lupercalia, il rito d'iniziazione che tutti i ragazzi della città devono compiere per diventare uomini. Nell'accampamento nei boschi insieme agli altri iniziandi subisce abusi, è umiliato, torturato. Qui è ancora l'ultimo degli ultimi, il più fragile, quello esposto alle peggiori vessazioni; eppure si dimostra anche il più determinato e caparbio, pronto a tutto per sopravvivere. L'incontro con Yemos segnerà per lui il passaggio dalla solitudine alla fratellanza. Impara a fidarsi, a volere il bene di qualcun altro al di fuori di sé, ad essere amato, a dare senza aspettarsi nulla in cambio. Il suo sarà un viaggio alla ricerca delle proprie origini e tra i boschi scoprirà in sé stesso una forza e una sicurezza che non avrebbe mai sospettato.
Più compatta e movimentata della prima stagione. Con un finale molto ingegnoso
Recensione
di Andrea Fornasiero
La fondazione di Roma, dedicata alla dèa Rumia, ha attirato le attenzioni del re dei Sabini, Titos, "figlio" del dio Sancus. Una delegazione capeggiata da Yemos e Wiros giunge al suo cospetto con una proposta di pace e unione tra i due popoli, ma Titos non mantiene la parola uccidendo Deftri inoltre droga Wiros perché incontri la morte in una sorta di rituale. Yemos interviene a impedirlo e Ilia, che crede di aver riconosciuto tra i soldati il padre Amulius, prende in ostaggio le sacerdotesse di Titos, dando così luogo al celebre ratto delle Sabine. Titos promette guerra a Roma.
Seconda stagione più compatta e movimentata, per la serie sulla genesi di Roma, caricata di tensione da una guerra imminente contro un potente nemico, che non può essere vinto solo con le armi.
La cosa più apprezzabile della nuova annata è infatti l'ingegno con il quale si arriva alla soluzione di fine stagione, costruita sull'astuzia e gli inganni come i migliori tra i miti. L'altro elemento sorprendente della serie è la sua velocità nello sviluppo e il coraggio di cambiare le carte in tavola anche per i protagonisti, tanto da arrivare a un nuovo e inatteso status quo. Romulus II - La guerra per Roma mantiene infatti la promessa di svelare chi sia il Romolo che dà il titolo alla serie tra i due protagonisti.
Se lo sviluppo è costante, con anche parentesi avventurose come un viaggio in cerca di cure per un ferito e con il rapimento di un personaggio chiave, altre cose però convincono meno: Titos è aggressivo ma mai fino in fondo, posticipando così la guerra di puntata in puntata; Amulius è un abile guerriero ma di certo non un abile generale e dal punto di vista dello spettacolo militare non ci sono significativi progressi rispetto alla stagione precedente. Per esempio le fortificazioni cittadine continuano a non entrare in gioco negli scontri, che sono su campi aperti contro colonne di uomini in marcia. Gli archi poi vengono usati solo quando fa comodo, ma prontamente dimenticati se qualcuno si dà alla fuga.
C'è purtroppo un passo indietro rispetto alla stagione precedente ed è nell'atmosfera: le grotte nella foresta erano assai più suggestive degli scenari di questa nuova stagione, dove per quanto si parli di ascendenze divine sembra che l'obiettivo sia demistificarle con luci e scenografie spesso prosaiche. Al tempo stesso possono poi intervenire visioni mistiche a ravvivare le cose, che se funzionano visivamente lasciano però perplessi sul piano del racconto: in particolare l'improvviso pacifismo di Yemos, che arriva nel bel mezzo della battaglia al cuore della stagione, non ha molto senso dal punto di vista psicologico. Va quindi davvero preso per un reale intervento divino? Anche a considerarlo tale ci sono vistose falle: considerato che giunge nel pieno della guerra è decisamente troppo tardi perché la pace sia praticabile e infatti, non fosse per l'espediente di Wiros - che però non è quello che ha avuto la visione - la pace resterebbe appunto una chimera irraggiungibile.
La relativa mancanza di lucidità di alcuni passaggi di sceneggiatura non è comunque un grave problema, visto che la stagione scorre veloce, trova modo di creare tensione fra i due regnanti di Roma e, soprattutto, dà a Ilia un percorso profondamente tragico negli incontri e scontri con suo padre. Se poi Titos non è un villain irresistibile, per lo meno presenta un tema che la serie doveva affrontare: la tentazione dei Re dell'antichità di farsi dèi. Funzionano inoltre anche i personaggi femminili, che oltre a Ilia comprendono la madre di Yemos e la più adulta tra le sacerdotesse sabine. Ognuna di loro ha uno sviluppo credibile e affronta con astuzia e passione le difficoltà del proprio ruolo femminile.
La prima stagione della serie
Recensione di a cura della redazione
Lazio, VIII secolo a.C, un mondo primitivo e brutale nel quale il destino di ognuno è deciso dal potere implacabile della natura e degli dei. I trenta popoli della Lega Latina vivono da anni sotto la guida del re di Alba, ma siccità e carestia minacciano la pace e la vita di queste città. Al di fuori di esse il bosco, un luogo oscuro abitato da creature crudeli e misteriose.Sulla scia de "Il primo re", anche questa serie si inserisce nella moda europea per film fatti di minimalismo semantico. A ciò si aggiungono atmosfere cupe, esplosioni improvvise di attività e atmosfere primordiali che assieme ad improbabili scheletri di dinosauri e ancor più improbabili madri dei lupi cercano di conferire alla narrrazione una patina da avventura dark [...] Vai alla recensione »
Ne hanno fatto l'elemento portante del film, l'iniziativa eclatante che avrebbe significato la diversità rispetto agli altri sceneggiati volgarmente parlati inn una lingua moderna. va beh. Contenti loro. Allora questo protolatino gli abitanti del Lazio primitivo dell'VIII secolo A.C., lo parlavano veramente? Temo che se ora un abitante di quel ferino mondo primitivo vedesse e ascoltasse [...] Vai alla recensione »
Premetto che ho molto apprezzato i film di Matteo Rovere da "Un gioco da ragazze" in poi. Anche "Il primo re" mi è molto piaciuto e mi ha molto coinvolto, soprattutto per la descrizione del profondo conflitto tra ragione e religione magistralmente interpretato da Alessandro Borghi. Dunque le mie aspettative erano elevate, ma sono rimasto profondamente deluso.