Jesús Franco (Jesus Franco) è un attore spagnolo, regista, produttore, scrittore, sceneggiatore, co-sceneggiatore, montatore, musicista, è nato il 12 maggio 1930 a Madrid (Spagna) ed è morto il 2 aprile 2013 all'età di 82 anni a Malaga (Spagna).
Per la sua traiettoria punk, prima ancora che questo termine venisse inventato, e il suo proverbiale istinto provocatore, Jesus Franco (Madrid, 1930), lo zio Jess per gli amici, ha costruito negli anni una carriera atipica, intensa e enormemente produttiva, con più di 200 film sulle spalle, che però lo ha allontanato dai grandi circuiti. Era probabilmente giunto il momento che ci raccontasse i propri ricordi di bambino del dopoguerra e di eterno giovane provocatore: Memorias del tio Jess, edito da Aguilar, è un affresco (anche se verrebbe quasi di chiamarlo manuale) di decisioni alternative al destino. Secondo la confessione dello zio Jess, la spinta per scrivere questa autobiografia è venuta dal desiderio di raccontare un'epoca del cinema spagnolo «durante la quale dirigere era un'avventura più che una professione».
Memorie dello zio Jess è l'autobiografia autorizzata che raccoglie ricordi e avventure del più cosmopolita tra i registi spagnoli, autore di film come Grida nella notte o La morte fischia un blues, e che narra nel dettaglio le collaborazioni mantenute con registi quali Robert Siodmak, Orson Welles, Juan Antonio Bardem e Fernando Fernàn Gòmez. Il libro è la testimonianza diretta di una colta cinefilia e di gusti cinematografici così impeccabilmente classicheggianti (dall'espressionismo tedesco a Welles, attraverso Vigo, Ford e Siodmak). Risulta ciononostante evidente come al regista faccia molto piacere fungere da vate di certa controcultura contemporanea che ha fatto proprio il suo eterodosso universo.
Quentin Tarantino, arrivato a Madrid lo scorso giugno in tournée promozionale per il lancio del secondo Kill Bill, avrebbe voluto incontrare quello che reputa il suo idolo spagnolo, visto che conosce tutti i suoi film a memoria, ma il nostro eroe era a Torremolinos, Malaga, dove risiede abitualmente e non se n'è fatto di nulla. L'infanzia madrilena in piena guerra civile, le lezioni alle quali assisteva nel dopoguerra, centrate sulla religione e sulla formazione politica, la costituzione di un cineclub all'interno del liceo e lo sbocciare della passione per il jazz, complice il fratello maggiore Enrique, che lavorava nella radio, costituiscono l'incipit di questo racconto autobiografico. Erano gli anni `50 e Jess cominciò ad impazzire per il jazz e la musica dodecafonica. Formò un gruppo con il quale suonava nei paesi. Da segnalare la freschezza dei ricordi di Jess, in questa magistrale rievocazione dell'epoca, del dopoguerra civile, del franchismo, con la sua pestilenza nazionalcattolica con tanto di messa in una famiglia con padre falangista e 17 bocche da sfamare tra figli e parenti. «Il nazionalcattolicesimo mi fece molto male... ero compromesso con la musica e inoltre la mia veritiera vocazione si stava affacciando lentamente nell'anima. Sarei diventato un regista, un tipo che, dall'alto di una enorme gru, il megafono in mano, avrebbe dato ordini a una troupe enorme di tecnici e attori». Queste nuove attività, nonostante i già iniziati studi di diritto, fecero si che il padre, medico militare, lo ponesse di fronte a un ultimatum: «O te ne vai di casa per sempre oppure vai all'università al El Escorial dei padri agostiniani, dove ti abbiamo trovato un posto, per finire gli studi. Scegli tu».
Dopo aver trascorso due anni in quel confino iniziò a lavorare nei teatri di Madrid, componendo accompagnamenti musicali. Decise di visitare Parigi, visita che si prolungò due anni, nel corso dei quali fece un po'di tutto, come lui stesso spiega: «dipinsi ponti su un ponteggio sospeso sulla Senna, vendetti giornali, scrissi milioni di carte... era un mondo caotico e strano che aveva però la poesia del proibito». Dopo un viaggio per tutta la Francia decise di tornare a Madrid, dove iniziò «sul serio» a lavorare nel mondo del cinema, anche in seguito al suo ingresso nella neonata scuola nazionale di cinema. Suoi colleghi di studi cinematografici furono il già citato Juan Antonio Bardem, Luis Garcìa Berlanga (che ha partecipato alla presentazione del libro sottolineando l'importanza di questa autobiografia da lui considerata «uno dei libri più intensi sul periodo della pre-movida»), Carlos Saura e Eugenio Martin. Proprio con Bardem collabora durante le riprese di Comici, dove ebbe modo di conoscere l'attore e in seguito anche regista Fernando Fernàn Gòmez, del quale afferma: «Ho avuto il privilegio di lavorare con geni riconosciuti come Orson Welles, John Gielgud, Klaus Kinsky e posso dire con sicurezza che Fernàn Gòmez è uno dei migliori attori del mondo». Fedele ai suoi principi, non teme di sparare invece a zero addirittura su Bunuel: «Bah, era un retrogrado. Mi riferisco alla sua vita privata. Basta guardare come trattava sua moglie, era un maschilista...».
Della sua esperienza di aiuto regista per Welles sul set di Falstaff (Campanadas a medianoche) afferma: «Mi utilizzarono per ottenere dei soldi dal produttore. Welles voleva lavorare con me dopo aver visto La morte fischia un blues e perciò mi disse di leggere L'isola del tesoro di Stevenson, per prepararne un adattamento. Preparai tutto ma alla fine non se ne fece nulla, perché tutti i soldi furono utilizzati per Campanadas a medianoche. Non credo che mi abbiano ingannato, utilizzato si però, perché arrivai a credere che avrei veramente fatto l'adattamento, con degli attori inglesi incredibili». Più o meno da quegli anni la carriera dello zio Jess riuscì a crescere nei posti dove più potette dar libero sfogo alle sue innate dosi di provocazione: in Germania, negli Stati uniti, in altri paesi europei, dove tuttora è considerato un regista di culto, anche se mai in Spagna. «Trionfare in Spagna? Adesso? Perché? Non penso di sciupare le mie energie per un patriottismo assurdo e antiquato. Evidentemente qui esiste una forza inerte anti Jess Franco che non penso combattere. Non mi romperò la testa per questo... Quello che mi piace è che nessun testa di cazzo mi imponga nulla. Tocco ferro, ma non ho bisogno di nessun produttore spagnolo per vivere, ne ho abbastanza con i tedeschi».
Ecco alcuni titoli della sterminata filmografia di Jesus Franco, che comprende quasi duecento pellicole. Cries in the Night (2003), Killer Barbys vs. Dracula (2002), Vampire Junction (2001), Blind Target (2000), Helter Skelter (2000), Broken Dolls (1999), Dr. Wong's Virtual Hell (1999), Red Silk (1999), Vampire blues (1999), Lust for Frankenstein (1998), Marie-Cookie and the killer tarantula (1998), Ciudad Baja (Downtown Heat) (1994), El Abuelo, la condesa y Escarlata la traviesa (1992), Don Quixote (1992), À la poursuite de Barbara (1991), Les Amazones du temple d'or (1990), Eugenie (1970), Justine (1975), La isla de la muerte (1970).
Da Il Manifesto, 22 Agosto 2004