La prima parte della carriera di Stefano Accorsi è costellata da ruoli che lo etichettano come trentenne che non vuole crescere. Una categoria sociale che paradossalmente gli ha portato fortuna e lo ha fatto conoscere al grande pubblico. Scegliendo i copioni con cura e cercando di non scadere in un cinema sempre uguale che racconti sempre le stesse storie, l'attore è riuscito a staccarsi di dosso lo stereotipo dell'uomo che non vuole responsabilità. E con il nuovo millennio è approdato a un cinema più difficile da rappresentare, decretando un successo di pubblico e di critica capace di andare oltre il confine italiano.
Formazione e gli anni giovanili al cinema
Il sogno di Stefano Accorsi bambino è sempre stato quello di affermarsi come attore. A Bologna, la sua città natale, frequenta il liceo scientifico e nel frattempo continua a pensare alla passione per la recitazione. Prima di concludere gli studi, si allontana da scuola durante l'ora di religione per raggiungere la Scuola di Teatro dove chiederà informazioni sull'iscrizione. Decide di aspettare prima di tentare quella strada e nel frattempo si diploma e trascorre l'estate a fare il bagnino sulle spiagge della riviera romagnola e ad aiutare i genitori nel bar a Comacchio.
Il primo vero approccio con il cinema è un fallimento: si presenta a un provino per un film di Pupi Avati ma, con nessuna esperienza di recitazione alle spalle, non riesce a farsi accettare. Qualche tempo dopo però sarà proprio Avati a richiamarlo per una parte in Fratelli e sorelle (1992), commedia girata negli Stati Uniti, con la quale vincerà un premio come miglior attore esordiente.
Superata questa prova, ritorna in Italia e si iscrive alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone, dove si diploma nel 1993. Dopodichè entra nella Compagnia del Teatro Stabile dell'Arena del Sole di Bologna, con la quale avrà l'occasione di recitare in diverse rappresentazioni di testi classici, tra i quali compare anche l'opera "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello.
Lo spot del successo dà inizio alla sua carriera
L'anno successivo viene preso per girare Prove di abbordescion di Daniele Luchetti, uno spot di una nota marca di gelati. La battuta al centro della pubblicità, detta in un inglese maccheronico, diventa un tormentone che lo porta a farsi riconoscere per strada e a raggiungere una certa popolarità. Malgrado questa esperienza non abbia messo in luce le sue doti attoriali ma si sia concentrata soprattutto sul suo volto da bravo ragazzo adatto a quel tipo di pubblicità, le proposte dal mondo cinematografico cominciano ad arrivare numerose.
Dopo il film tv Voci notturne di Fabrizio Laurenti e Pupi Avati, il 1996 è un anno ricchissimo per il giovane esordiente; è un cameriere in Vesna va veloce di Carlo Mazzacurati, un carabiniere ne La mia generazione di Wilma Labate, ma soprattutto è Alex, l'adolescente tormentato di Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enza Negroni, tratto dall'omonimo romanzo di Enrico Brizzi. Con quest'ultimo titolo entra nel cuore delle ragazzine e comincia a farsi notare dalla critica cinematografica che apprezza il suo stile recitativo, ancora acerbo ma istintivo al punto da lasciar intravedere delle potenzialità.
Diversi sono gli spettacoli teatrali che lo coinvolgono (da "Le donne curiose" a "Naja", dal quale poi verrà tratto un film con Accorsi ed Enrico Lo Verso) e, dopo un "Seminario intensivo di movimento scenico ed introduzione alla biomeccanica teatrale", viene richiamato da Luchetti per il ruolo di protagonista ne I piccoli maestri (1997), racconto intenso di un gruppo di giovani universitari che decidono di unirsi ai partigiani durante la Resistenza.
Dopo l'interessante film tv Più leggero non basta (con Giovanna Mezzogiorno che diventerà la sua compagna), sarà la volta di Radiofreccia, esordio cinematografico del cantante Luciano Ligabue. L'intensità con la quale sostiene la parte di Freccia, dj radiofonico degli anni Settanta morto di overdose, lo consacra definitivamente come attore e lo gratifica con il premio Amidei e il Ciak d'oro.
Amore è il filo conduttore di numerose pellicole
Da questo momento in poi ha inizio un elenco corposo di film che lo portano a indossare la maschera un po' stereotipata del ragazzo dannato, perennemente in crisi per amore, sempre in bilico tra un'adolescenza che non vuole abbandonare e una maturità che non vuole raggiungere. È l'anarchico Horst Fantazzini, il famoso ladro che minacciava i bancari con una pistola giocattolo in Ormai è fatta! (1999) di Enzo Monteleone, ma è anche Carlo, trentenne impaurito dalla serietà di un matrimonio, in L'ultimo bacio (2000) di Gabriele Muccino. O ancora un neolaureato alla soglia dei trenta in Santa Maradona (2001) di Marco Ponti.
Lavora con registi italiani affermati come Ferzan Ozpetek ne Le fate ignoranti (2001) dov'è un omosessuale che accoglie la moglie dell'amante morto da poco nella sua piccola comunità di emarginati e in Saturno contro (2006), nuovamente in coppia con Margherita Buy. Chiamato da un autore difficile come Nanni Moretti a interpretare un maniaco del sesso in cura nel drammatico La stanza del figlio (2001) al fianco di Silvio Orlando, Laura Morante e Jasmine Trinca, per Accorsi si aprono nuove strade e ruoli più maturi.
Il filo conduttore dell'amore sembra unire molte pellicole della sua carriera: recita i versi di Dino Campana e vive una storia ai limiti della follia con Sibilla Aleramo in Un viaggio chiamato amore (2002) di Michele Placido (aggiudicandosi la coppa Volpi a Venezia) e con lo stesso regista è un redivivo innamorato di Violante Placido nel mediocre Ovunque sei (2004). Ma rivive la passione anche in L'amore ritrovato (2004) di Carlo Mazzacurati. Da ricordare anche il rapporto senza regole con Silvia (Valentina Cervi) di Provincia meccanica del documentarista Stefano Mordini, presentato al Festival di Berlino.
Gli anni francesi, l'amore con la Casta e il ritorno in Italia
Nel frattempo si trasferisce in Francia per imparare la lingua e qui conosce la modella Laetitia Casta, con la quale inizia un'intensa storia d'amore che gli darà un figlio nel settembre 2006, Orlando, a cui si aggiungerà la secondogenita Athena nel'agosto 2009.
Il 2005 è l'anno di Romanzo criminale, storia incentrata sulla banda della Magliana, terza collaborazione con Michele Placido; dopodichè lavora soprattutto all'estero dove si dimostra convincente anche quando gioca fuori casa. Le prime esperienze in terra straniera risalgono ancora al 2001 quando è nel cast di Capitani d'aprile dell'affascinante portoghese Maria de Medeiros e in Tabloid, thriller girato in Gran Bretagna da David Blair.
Ma è la Francia ad accoglierlo con maggiori consensi: al fianco di Diane Kruger è in Triplice inganno (2005), e lavora al fianco di Julie Depardieu nella commedia Tutta colpa di Fidel. É soprattutto con il sentimentale Un baiser, s'il vous plaît con Virginie Ledoyen che si afferma uno dei migliori attori italiani capaci di affrontare lo stile del cinema francese.
Nel 2007 è nel film sentimentale di Emmanuel Mouret, Solo un bacio per favore e il 2010 lo vede protagonista dell'atteso sequel de L'ultimo bacio, Baciami ancora di Gabriele Muccino. Sempre in prodotti nostrano dà sfoggio delle proprie doti: nel 2011 lo vediamo in La vita facile, con Pierfrancesco Favino e Vittoria Puccini, e nel drammatico Ruggine, che racconta la storia di quattro bambini alle prese con un adulto perverso. Il film, con Filippo Timi e Valeria Solarino, è presentato al Festival di Venezia 2011 nella sezione Controcampo italiano. Si farà poi notare nel film di Maria Sole Tognazzi Viaggio sola, dove è il migliore amico di Margherita Buy, e nel film di Paolo Zucca L'arbitro. Nel 2015 è protagonista della serie tv 1992, che racconta i fatti di quell'anno cruciale per la storia italiana, a causa di Tangentopoli e Mani pulite. Nel 2016 è protagonista del nuovo film di Matteo Rovere Veloce come il vento, grazie al quale si aggiudica un Nastro d'Argento e un David di Donatello. L'anno dopo lo vorrà Sergio Castellitto per il film con Jasmine Trinca Fortunata.
Lavorerà poi per Leonardo D'Agostini ne Il campione, per Ozpetek ne La dea fortuna (2019) e Simone Godano in Marilyn ha gli occhi neri (2021).
Verrà poi diretto da Fabio De Luigi nella commedia 50 km all'ora.