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Yves Allégret

Yves Allégret. Data di nascita 13 ottobre 1907 ad Asnières (Francia) ed è morto il 21 gennaio 1987 all'età di 79 anni a Parigi (Francia).

Inizia la sua attività come aiuto-regista del fratello Marc, di Augusto Genina e di Jean Renoir. Nel frattempo realizza anche cortometraggi e film pubblicitari. La guerra lo spinge a rifugiarsi a Nizza, dove dirige alcuni lungometraggi (per lo più commedie) sotto lo pseudonimo di Yves Champlain. Nel 1947 firma la regia di Dedée d'Anvers, un poliziesco (sceneggiato da Jacques Sigurd) che rivela prestiti dal realismo poetico d'anteguerra, ma anche la frequentazione del cinema nero americano. Protagonista una sensuale Simone Signoret l'attrice da lui sposata nel 1946 (si lasceranno 3 anni dopo). Con lei girerà i film migliori della sua carriera come Une si jolie petite plage (La via del rimorso, 1949) e Manèges (Intrighi di donne, 1948), oltre al già ricordato Dedée d'Anvers.I suoi film riflettono un gusto sofisticato che trova espressione in immagini accurate e raffinate, più che nella salda costruzione di un intreccio. Della sua produzione degli anni '50 e '60, nonostante le numerosissime prove, nei generi più diversi, ricordiamo solo Les orgueilleux (Gli orgogliosi, 1953), un soggetto di Jean-Paul Sartre imperniato sulla figura di un medico fallito, il kolossal Germinal (La furia degli uomini, 1962) e Johnny Banco (1966), una commedia interpretata da Horst Buchholz. La sua attività continua, sia pure con minore intensità, negli anni successivi, e si chiude nel 1976 con Mords pas, on t'aime (Rose e François), interpretato dalla figlia Catherine, simpatica attrice. Nella sua opera è avvertibile, tra concessioni commerciali e incertezze, un fondo ideologico di sinistra che gli deriva, oltre che dall'apporto dello sceneggiatore Jacques Sigurd per i film dell'immediato dopoguerra, dall'appartenenza (negli anni '30) al trotzkista Gruppo ottobre. La critica tende a rivalutarlo, considerando non tanto il fondo ideologico (che pure rifiuta ogni conformismo, ogni slancio demagogico) quanto lo sguardo disincantato con cui osserva la società post-bellica. In un certo senso - si nota - ha condiviso il destino 'maledetto' di un Clouzot così ideologicamente lontano da lui. «Il suo cinema -riassume Marcel Oms - è segnato da una descrizione poco conformistica dei rapporti umani, senza quell'ottimismo che avvolgeva un'epoca in cui lo spirito critico era bollato come disfattista. Eppure le sue opere dicono una verità profonda che la storia nazionale avrebbe poi confermato. In fin dei conti, la sua opera resta una delle più importanti del cinema francese, per l'ambizione, il coraggio e l'anticonformismo politico che contiene: e anche per la sua intensa concisione.»
Da Nuovo dizionario universale del cinema - Gli autori, Editori Riuniti 1996

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