Bravissimo nel ruolo del duro, Tom Berenger è la dimostrazione artistica che non sempre il successo fa bene.
Ha iniziato con il ruolo del bel ragazzo impacciato e dal sorriso quasi sempre nascosto, poi si è trasformato in un uomo sicuro della propria forza ritagliandosi ruoli da protagonista di action movies di serie B. Peccato. Proprio quando è diventato un attore dalle immense doti di interprete, sono mancati i ruoli giusti per dimostrarlo. Causa: una serie di incidenti di percorso artistico che hanno bruciato in fretta tutte le sue carte, mentre le carriere dei suoi colleghi coetanei (vedi Tom Cruise, Kevin Bacon, Richard Gere, Tom Hanks, Johnny Depp) sono ascese a un livello superiore, merito di tanta meditazione e inarrestabile determinazione.
Poche le scelte vincenti nella filmografia di questo attore statunitense, ma quelle poche sono riuscite ad avvolgere lo spettatore in un affascinante e complesso groviglio di muscoli, vendette, pistole e politica. E dire che sembrava essere stato proposto come il soldato che avrebbe denunciato gli sbagli dell'esercito militare americano... Invece poi è scivolato in pellicole tutte uguali che affrontavano superficialmente l'orrore che la violenza di ogni giorno faceva penetrare nelle nostre vite.
Non si può dire che sia un attore buono o cattivo, forse è uno di quei pochi teatranti che è segnato da diverse sfumature di grigio e che è capace di recitare bene anche senza sapere niente di ciò che sta interpretando. Una cosa possibile a pochi, i quali temono che per rendere un personaggio credibile sia necessario riuscire ad assimilare il più possibile sul suo mondo. Ma Berenger, da vero duro, trova questi argomenti come estranei al suo lavoro quotidiano.
Doveva essere il protagonista di Tre cuori in affitto e Miami Vice
Nato a Chicago, in una famiglia cattolica di origini irlandesi, Tom Berenger è figlio di un impiegato della stampa del Chicago Sun-Times.
Cresciuto con la sorella Susan, si diploma alla Rich East High School di Park Forest, poi decide di diventare giornalista, studiando alla University of Missouri. Successivamente, dopo essersi laureato, decide di fare l'attore e si iscrive all'Actors' Equity Association, usando il nome d'arte di Tom Berenger, visto che esisteva già un Tom Moore e questi era un suo amico di scuola.
Trasferitosi a New York City negli anni Settata (dopo aver lavorato in alcune compagnie teatrali regionali), studia all'Herbert Berghof Studios e trova il suo primo impiego nella soap opera Una vita da vivere (1975-1976).
Belloccio e muscoloso, i produttori decidono di puntare su di lui per la sitcom Tre cuori in affitto (1976), ma poi optano per John Ritter, giudicandolo più "normale e comico". Un'altra occasione sfumata è quando scopre che lo stanno prendendo in considerazione per il ruolo del Detective Sonny Crockett nel telefilm Miami Vice (1984). Sfortunatamente, nonostante Berenger sia interessato alla parte, viene scartato e, al suo posto si pensa a Nick Nolte o Jeff Bridges.
La televisione sarà sempre croce e delizia per questo attore, che negli anni Ottanta trova come unico ruolo da protagonista quello nella miniserie da noi inedita If Tomorrow Comes (1986), ma che poi si accontenta di piccole apparizioni in sitcom e altri serial (Dream On, Cin Cin, Law & Order - I due volti della giustizia, Ally McBeal, Camelot - Squadra emergenza, Incubi e deliri), per ritornare ruggente in un film tv (L'angelo della vendetta, 1995) e nella serie del 2007-2008 October Road. Da sottolineare che ha ottenuto da guest star una candidatura all'Emmy.
Il debutto cinematografico
Cinematograficamente debutta sul grande schermo nella pellicola Sentinel (1977) di Michael Winner, accanto a Chris Sarandon, Martin Balsam, John Carradine, José Ferrer, Ava Gardner, Burgess Meredith, Sylvia Miles, Eli Wallach, Jerry Orbach e Beverly D'Angelo; poi ha il ruolo dell'affascinante Gary in In cerca di Mr. Goodbar (1977), con Richard Gere.
1979-1981 - Il periodo di crisi professionale
Ma è dopo Corpo a corpo (1979) con John Cassavetes che inizia il suo periodo di crisi professionale che durerà fino al 1981: «Stavo raschiando finanziariamente il fondo ed emotivamente mi sentivo davvero sconfitto. Arrivai al punto di non volermi presentare più alle audizioni». A questo punto, si allontana da New York e si divide fra la sua casa di Puerto Rico e fra quella di Beaufort in South Carolina (dove si rifugia ogni volta che non lavora a un film).
Il grande freddo e Platoon
A salvarlo, dopo I mastini della guerra (1980) con Christopher Walken e Oltre la porta (1982) di Liliana Cavani, con Michel Piccoli e Marcello Mastroianni, è Il grande freddo (1983) con Glenn Close, William Hurt e Kevin Kline, ma anche il drammatico Platoon (1986) di Oliver Stone, con Willem Dafoe, Charlie Sheen, Johnny Depp e John C. McGinley. Il suo ruolo è quello del sadico e spietato sergente Barnes, guadagnandosi una candidatura all'Oscar come miglior attore non protagonista (soffiatagli da Michael Caine per Hannah e le sue sorelle) e un Golden Globe.
I film meno apprezzati
Purtroppo, il resto della sua filmografia affonda in ruoli sempre uguali in titoli come: Chi protegge il testimone (1987) di Ridley Scott; Sulle tracce dell'assassino (1988) con Sidney Poitier; Betrayed - Tradita (1988) che considera il suo film preferito; Sliver (1993) con Sharon Stone, che lo farà nominare al Razzie Award come peggior attore non protagonista; e Bionda sotto scorta (1994) di Dennis Hopper.
Il cinema di serie A
Spiccano invece: il suo secondo film con Oliver Stone Nato il 4 luglio (1989) con Tom Cruise; il giallo corale Conflitto d'interessi (1998) di Robert Altman, con Robert Duvall e Kenneth Branagh; e il thriller Training Day (2001) con Denzel Washington.
Il ritorno con Inception
Poi Berenger ritorna al piattume recitativo con The Hollywood Sign (2001) con Rod Steiger e Burt Reynolds, D-Tox (2002) con Sylvester Stallone e Kris Kristofferson e Faster (2010). Una nuova spinta sembra arrivare da Christopher Nolan che, invece, lo sceglie per affiancare Leonardo DiCaprio, Ken Watanabe, Joseph Gordon-Levitt, Marion Cotillard ed Ellen Page nello stupendo Inception (2010), dove veste i panni dell'uomo d'affari Browning.
Vita privata
Tom Berenger si è sposato ben tre volte. La prima volta con Barbara Wilson (1976-1984) dalla quale sono nati Allison e Patrick Moore. La seconda volta con Lisa Williams (1986-1997) che lo ha fatto diventare padre di Chelsea, Chloe e Shiloh Moore. La terza moglie è Patricia Alvaran (sposata nel 1998), madre di Scout Moore.