Sensuale e meravigliosa attrice messicana, considerata da tutta la sua nazione una delle stelle dell'epoca d'oro del cinema messicano, nonché una delle immagini dell'erotismo e della sensualità femminile dell'America Centrale.
Fra cinque fratelli, fu Lilia ad avere le aspirazioni più irraggiungibili, coltivando, fin dalla più tenera età, il desiderio di diventare una star.
A metà degli anni Quaranta, dopo aver partecipato ad un concorso di bellezza e notata da uno scopritore di talenti, intraprende la carriera cinematografica, partecipando come comparsa a numerose pellicole musicali, prima fra le quali Angel o demonio (1947) di Victor Urruchùa.
Dotata di una voce soave, di un talento immenso per la recitazione e di una bellezza immacolata viene rapidamente promossa al ruolo della protagonista e messa sotto contratto dalla più grande casa di produzione messicana di quel tempo: Studio Latino. Non potendo scegliere Sonia Prado come suo nome d'arte, si limiterà semplicemente a Lilia Prado ed è con questa semplicità che entra fra le grazie e l'apprezzamento del pubblico e di registi come Tito Davison, Jual Orol, Gilberto Martìnez Solares ed Emilio Gòmez Muriel.
Come se non bastasse, conquista anche il regista spagnolo Luis Bunuel (non ancora approdato al surrealismo) che fa di Lilia uno dei feticci del suo cinema e la eleva al rango di mito erotico. La loro prima collaborazione risale al 1951 con Salita al cielo, storia di due sposini in luna di miele in autobus che incontrano varie tentazioni durante il viaggio. Ma la ritroviamo anche in L'illusione viaggia in tranvai (1953) da un racconto di Mauricio De La Serna e Cime Tempestose (1954, inedito in Italia), rifacimento tutto messicano del romanzo di Emily Bronte.
Lilia intervalla film drammatici a musical con una facilità estrema: entra a far parte del cast di Delitto e castigo (1950) di Fernando De Fuentes, dal celebre romanzo russo, ma la si ritrova nella commedia musicale Le tre moschettiere (1952) di Tito Davison - dove sgambetta accanto ad altre due stelle di quegli anni, Lilia Del Valle e Amalia Aguilar - e anche in Rumba Caliente (1952) di Gilberto Martìnez Solares.
Sul finire di quegli anni e all'inizio degli anni Sessanta, Lilia per fama è pari a quella dei grandi nomi del suo cinema nazionale, con i quali lavora gomito a gomito: Pedro Infante, Arturo De Cordova e Marga Lopez e, dopo film come Mis Secretarias Privadas (1959) di Roberto Rodriguez e Senda Prohibida (1961) di Alfredo B. Crevenna, acquista il soprannome di Señorita Novel, datole dai critici.
Fra gli anni Settanta e Ottanta alterna il teatro al cinema e si rifugia, ogni tanto, nella televisione partecipando a qualche telenovelas, ma è negli anni Novanta, per esattezza nel 1991, che lascia il cinema con la sua ultima seducente interpretazione in Hembras de tierra caliente di Luis Quintanilla Rico. Ha alle spalle 110, un record per un attrice del suo genere. Per lei è tempo di riposare e degli onori, che non tardano ad arrivare. Infatti nel 1999 l'Academia Mexicana de Artes y Ciencias Cinematogràficas le consegna l'Ariel de Oro, uno dei maggiori riconoscimenti cinematografici del Messico, riservato notoriamente ai grandi registi o a chi ha contribuito con la sua arte a rendere mirabile il cinema messicano.
Lilia Prado si spegne a 77 anni, dopo un'infezione renale che si è complicata in una crisi respiratoria e ha causato un infarto.
Donata alla carriera in una maniera totale (non si è mai sposata), Lilia lascia un grande vuoto nel cinema, un vuoto che difficilmente sarà colmato. Esempio di bravura eccezionale, di una plasticità interpretativa davvero rara e di quel prezioso potere che è il segnare la vita dei telespettatori con una sola battuta rivolta all'obiettivo, con Lilia si spegne il sorriso del Messico intero.