È lui il grande attore feticcio di Tinto Brass. Quello riconosciuto anche dalla stampa internazionale. E che passa da un attesissimo film dell'autore più erotico d'Italia all'altro, con un buon successo anche al botteghino. Glorioso interprete, drammaturgo, regista teatrale, Franco Branciaroli è considerato assolutamente sexy anche dietro la sua faccia apparentemente così anonima (oggi leggermente invecchiata), dentro la quale si nasconde un talento che gli ha procurato oltre che un "padrino" cinematografico d'eccezione, anche una gradevole maturità artistica. Singolare nelle scelte recitative, faccia ordinaria, ma indole ribelle, nasconde fra le scene di sesso con Claudia Koll e i "culi" osservati da un uomo che guarda, un lato inquietante che gli ha permesso di passare (per colpa e per merito) da seno abbondante di Serena Grandi a quello più invisibile di Mariangela Melato.
Artisticamente nato a teatro, si presenta sul palcoscenico da subito come un interprete originale e molto attento. Studia, dal 1968 in poi, alla scuola del Piccolo Teatro di Milano dove debutta nel 1970 con "Toller" di Tankred Dorst, per la recita di un autore atipico come il distinto Patrice Chéreau. Trasferitosi a Torino comincia a frequentare uomini illustrissimi del panorama italiano: Aldo Trionfo, il grande attore e regista Carmelo Bene e Luca Ronconi, nonché lo scrittore Giovanni Testori. Diretto da Trionfo in diversi spettacoli, entra definitivamente nel Teatro Stabile di Torino, portando nel 1974 "Gesù" di Carl Theodor Dreyer, passando poi al "Faust - Marlowe - Burlesque" accanto a Bene. Fagocita tutto: da "Romeo e Giulietta" alla "Turandot", da Maurizio Scaparro e Luigi Squarzina a Valentina Cortese. Non contento si mette in luce anche con le sue prime regie teatrali: "La vita è sogno", "Peer Gynt" e "Gli spettri".
Il debutto cinematografico è invece segnato fin dall'inizio con il marchio del sesso e dello scandalo. Appare infatti in Vizi privati, pubbliche virtù (1976) di Miklós Jancsó accanto a Pamela Villoresi, Ilona Staller, Laura Betti e Lajos Balázsovits. Segue poi, nel 1977, Gran Bollito di Mauro Bolognini con Max von Sydow, e una serie di sceneggiati per la Rai come Alto tradimento (1977), Con gli occhi dell'Occidente (1979) di Vittorio Cottafavi e L'ultimo spettacolo di Nora Helmer (1980).
Passato alla compagnia del Teatro degli Incamminati, interpreta e collabora con lo scrittore Testori, diventando il suo migliore amico, almeno fino alla morte avvenuta nel 1993. Nel frattempo, Branciaroli ha la grandissima opportunità di lavorare per un maestro della settima arte come Michelangelo Antonioni ne Il mistero di Oberwald (1980) con Monica Vitti, dove si mette in luce per il suo aspetto romantico, anarchico, strano e fortemente influenzato da un turgido teatralismo sperimentale. Meno intellettuale è sicuramente il suo ruolo ne La chiave (1983) con Stefania Sandrelli, una delle prime collaborazioni con Tinto Brass con il quale si unirà cinematograficamente ripetute volte nel corso della sua carriera, invadendo il genere erotico.
Durante gli Anni Novanta, recita ne "I due gemelli veneziani" per la regia di Ronconi e poi passa, nel 1993, al Teatro Romano di Verona, dove è regista e interprete di opere come: "Re Lear", "L'ispettore generale", "La dodicesima notte", "Macbeth", "Otello" e "Medea" (dove veste abiti femminili con un notevole successo, infatti si contano ben 200 repliche). Dopo aver vinto il premio Ubu (uno dei maggiori riconoscimenti teatrali italiani) come miglior attore protagonista per "La vita è sogno" diretto da Luca Ronconi, torna in televisione con la miniserie Provincia segreta 2 (2000) e poi con la pellicola storica di Roberto Faenza I vicerè (2007).